01/09/2001

Caro Carlo,

 
mi tolgo per un attimo i panni dell'Autore di Satira e quelli dell'uomo attivo nel cercare di rendere il sistema Italia migliore nel periodo medio-breve e mi porto su un discorso di lungo periodo di filosofia dell'economia.
 
ho letto il suo recente articolo sul tema della globalizzazione che ben sintetizza i contenuti espressi nel suo ultimo libro.
 
Ho apprezzato la decisa posizione presa nei confronti dell'incapacità di alcuni Stati di auto-governarsi. La necessità di essere politically correct le impedisce di dire di alcuni popoli, ma tra noi ci capiamo.
 
Tuttavia non ho trovato accenno a quelle che a mio avviso sono le più concrete obiezioni al nuovo mondo disegnato dal WTO.
 
Innanzitutto va chiarito qual'è l'obiettivo strategico di chi vuole favorire la Globalizzazione:
 
-Creare un mondo più felice?
-Creare un mondo più ricco?
 
Le statistiche sui suicidi metteno in chiara evidenza che la "felicità" non dipende dalla salute economica, pertanto escludiamo da subito la prima ipotesi e concentriamoci sulla seconda.
 
Come determiniamo se il mondo è più ricco?
 
Un parametro potrebbe essere quello di calcolare il PIL mondiale ma è poi importante che il PIL mondiale cresca se non c'è una sufficiente redistribuzione della ricchezza?
 
Ovvio che un aumento del PIL accompagnato da un più che proporzionale aumento della concentrazione della ricchezza non è un obiettivo valido per chi vuole costruire un mondo migliore.
 
Ma allora, con che equazione possiamo definire la "situazione ideale", quale è il giusto mix tra massima ricchezza e miglior possibile redistribuzione?
 
I fatti degli ultimi anni dimostrano che nell'era del WTO ben pochi hanno visto migliorare le proprie condizioni di vita.
In particolare i vantaggi della globalizzazione sono stati accaparrati dagli USA, ma anche lì sono stati tutt'altro che equamente redistribuiti.
Negli USA, dove maggiormente lo Stato si è adattato alle esigenze dell'economia globale, la globalizzazione ha favorito indubbiamente le rendite finanziarie a danno del mondo del lavoro.
Ciò per me rappresenta un disastro sia filosofico che economico: favorire un sistema che avvantaggia i possessori di ricchezze già acquisite rispetto a coloro che creano nuova ricchezza significa condannare il sistema alla crisi.
 
Nell'era del Global i Governi dei diversi paesi si pongono l'obiettivo di creare le migliori situazioni possibili per attrarre il capitale finanziario a tutto vantaggio di chi muove i capitali ed a tutto svantaggio di chi crea la ricchezza.
 
Inoltre a me pare stridente la volontà di difendere il sistema democratico nell'era del Global, in fondo ai Governi liberamente eletti viene lasciato sempre meno spazio di manovra, e quel poco risulta in contrasto con le esigenze del nuovo sistema economico.
 
Allora perchè non ammettere nel modo più chiaro che il sistema democratico di derivazione illuminista ha fatto il suo tempo?
 
Al contrario i governatori del Global difendono in male fede il sistema democratico al fine di nascondere le proprie responsabilità e farsi scudo con dei Governi fantoccio.
 
Il punto a mio avviso quindi è non difendere i sistemi democratici ormai collassati ma fare in modo che chi governa il Global lo faccia davvero nell'interesse della popolazione del mondo e non, solo, in quello delle ristrette elites finanziarie che controllano i grandi gruppi multinazionali.
 
Quindi è fondamentale che, stabilito l'obiettivo, si definisca l'Elite di Governo capace di perseguirlo.
 
Non mi dilungo sui vari modi di selezione delle Elites già ben definiti dalle grande scuola politica italiana di Pareto, Michels, Mosca, ecc...
 
Il mondo della Tradizione è finito, massacrato dall'Illuminismo e dalla Rivoluzione francese, tutto il resto, compresa la rivoluzione russa ne sono state la diretta conseguenza ed oggi, con l'era del Global si stanno portando alle estreme conseguenze i germi del definitivo tramonto della civiltà occidentale.
 
Per concludere quindi è necessario che si definiscano al più presto:
 
-Gli obiettivi: ricchezza, distribuzione della ricchezza, salute, ecologia, cultura.
-I Governanti: come sceglierli in rappresentanza dell'umanità, come verificarne l'operato, come garantirne il ricambio.
 
