Grazie Eugenio, non so se la mia
risposta sarà illuminante. Sicurezza e salute sono funzioni di un
calcolo costi/benefici. Può essere esplicito o implicito e si basa si
due parametri: le risorse generali assolute e le allocazioni relative
all'interno di questo limite. Modernizzazione significa rendere sempre
più espliciti i criterii. Per esempio, se le mie risorse basiche
sono 100 e non di più dovrò trovare i soldi per dare più salute, e
libertà discrezionale ai medici, togliendo qualcosa a qualcun altro.
Io farei così. Lo Stato italiano fornisce un eccesso di garanzie
economiche alla popolazione che va dai 30 ai 55 anni. Proprio quella
fascia che ne avrebbe meno bisogno in quando adulta e presumibilmente
più fattiva e, mediamente, forte dei giovani e più anziani.
Toglierei queste garanzie in eccesso (poniamo 60 miliardi di
euro) e ne darei una parte alle età più bisognose di investimento
educativo o reddito pensionistico e con l'altra caricherei la
qualità dei servizi medici, le funzioni di sicurezza civile e la
ricerca scientifica. I soldi che Le eviterebebro il conflitto si
troverebbero così (un'altra parte attraverso un miglior rapporto
Stato - mercato nell'ambito della sanità). Mi sembra semplice. Con un
problemino: tale riallocazione di risorse cambierebbe la natura
socialista del nostro welfare: chi lo dice alle sinistre ed ai
sindacati?
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Sent: Sunday, November 03, 2002 5:18 PM
Subject: medici e spesa sanitaria
Chiar.mo Prof.Pelanda, sono un Medico di
Medicina Generale eletto dai colleghi, e senza etichette sindacali,
in un comitato ASL che si dovrebbe occupare di programmazione
sanitaria. Lo spunto per scriverle nasce dalla lettura del suo
articolo sul Giornale di oggi sulla difficoltà di prevenzione dei
grandi rischi.
La nostra posizione di Medici di Base ci
pone drammaticamente in una situazione di conflitto in cui noi
siamo, mi sembra,l'elemento debole:da una parte il bisogno di salute
della popolazione che sta crescendo,dall'altra l'esigenza di
contenimento della spesa da parte dello stato.
Un esempio: la ricerca farmacologica ci
mette a disposizione una classe di molecole, le statine, in grado di
prevenire drasticamente la morbilità e la mortalità per cause
cardiovascolari. Il sistema sanitario le dispensa senza
partecipazione di spesa per una popolazione a rischio. In base a
nostri dati locali noi medici riusciamo a prescrivere questi farmaci
a un numero di pazienti inferiore a quanti potrebbero
beneficiarne.L'atteggiamento dell'Azienda non è quello di
considerare questo come un indice negativo ma al contrario è
quello di sanzionare chi prescrive sopra un indice di spesa media
senza alcuna rilevanza epidemiologica reale.
Secondo esempio: chi prescrive un
accertamento clinico sopra la media prescrittiva,(dato statistico e
non epidemiologico), è soggetto a indagine, mentre il centro
erogatore dell'accertamento è incentivato a incrementarne la
produzione, per ovvi motivi se privato in convenzione, per criteri
di produttività se pubblico.
E' evidente che non puo' essere il
medico di base a farsi carico di mediare tra cura del pz, ( che
sarebbe poi il nostro compito deontologico e istituzionale, oltre
che quello per cui siamo stati formati), e l'esigenza di controllo
della spesa, tantopiù che il cittadino-utente è sempre collocato
al centro del sistema con il potere di scegliere come e dove
curarsi.
Ed è altrettanto evidente che la spesa
sanitaria, per definizione destinata ad aumentare con il progresso e
la ricerca del benessere, non può essere controllata se il
cittadino-utente-elettore non viene messo nella condizione di
coincidere con il cittadino-contribuente che la finanzia con le
tasse.
Mi piacerebbe conoscere quali sono le
sue considerazioni sul problema.
La ringrazio per l'attenzione e resto in
attesa di una sua illuminante risposta.
Aldo Nobili. 27034 Lomello PV.