28/10/2003

Caro Professore,
                       seguo con interesse i suoi articoli sul Giornale e
sul Foglio, Lei a differenza di molti altri commentatori ha un approccio più
pragmatico ai problemi che ci assilano e pertanto le faccio una domanda :
non crede che seguendo l'esempio statunitense, anche l'Italia ( nelle dovute
proporzioni !! ) dovrebbe investire di più nella ricerca militare ??? Ho il
dubbio che abbia fatto di più per la ripresa economica degli USA, negli anni
'80, la politica reganiana per lo Scudo Stellare che qualsiasi altro
intervento di carattere economico- finanziario. La ricaduta tecnologica a
cui abbiamo assistito negli ultimi 20 anni, a mio parere, provenive tutta da
lì, cosa ne dice ??? Mi ricordo di quell'altra grande campagna per la
conquista della Luna, iniziata sotto Kennedy e proseguita con Johnson e
Nixon che ci diede: la telecamera portatile, la miniaturizzazione
dell'elettronica di consumo, i nuovi materiali tessili, etc. Oggi dopo varie
vicissitudini abbiamo imboccato anche per la nostra industria della difesa,
la strada giusta delle JV con gli Inglesi della British Aerospace ed al
contempo un vero risanamento dei bilanci aziendali. Siamo leader in alcune
nicchie del settore come : artiglieria navale ( Oto Melara ),siluristica (
WSS ), radaristica ( Alenia ) e nel settore dei jet trainers ( Aermacchi ).
E' vero che partecipiamo a numerose joint ventures in Europa e negli USA, ma
una maggior coraggio nella ristrutturazione delle ns. F.A. porterebbe a
significativi risparmi che potrebbero essere investiti nella ricerca di base
e applicata.
 Lei ha un idea dell'immenso patrimonio edilizio che le ns. F.A. possiedono
in città come Venezia, Milano, Firenze, Roma, etc.Cosa serve che noi si
abbia così tanti siti situati in zone centralissime che se offerte al libero
mercato edilizio, consentirebbero incassi plurimiliardari ??? Non starebbero
meglio situati al di fuori dei centri urbani, a costi inferiori e con
superfici ridotte perchè più razionali ??? Mi domando spesso come mai,
avendo noi uno tra i più importanti settori tessili nel mondo, non vi sia
una maggiore sinergia tra queste industrie ed le ns. F.A. Infatti se Lei
osserva le foto dei ( pochi ! sic ! )reportages fotografici sulle nostre
truppe all'estero, noterà che diversi loro capi di abbigliamento e
buffetteria, sono di origine civile ( Ferrino, Patagonia, etc. ) in
particolar modo utilizzati dai nostri corpi più professionalizzati (
Folgore, San Marco, etc. ).
 Eppure queste aziende non sono stimolate a pubblicizzare questo impiego
che le qualificherebbe senza ombra di dubbio, tra le migliori !! mentre
molti capi d'abbigliamento dei nostri teen agers hanno successo proprio
perchè usati da forze militari o di polizia straniere.
 Anche in questo settore, dove gli italiani sono i migliori,  ricerche per
nuove applicazioni militari avrebbero una grandissima ricaduta nel civile
( Gore- Tex docet !! ), mi riferisco alle ricerche condotte in Canada e
negli USA sulle biotecnologie, per la produzione di nuovi filati che possano
sostituire le attuali divise da campo  con nuovi tessuti che cambiano di
colore autonomamente ( mimetizzazione indotta ) e che sono fresche  o calde
a secondo del clima in cui vengono indossate, oppure che sostituiscano gli
attuali, troppo pesanti, giubetti antiproiettile in kevlar, etc.
 Cordiali saluti
 Giorgio Pozzi