In caso contrario l'era del Global è destinata a coincidere con l'era del caos e, francamente, temo di non avere anni davanti a me sufficienti, per aspettare una nuova rinascita.
 
Saluti
 
Loris

 

12/09/2001

Caro Carlo,

 

Voglio innanzi tutto ringraziare il Signor Pinciroli, finalmente il sito può ospitare un dibattito che mi auguro costruttivo e interessante per i lettori, mi rivolgo perciò ora a lui.

Caro Signor Pinciroli,

Certo Loris è Cereda quello di Fuga dal Villaggio Globale.

Vedo di rispondere ai suoi cortesi commenti punto per punto.

Democrazia: lei ritiene, si deduce da altre parti della lettera, la Democrazia un valore assoluto. Io non ne sono per niente convinto, le Democrazie moderne stanno segnando sempre di più il passo nella loro incapacità di gestire le spinte demagogiche soprattutto nella logica del Villaggio Globale che Lei pare condividere.Nei fatti le Democrazie occidentali hanno sempre di più un campo d'azione ridotto dalle norme di organismi sopranazionali come il WTO o, in Europa, le Commissioni.Allora il punto che io voglio evidenziare è, se le Democrazie perdono potere a favore di questi organismi è fondamentale una corretta scelta di chi debbano essere gli uomini alla guida di questi organismi. A me pare aberrante che siano l'espressione del potere finanziario.

Biechi Finanzieri e ricchezza: guardi che io sono un assoluto sostenitore del sistema capitalista e meritocratico e sono altresì convinto che la priorità sia la produzione della ricchezza e solo in seguito la redistribuzione della stessa. Mi pongo però il problema di come oggi si stia indirizzando la redistribuzione e cioè in modo macroscopicamente favorevole ai detentori di capitali e decisamente svantaggioso nei confronti di chi realmente produce la ricchezza siano essi imprenditori, managers, impiegati o operai. Non ne faccio una questione morale ma, darwinianamente, ritengo che il sistema attuale sia destinato nell'arco di poche generazioni a creare un sistema in cui i pochi, e tra l'altro non i migliori, abbiano troppo potere sui molti deprimendone ogni possibilità di spinta.A me pare assai pericoloso che si stia creando una generazione di ricchi che possono vivere senza lavorare, senza creare, senza produrre. 

Meglio chi sta male male chi sta bene: questo è il punto chiave, la globalizzazione va governata proprio al fine di far stare meglio chi sta male a danno, un po', di chi sta bene, al fine di far stare tutti, complessivamente, meglio. Qui il dibattito mi affascina, dobbiamo riuscire, e non è facile, a definire un'equazione che, accettando come migliore sistema possibile quello capitalista meritocratico, ci permetta di dire qual è l'obiettivo del benessere mondiale. Cerco di spiegarmi meglio:Se l'obiettivo fosse solo quello di creare la massima ricchezza possibile senza considerare il livello di concentrazione di tale ricchezza dovremmo, in teoria, accettare l'ipotesi di un solo ricco e di miliardi di poveri, ad esempio in una dittatura mondiale governata da un mago immortale con potere di vita e di morte al solo sguardo sul resto dell'umanità.Se viceversa l'obiettivo fosse di avere una distribuzione totalmente uguale della ricchezza non potremmo gestire il sistema capitalista meritocratico. Ecco il punto, trovare tra questi due estremi la soluzione ideale. Io è su questo che lavoro, un piccolo obiettivo, una grande riflessione.

Libertà: io francamente non vedo a quale libertà le ho chiesto di rinunciare, la mia domanda è; preferiamo che la globalizzazione sia governata da uomini che rappresentano il capitale finanziario e che si fanno scudo con Governi Democratici fantoccio o auspichiamo un Governo (se vuole chiamarlo dei filosofi faccia pure) dei Migliori, che gestiscano la globalizzazione nell'interesse dell'intera popolazione mondiale?

Razzismo mi tolga una curiosità Caro Pinciroli, perchè in altra parte del suo scritto contrappone Democrazia a Razzismo? Io francamente non vedo cosa c'entri, forse che le monarchie del settecento erano più razziste dei democratici governi americani dell'ottocento? A mio avviso non esiste correlazione inversa tra il razzismo e la democrazia. Io sono razzista nel senso che ritengo che il progresso dell'umanità debba passare per una corretta attribuzione dei destini dei popoli sulla base delle loro migliori caratteristiche ed attitudini, E' il razzismo della Tradizione quello che non ha mai portato a guerre razziali. Il razzismo degenere quello degli stermini, delle violenze, delle pulizie etniche, nasce con il tramonto della Tradizione e con l'inizio delle democrazie di derivazione illuminista.

