02/11/2003

Caro prof. Pelanda,
 
metto insieme due notizie apparentemente eterogenee: il recente sondaggio sull'antisionismo europeo (il 60% sembrerebbe ritenere israele causa di ogni male o quasi) e  il dibattito sulle griffe copiate.
Denominatore comune è la nostra facilità (soprattutto italiana)  a raccattare idee senza sottoporle a verifica o ad analisi critica.
I cosidetti stilisti raccattano dalla strada idee e modelli che rilanciano, decuplicandone il prezzo, nei propri negozi griffati. Comprano in fabbrichette sconosciute stock di prodotti per poi rivenderli con una etichettina che non garantisce proprio niente. Di che qualità parliamo quando si tratta di prodotti ordinarissimi? magliette che stingono e si accorciano al primo lavaggio, idem con le borsette se di pelle, ecc.   Alzi la mano chi non è incorso almeno una volta in questi incauti acquisti. Va da sé che la gente normale finisca per rivolgersi al mercato delle copie , dei falsi e delle imitazioni, conscio  che il mercato griffato è una bolla speculativa e che solo raramente dietro un marchio si cela un prodotto di qualità. Il punto è che la maggior parte dei prodotti 'griffati' sono falsificabili (nel senso di Popper? ); sono cioè nati da idee comunissime.
Il feticismo della 'griffe' e l'antisemitismo-antisionismo nascono da contesti di appiattimento culturale; non è casuale che l'Italia abbia il record di produzione e vendita di oggetti-copia, così come ha il record nell'acquisto e produzione di giornali ideologicamente schierati da una parte: quella che favorisce e caldeggia l'appiattimento.   
Salutissimi
Alma Cocco