06/10/2004

Caro Pelanda

forse questa lettera le potrà sembrare disumana e se non avessi letto le tante missive inviate ai giornali (quelli liberi si intende come il Foglio, Il Giornale, Libero, Il Tempo) da parte di tanti italiani probabilmente non l’avrei scritta. Voglio però offrire anch’io il mio contributo alla campagna di linciaggio delle due Simone ( linciaggio è il termine usato a sproposito dai difensori delle due volontarie per definire le critiche loro rivolte e allora perché non accontentarli).  A differenza di molti miei connazionali, forse la maggioranza, non sono mai stato in pena per le due Simone quand’erano nelle mani dei rapitori. La Pari l’avevo ascoltata mesi fa nell’Infedele di Gad Lerner dove non aveva esitato a manifestare i suoi sentimenti profondamente antiamericani, non si era astenuta dall’attaccare il Governo Italiano e i militari in missione in Iraq e, dulcis in fundo, mi aveva fatto ribrezzo una manifesta esaltazione per la resistenza irachena senza alcuna condanna o riprovazione nei confronti dei tagliatori di teste. Per la Pari insomma erano gli americani i nemici da combattere e non i terroristi. Quando ho saputo del suo rapimento, francamente non ho gioito ma in fondo non mi sono nemmeno dato tanta pena. A rapirla erano stati i suoi amici iracheni, quelli che lei aveva fino al giorno prima difeso e protetto dagli odiati americani. Oggi non sono per nulla pentito di essermi comportato così e non posso che esprimere il mio più vivo compiacimento per la campagna di stampa che i giornali liberi le hanno scatenato contro. Non mi ha stupito il comportamento tenuto dalle due donne all’indomani della liberazione avvenuta grazie al contributo determinante del Governo Berlusconi che entrambe, all’arrivo all’aeroporto si sono ben guardate dal ringraziare. Del resto il governo è retto dall’odiato Berlusconi, amico dell’odiato Bush e alle due pasdaran della pace senza se e senza ma, significava chiedere davvero troppo. Certo se i loro amici iracheni invece di liberarle le avessero uccise, parenti e amici, tutta la sinistra, i pacifisti, i no global ecc. sarebbero scesi in piazza accusando Berlusconi e il governo di non aver fatto abbastanza per salvarle. Poiché ciò, fortunatamente  non è avvenuto, anzi il governo insieme alla Croce Rossa ha fatto il possibile per liberarle, non merita alcun ringraziamento quasi si fosse trattato di un atto dovuto, o meglio lo ha meritato solo in seguito all’indignazione di mezza Italia. Sempre però dopo il popolo iracheno e le associazioni pacifiste. In quel caso forse era meglio che avessero taciuto tanto la toppa è stata peggio del buco. In soccorso delle due Simone, attaccate a ragione dalla stampa libera per il loro scandaloso atteggiamento è scesa in campo l’Unità e naturalmente il telegiornale più rosso d’Italia, il solito, vecchio, fazioso Tg3.  Ma le lettere inviate al Foglio, al Giornale, a Libero, al Tempo da tanti lettori indignati dovrebbe far riflettere le due volontarie con i tacchi a spillo, farle desistere dal proposito di tornare in Iraq e soprattutto consigliarle di stare lontano dagli schermi televisivi evitando di sventolare quelle bandiere della pace che, contrariamente a ciò che pensano, non sono servite neanche un po’ a favorire il loro rilascio.  Se vogliono evitare ulteriori linciaggi a mezzo stampa, la migliore soluzione è infatti quella di chiudere la boccuccia e sparire per un po’ dalla circolazione. Con buona pace di chi già le vorrebbe candidate alle elezioni. Naturalmente a sinistra.

 Americo Mascarucci.