 

Grazie in ogni caso per la bell’occasione di dibattito che giro anche a Carlo come spunto d’approfondimento di Filosofia dell'Economia (mi perdoni) all'interno dell’associazione del Buon Governo.

 

Con amicizia

 

Loris Cereda

 

20/09/2001

 

Caro Pinciroli,

grazie per la sua lettera ricca di stimoli diversi e coerenti, vedo di proseguire seguendo la sua analisi punto per punto:

 

1)      Io credo che il progresso dell’umanità passi attraverso la verifica pratica (tra il cielo e la terra) delle grandi idee teoriche, alcune falliscono e prendono il nome di utopia altre si affermano e diventano teorie, io non ho grosse pretese, ma sono convinto che un’ “equazione della globalizzazione” possa essere un passo in avanti, ormai ho definito i parametri: ricchezza mondiale totale e vita media della popolazione al numeratore, indice di concentrazione della ricchezza al denominatore; ora sto lavorando su i livelli di ponderazione e sto sperimentando vari indici di concentrazione per trovare il più adeguato, vado avanti e la ringrazio per gli auguri.

2)      Premetto che ho una discreta disistima per l’autore della sua citazione, ma non vorrei aprire con lei un fronte infinito, e comunque ritengo tale affermazione una battutina da avanspettacolo che stava nelle corde del personaggio. Certo anche a me piacerebbe essere governato da chi mi è più simpatico e da chi mi è più vicino, purtroppo la globalizzazione toglie a chi ci è più simpatico e vicino sempre più potere e lo delega a chi ci può essere antipatico e lontano, io vorrei che almeno fosse bravo e, soprattutto, lavorasse nell’interesse dell’intero pianeta, compendiando le varie esigenze (ecco la necessità di un’ “equazione”) e non in quello delle multinazionali che ne hanno favorito la nomina.

3)      Io qui sto con Guicciardini (mi lasci citare) che diceva che mettere conoscenza nel cervello di un’idiota è cosa assai pericolosa, i moderni progressi in campo genetico stanno affermando sempre più, nonostante la penosa barriera issata dal “politically correct” che gli uomini nascono con predisposizioni genetiche ben precise. Io conosco uomini di intelligenza acuta che lo erano fin da piccoli ed altri che stupidi erano e stupidi sono rimasti, sono convinto che ne conosca anche lei.

4)      Può darsi che la Democrazia sia la prima pietra del non-razzismo, certamente però è una pietra lanciata non senza peccato (e qui cito pesante). Non sono certo io quello che vuole fare la morale anti razzista, le ho già detto sul punto come la penso, ma non mi vorrà dire che la democraticissima america non è razzista, provi un po’ a chiedere alla media borghesia bianca cosa ne pensa dei negri, oppure senza andare lontano, nel democratico veneto, vada a chiedere che si dice dei napoletani; ma può anche, in entrambi i casi, fare il viceversa. E forse che la democratica Russia di Putin è meno razzista di quella di Breshniev?

5)      La demagogia è un effetto collaterale della democrazia (qui ci aiuta Platone) non è come lei dice “il tentativo antidemocratico di forzare il consenso”. Su questo non ho il minimo dubbio. Il fatto poi che senza democrazia non ci sia la libertà di pensare è tutto da discutere, l’equazione Democrazia=Libertà per me è un tragico falso storico. Se consideriamo le Democrazie moderne come quelle nate dopo l’illuminismo dobbiamo ammettere che grandi pensatori ci sono stati anche prima ed in ogni epoca, del resto, come l’uovo e la gallina ci insegnano, gli Illuministi in un qualche contesto pre-illuminista si saranno pure dovuti formare.

6)      Certo “Particulare” è un morbo che colpisce anche i migliori (non direi soprattutto), la mia volontà è quella di definire un sistema che in primo luogo definisca bene chi sono i migliori e che, soprattutto, ne definisca la capacità di rinuncia al “Particulare” come un elemento qualificante. Del resto mi pare che gli uomini del destino, pur avendo perso la guerra, avessero una decisamente minore attenzione al “Particulare” dei guitti di cui sopra, che però la guerra l’hanno vinta.

La Tradizione certo è un riassunto e non è mia intenzione rifarmi in toto al concetto di aristocrazia del sangue, io credo che, assunto il generale principio di Tradizione si debba cercare di costituire un Aristocrazia dell’intelligenza e delle capacità che sostituisca quella del sangue ormai inquinato. Oggi sembra spaventoso, ma i progressi in campo genetico ci porteranno a questo e allora ritengo fondamentale che, quando la scienza dirà chi sono i migliori, ci sia pronto un sistema filosofico in grado di gestirne e moderarne le spinte.

