21/10/2003

IN DIFESA DELLE IDEE.

 
Va bene, se l'On. Fini vuole dare il voto agli immigrati, pur non condividendo minimamente l'idea mi permetto di provare a pensarci e per lo meno a motivare con moderazione  la mia ferma opposizione.
Innanzitutto, credo che il voto debba essere affidato a chi è in possesso non solo di un TEMPORANEO permesso di soggiorno (in regola) ma a chi ha maturato gli anni  e dunque raggiunto tutti i requisiti necessari per guadagnarsi la Cittadinanza Italiana.
Chi ha la cittadinanza italiana, in qualità proprio di cittadino è giusto che abbia la possibilità di partecipare alla scelta del partito politico e del candidato a lui più consono.
Fin qui non posso credere che esista qualcuno contrario.
Silvia Ferretto, attentissima politica ed  attivissima consigliere regionale della Lombardia, ancora una volta ha centrato secondo me il problema, affrontando con coscienza l'argomento (in una breve intervista al quotidiano Libero), affermando che "Se è vero che è un gesto di civiltà far votare chi lavora e paga le tasse"  d'altro canto è ancor più vero che "senza le dovute garanzie rischia di trasformarsi in un boomerang molto pericoloso".
Qui ora non si tratta di considerare l'appartenenza politica della Sig.ra Ferretto o altri, non si tratta di consultare quello che i trattati storici liberali o libertari vanno affermando in merito perché si tratta di risolvere un dibattito mai attuale quanto ora. E quindi di imminente risposta.
La conclusione della Sig. ra Ferretto è altresì cristallino "Potremo parlare di integrazione solo quando gli stessi immigrati si sentiranno parte della nostra nazione" e dunque rispettare le nostre  leggi e rispecchiarsi nel delicato rapporto tra diritti e doveri, altrove molto diversi dal nostro. Basti pensare alla pratica dell'infibulazione, della poligamia e dalla Jiad dogmi nel nostro paese mai tollerati.
Serve ovviamente un gesto forte da parte dei nostri rappresentanti di governo in difesa della nostra identità.
 
Alberto Moioli