19/10/2001

 IL PUNTO per gli amici     OLTRE LA NEBBIA           n°29 18 ottobre 2001

Il luogo comune più diffuso è che tutto è cambiato. Lo vedremo nel tempo. Per ora sappiamo, come ha ammesso Fazio, che tutti hanno sbagliato le previsioni non essendo stata nei piani l’esplosione del terrorismo e le consegguenti paure. Ne è così derivata una fase d’incertezze – testimoniata anche dalla volatilità di tutte le borse - che dissuade in tutto il mondo sia gli investimenti finanziari, sia quelli reali. In alto loco si dice che la guerra al terrorismo durerà uno o due anni. Speriamo di no. Altrimenti davvero con tutta questa gente che trema di paura c’è da temere la recessione.  Le incertezze, però,  riguardano essenzialmente il periodo breve ed i riferimenti (paramentrazioni) alle previsioni sul prodotto interno lordo (pil) e suoi aggregati. Quando c’è nebbia è opportuno che i ministri dell’economia appendano al muro i grafici macroeconomici e le tabelle macrofinanziarie, riducano la velocita della Tesoreria e guardino bene al sempre visibile bordo destro della strada  (indici dei prezzi, borsa, vendite al dettaglio, ordinativi di macchinari, prezzi degli immobili), Poi, per non addormentarsi al volante, dovrebbero por mano alle cose veramente importanti, ossia le cosidette riforme che fanno accaponare la pelle ai nostri sindacati.

          Lo ha detto bene il nostro Fazio che mi diventa sempre più simpatico perché parla sempre più chiaro (ossia non per allusioni). Dopo aver detto che la manovra di bilancio 2002 intende iscriversi in una azione volta ad imprimere un’accelerazione allo sviluppo del Paese, nella sua testimonianza al Parlamento Fazio ha formulato una critica: “Gli effetti di contenimento del disavanzo derivanti dalle norme della legge finanziaria  sono in parte temporanei. Va evitato il rischio dell’ampliarsi, di nuovo negli anni futuri, degli squilibri di bilancio.” Anche se pochi giorni dopo,  a Foligno, il Governatore ha detto che in questa fase le iniezioni di liquidità temute da parte della BCE sono soltanto positive, e che è questone di misura, egli ha chiaramente indicato che ormai tutta l’attenzione dei governi – e di quello italiano in particolare – doveva andare alle riforme. Alle commissioni pararlamentari aveva scandito duramente: “E’ necessario che le riforme strutturali vengano attuate entro il 2002”.

Perché mai tanta urgenza? Perchè se  c’è incertezza nel breve termine, ben chiaro invece è il danno per l’avvenire se non si pone mano subito a liberalizzare o  aumentare l’età di pensione, a migliorare l’efficienza della sanità, ad attenuare le rigidità del mercato del lavoro (specie art.18) e a ridurre imposte e contributi con la riforma fiscale. Sono i temi hanno iniziato giovedì a essere affrontati con le parti sociali e dovranno concludersi entro metà novembre e quindi varare i cosidetti provvedimenti collegati alla legge finanziaria e le famose deleghe per le quali i sindacati vedono rosso. E’ proprio in questi giorni che dobbiamo guardare oltre alla nebbia. Fazio sollecita: “Quando c’è un analisi seria e una ragionevole prospettiva di successo, correre il rischio non solo è lecito, ma doveroso. Non farlo sarebbe un peccato di omissione.” Ciampi ha sollecitato qualunque dialogo  fra le parti sociali. Debbono essere fruttuosi. Non è più tempo di difesa di privilegi, non è più tempo di veti. Cofferati non ha mai partorito una nuova idea. Ha detto sempre no. Ma oggi è tempo di raccogliere suggerimenti e buone idee. Gli eventi internazionali hanno sminuito il terrore dei sindacati e delle loro marce. Non c’è rischio economico, c’è solo il rischio politico dei franchi tiratori nel voto delle deleghe.  Merita di essere affrontato.

                                                             Livio Magnani