Il sangue blu non è mai esistito i “geni” del genio, come quelli dell’amorale, verranno presto definiti.

7)      Ed ora torniamo al punto di partenza. Può darsi che nel 2000 e nel 2001 si sia manifestata una tendenza al miglioramento sicuramente nel 2002 ( a parte ovviamente il fattore “Twin Towers”) la partita era tutta da giocare. Ma poi, l’aumento delle risorse non può essere il solo obiettivo: non possiamo perdere di vista altre cose come la distribuzione delle stesse o l’ambiente, o la difesa delle culture o la bio-diversità, ecco perchè nella mia equazione ho inserito anche l’età della vita e l’indice di concentrazione della ricchezza (al denominatore). Mi sarebbe facile ( e demagocico) attaccarmi alle recenti tragedie, non lo faccio perchè ho altri e precedenti argomenti, ma è certo che le strutture che governano oggi la globalizzazione sono inadeguate. Gli atti del WTO li conosco assai bene (non mi sottovaluti) ma visto che li conosce bene anche lei le faccio una domanda: se il WTO cerca di regolare, allargandolo, il commercio mondiale, come mai in campo farmaceutico opera nel senso di un costante e deciso restringimento? Non è che forse più che ad un allargamento mira sempre e comunque a favorire i profitti delle multinazionali? E poi andiamo a vedere le storie personali degli uomini del WTO, più o meno tutti provengono da brillanti carriere o da ben remunerate attività di consulenza in aziende multinazionali, come mai?

Caro amico, io degli uomini che si sono fatti strada pensando dalla mattina alla sera ai bilanci ed al modo di fare aumentare i profitti, magari licenziando migliaia di lavoratori, mi fido solo per quanto riguarda i miei risparmi; per il Governo di un mondo dove vorrei che mia figlia possa vivere felice preferisco altri uomini, che magari non sanno calcolare un ROI ma hanno dedicato qualche ora del loro studio e della loro riflessione a capire la storia, il tempo, la vita e gli uomini, se poi questi uomini saranno quelli del destino, beh, è tutto già scritto, nei nostri destini.

 

 

Ora la saluto e mi auguro che un giorno, magari davanti ad un bel piatto di spaghetti colla pummarola (va bene il razzismo ma i gusti sono gusti), si possa continuare. Come credo saprà frequentando il sito di Carlo, sono un autore di satira e, mi auguro, so essere un po’ più simpatico di quanto appare in questa seppur interessantissima discussione.

 

Con affetto.

 

 

Loris Cereda

 

P.S. mando sia il suo scritto (rimesso in formato word) e la mia risposta al sito di Carlo, ovviamente nel Ping Pong non desidero essere dalla parte del Pong, quindi attendo, se ne avrà voglia il suo Ping (o Pong).

 

 

 

 

 

22/09/2001
Caro Carlo,
 
possibile che in questo mondo cinico, governato da un destino baro, nessuno dei commentatori ha avuto il coraggio di dire che, se è da considerarsi abominevole la reazione di esultanza dei palestinesi, è ancora più abominevole il comportamento di tutto coloro che stanno speculando al ribasso dando il loro piccolo contributo alla crisi della nostra civiltà.
 
Ho visto impiegatucci borghesi che dopo il disastro hanno avuto il solo impeto di chiamare la banca dicendo di vendere le loro azioni al meglio, che squallore, che egoismo, che incapacità di vedere un di là più profondo, io sarò un oscurantista ma da una civiltà come questa mi aspetto sempre meno. Nessuno, dico nessuno, che abbia avuto il coraggio di dire che chi specula su questo disastro è un alleato di Bin Laden.
 
Un egoismo di una grettezza incomparabile, un'assenza totale di cultura, una mancanza totale di senso di appartenenza, una vigliaccheria fottuta, i risparmietti per compransi la casetta al mare sono 1000 volte più importanti della difesa di una civiltà... purchè poi il Governo metta il poliziotto di quartiere a proteggere la casetta e i tre candelabri d'argento.
 
Caro Carlo, io continuo a Cavalcare la Tigre su posizioni perdute, e non avrò nemmeno Allah che mi accoglierà tra gli eroi, mi auguro solo nella stima postuma di mia figlia e dei pochi come lei che ancora mi ascoltano.
 
Con affetto
 
Loris