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  IL
 PUNTO per gli amici     OLTRE
 LA NEBBIA           n°29
 18 ottobre 2001 Il luogo comune più
 diffuso è che tutto è cambiato. Lo vedremo nel tempo. Per ora sappiamo, come
 ha ammesso Fazio, che tutti hanno sbagliato le previsioni non essendo stata nei
 piani l’esplosione del terrorismo e le consegguenti paure. Ne è così
 derivata una fase d’incertezze – testimoniata anche dalla volatilità di
 tutte le borse - che dissuade in tutto il mondo sia gli investimenti
 finanziari, sia quelli reali. In alto loco si dice che la guerra al terrorismo
 durerà uno o due anni. Speriamo di no. Altrimenti davvero con tutta questa
 gente che trema di paura c’è da temere la recessione. 
 Le incertezze, però,  riguardano
 essenzialmente il periodo breve ed i riferimenti (paramentrazioni) alle
 previsioni sul prodotto interno lordo (pil) e suoi aggregati. Quando c’è
 nebbia è opportuno che i ministri dell’economia appendano al muro i grafici
 macroeconomici e le tabelle macrofinanziarie, riducano la velocita della
 Tesoreria e guardino bene al sempre visibile bordo destro della strada 
 (indici dei prezzi, borsa, vendite al dettaglio, ordinativi di
 macchinari, prezzi degli immobili), Poi, per non addormentarsi al volante,
 dovrebbero por mano alle cose veramente importanti, ossia le cosidette riforme
 che fanno accaponare la pelle ai nostri sindacati.          
 Lo ha detto bene il nostro Fazio che mi diventa sempre più simpatico
 perché parla sempre più chiaro (ossia non per allusioni). Dopo aver detto che
 la manovra di bilancio 2002 intende iscriversi in una azione volta ad imprimere
 un’accelerazione allo sviluppo del Paese, nella sua testimonianza al
 Parlamento Fazio ha formulato una critica: “Gli effetti di contenimento del
 disavanzo derivanti dalle norme della legge finanziaria 
 sono in parte temporanei. Va evitato il rischio dell’ampliarsi, di
 nuovo negli anni futuri, degli squilibri di bilancio.” Anche se pochi giorni
 dopo,  a Foligno, il Governatore ha
 detto che in questa fase le iniezioni di liquidità temute da parte della BCE
 sono soltanto positive, e che è questone di misura, egli ha chiaramente
 indicato che ormai tutta l’attenzione dei governi – e di quello italiano in
 particolare – doveva andare alle riforme. Alle commissioni pararlamentari
 aveva scandito duramente: “E’ necessario che le riforme strutturali vengano
 attuate entro il 2002”.  Perché mai tanta
 urgenza? Perchè se  c’è
 incertezza nel breve termine, ben chiaro invece è il danno per l’avvenire se
 non si pone mano subito a liberalizzare o 
 aumentare l’età di pensione, a migliorare l’efficienza della sanità,
 ad attenuare le rigidità del mercato del lavoro (specie art.18) e a ridurre
 imposte e contributi con la riforma fiscale. Sono i temi hanno iniziato giovedì
 a essere affrontati con le parti sociali e dovranno concludersi entro metà
 novembre e quindi varare i cosidetti provvedimenti collegati alla legge
 finanziaria e le famose deleghe per le quali i sindacati vedono rosso. E’
 proprio in questi giorni che dobbiamo guardare oltre alla nebbia. Fazio
 sollecita: “Quando c’è un analisi seria e una ragionevole prospettiva di
 successo, correre il rischio non solo è lecito, ma doveroso. Non farlo sarebbe
 un peccato di omissione.” Ciampi ha sollecitato qualunque dialogo 
 fra le parti sociali. Debbono essere fruttuosi. Non è più tempo di
 difesa di privilegi, non è più tempo di veti. Cofferati non ha mai partorito
 una nuova idea. Ha detto sempre no. Ma oggi è tempo di raccogliere
 suggerimenti e buone idee. Gli eventi internazionali hanno sminuito il terrore
 dei sindacati e delle loro marce. Non c’è rischio economico, c’è solo il
 rischio politico dei franchi tiratori nel voto delle deleghe. 
 Merita di essere affrontato.                                                             
 Livio Magnani 
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