22/10/2005

Caro Professor Pelanda,

vorrei sentir lanciare serie argomentazioni politiche a tutto campo che escano dal pantano dell’invettiva, dal guittismo canoro, dal giornalismo spettacolo. Vorrei stature morale molto più alte da quella di nani, ballerine e scribacchini. Chiedo l’abbandono dei tatticismi di potere. Vorrei sentir discutere solo di proposte serie. Sarebbe una svolta ma forse, per ora, basterebbe anche un ritorno a un passato che sembra lontano, quando l’Italia era il sesto Paese industrializzato del mondo.

Viviamo tempi politicamente tristi, è un’epoca di disordine anche intellettuale. Sono sparite le speranze, persino le illusioni. Si prevede un futuro di restrizioni economiche, di provocazioni sociali non edificanti, di pensiero che non è fecondo, seppur libero, anzi spesso a vanvera.

Non assistiamo a vere sfide di fatti ma solo di persone e in tal modo ogni cambiamento resta uguale a prima, senza riflessioni profonde e di ampio respiro per la soluzione di problemi di lunga distanza. Quando i nostri uomini di governo o di opposizione si inoltrano nel futuro, al massimo riescono a spingersi entro un anno, il termine di una finanziaria, chiamata anche diligenza per gli assalti che da ogni parte subisce e per il postiglione infangato che nel gran polverone non riesce ad allontanare gli assalitori, confondendo tra loro alleati o rivali perché quando si discute di soldi pubblici sono tutti uguali e la rissa è spaventosa. Tenete lontani i bambini dalla discussione su una finanziaria, è troppo diseducativa.

Politiche senza idee che non hanno nemmeno la fantasia di andare a cercare nella storia soluzioni applicabili, anzi, per la verità, non si pongono nemmeno i problemi e quindi perché cercarne soluzioni ?

Ritengo che Lei condivida.

Cordialmente                                                    AngeloRossi

Milano 22 ott 2005