| Caro Professore,seguo con interesse i suoi articoli sul Giornale e
 sul Foglio, Lei a differenza di molti altri commentatori ha un approccio
        più
 pragmatico ai problemi che ci assilano e pertanto le faccio una domanda
        :
 non crede che seguendo l'esempio statunitense, anche l'Italia ( nelle
        dovute
 proporzioni !! ) dovrebbe investire di più nella ricerca militare ???
        Ho il
 dubbio che abbia fatto di più per la ripresa economica degli USA, negli
        anni
 '80, la politica reganiana per lo Scudo Stellare che qualsiasi altro
 intervento di carattere economico- finanziario. La ricaduta tecnologica
        a
 cui abbiamo assistito negli ultimi 20 anni, a mio parere, provenive
        tutta da
 lì, cosa ne dice ??? Mi ricordo di quell'altra grande campagna per la
 conquista della Luna, iniziata sotto Kennedy e proseguita con Johnson e
 Nixon che ci diede: la telecamera portatile, la miniaturizzazione
 dell'elettronica di consumo, i nuovi materiali tessili, etc. Oggi dopo
        varie
 vicissitudini abbiamo imboccato anche per la nostra industria della
        difesa,
 la strada giusta delle JV con gli Inglesi della British Aerospace ed al
 contempo un vero risanamento dei bilanci aziendali. Siamo leader in
        alcune
 nicchie del settore come : artiglieria navale ( Oto Melara ),siluristica
        (
 WSS ), radaristica ( Alenia ) e nel settore dei jet trainers ( Aermacchi
        ).
 E' vero che partecipiamo a numerose joint ventures in Europa e negli
        USA, ma
 una maggior coraggio nella ristrutturazione delle ns. F.A. porterebbe a
 significativi risparmi che potrebbero essere investiti nella ricerca di
        base
 e applicata.
 Lei ha un idea dell'immenso patrimonio edilizio che le ns. F.A.
        possiedono
 in città come Venezia, Milano, Firenze, Roma, etc.Cosa serve che noi si
 abbia così tanti siti situati in zone centralissime che se offerte al
        libero
 mercato edilizio, consentirebbero incassi plurimiliardari ??? Non
        starebbero
 meglio situati al di fuori dei centri urbani, a costi inferiori e con
 superfici ridotte perchè più razionali ??? Mi domando spesso come mai,
 avendo noi uno tra i più importanti settori tessili nel mondo, non vi
        sia
 una maggiore sinergia tra queste industrie ed le ns. F.A. Infatti se Lei
 osserva le foto dei ( pochi ! sic ! )reportages fotografici sulle nostre
 truppe all'estero, noterà che diversi loro capi di abbigliamento e
 buffetteria, sono di origine civile ( Ferrino, Patagonia, etc. ) in
 particolar modo utilizzati dai nostri corpi più professionalizzati (
 Folgore, San Marco, etc. ).
 Eppure queste aziende non sono stimolate a pubblicizzare questo
        impiego
 che le qualificherebbe senza ombra di dubbio, tra le migliori !! mentre
 molti capi d'abbigliamento dei nostri teen agers hanno successo proprio
 perchè usati da forze militari o di polizia straniere.
 Anche in questo settore, dove gli italiani sono i migliori, 
        ricerche per
 nuove applicazioni militari avrebbero una grandissima ricaduta nel
        civile
 ( Gore- Tex docet !! ), mi riferisco alle ricerche condotte in Canada e
 negli USA sulle biotecnologie, per la produzione di nuovi filati che
        possano
 sostituire le attuali divise da campo  con nuovi tessuti che
        cambiano di
 colore autonomamente ( mimetizzazione indotta ) e che sono fresche 
        o calde
 a secondo del clima in cui vengono indossate, oppure che sostituiscano
        gli
 attuali, troppo pesanti, giubetti antiproiettile in kevlar, etc.
 Cordiali saluti
 Giorgio Pozzi
 
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