19/11/2004

Gentile prof. Pelanda,

in tutta coscienza mi sento di dare ragione a lei e non al ministro Stanca. Lei che sicuramente può meglio di me, faccia notare al ministro che diffondere computers nel mare magnum della pubblica amministrazione è perfettamente inutile se contestualmente non si procede alla verifica di utilità e correttezza di tutte le singole procedure, cui il mezzo informatico viene applicato.

Posso testimoniare alcune cose illuminanti:

-        presso il mio comune da anni tutti gli uffici sono dotati di computer, ciò non toglie che mediamente il tempo per una concessione edilizia è salito a 5 mesi, quando ad esempio nei primissimi anni novanta (assenza di computer) c’è stata una lunga stagione (forse merito di alcuni assessori del tempo) il tempo necessario era di un mese e mezzo.

-        Devo anche dire che il risparmio profetizzato dal ministro è puramente fittizio: appena si risparmia una lira dall’iter burocratico, questa viene catturata dai mille altri rivoli di spesa famelica (gratifiche ai “dirigenti” in primis) ed alle casse pubbliche non viene alcun benefizio.

-        Sono inoltre testimone di enormi spese clientelari mascherate proprio dal discorso sulla modernizzazione e informatizzazione: presso lo stesso comune di prima (capoluogo di regione) non solo sono stati da poco rinnovati tutti i computer degli uffici (circa 700!) con nuove macchine molto sofisticate e costose (in verità tutt’altro che indispensabili, andavano benissimo anche le precedenti, risalenti a non moltissimi anni prima), ma per tutti i tecnici (ingegneri, architetti, geometri e altri) è stato acquistato il programma autocad (disegno automatico), senza curarsi che i destinatari siano in grado di usarlo, senza curarsi che sia stato almeno installato: soprattutto non c’è affatto bisogno che ogni tecnico abbia a disposizione un tale strumento, basterebbero cinque o sei disegnatori per tutto il comune. Di sicuro uno studio professionale privato agisce in maniera ben più oculata e redditizia.

 

In sostanza mi pare che il ministro, conformemente a tutta l’azione di governo, pretende di “cambiare” e “modernizzare” l’Italia senza metter mano alla pubblica amminstrazione, che è invece l’unico vero grande problema. Ne abbiamo le prove in questi giorni: An e Udc gettano la maschera e pongono la condizione che “non si tocchi il pubblico impiego”.

A proposito (e lo chiederò anche ai giornali), perchè mai nessuno fa una domandina semplice semplice a Fini e Follini: per qual motivo il pubblico impiego non si dovrebbe toccare?

Cordialità, suo

Luigi F