NATALE
2010 Imbruniva in piazza del Duomo, e il muezzin dalla guglia adattata a minareto spargeva il suo lento richiamo. La nenia faticosa vibrava lungo il portico dell’Arengario, echeggiava sotto i vasti loggiati, perdevasi sotto la cupola di ferro e di vetro che mena al palazzo cui già il Piermarini diede nel secolo dei lumi l’austere sembianze. Fredda era la sera di dicembre ma comodi e caldi
burnus e gilbab coprivano i fianchi del popolo lombardo da ogni parte sopravveniente. Ilari in volto giungevano da quella che chiamavasi un tempo piazza Fontana quelli che un tempo chiamavansi preti, ora del nuovo culto testimoni e mentori. E infine su quello che chiamavasi un tempo sagrato tutti s’inginocchiarono volti a orïente e
con unanime voce
nel cielo occhieggiante di stelle si levò la fatiha, la prima sura di quel sacro Libro che Allah dettò al Profeta perché sottomettesse le genti senza onore e senza fede.
Milano, 29 ottobre 2003 Alfonso Indelicato
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