Caro prof. Pelanda,
metto insieme due
notizie apparentemente eterogenee: il recente sondaggio
sull'antisionismo europeo (il 60% sembrerebbe ritenere israele
causa di ogni male o quasi) e il dibattito sulle griffe copiate.
Denominatore comune è
la nostra facilità (soprattutto italiana) a raccattare idee senza
sottoporle a verifica o ad analisi critica.
I cosidetti stilisti
raccattano dalla strada idee e modelli che rilanciano, decuplicandone
il prezzo, nei propri negozi griffati. Comprano in fabbrichette
sconosciute stock di prodotti per poi rivenderli con una
etichettina che non garantisce proprio niente. Di che qualità
parliamo quando si tratta di prodotti ordinarissimi? magliette che stingono
e si accorciano al primo lavaggio, idem con le borsette se di pelle, ecc.
Alzi
la mano chi non è incorso almeno una volta in questi incauti
acquisti. Va da sé che la gente normale finisca per rivolgersi al
mercato delle copie , dei falsi e delle imitazioni, conscio che
il mercato griffato è una bolla speculativa e che solo raramente
dietro un marchio si cela un prodotto di qualità. Il punto è che la
maggior parte dei prodotti 'griffati' sono falsificabili (nel senso di
Popper? ); sono cioè nati da idee comunissime.
Il feticismo della
'griffe' e l'antisemitismo-antisionismo nascono da contesti di
appiattimento culturale; non è casuale che l'Italia abbia il record
di produzione e vendita di oggetti-copia, così come ha il record
nell'acquisto e produzione di giornali ideologicamente schierati da
una parte: quella che favorisce e caldeggia l'appiattimento.
Salutissimi
Alma Cocco
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