20/11/2001

Caro prof. Pelanda,

 
ho seguito la sua settimana di prima pagina e mi complimento per la sua conduzione sempre sopra le parti e serenamente oggettiva, anche se partecipe, personale e mai neutrale.
 
Questo e' gia' un sicuro motivo di apprezzamento.
 
Io, per intenderci, preferisco trovare le mie notizie quotidiane sulle pagine della Repubblica piuttosto che su quelle del Giornale, ma ho la tranquillita' d'animo sufficiente ad apprezzare gli approcci seri e competenti che, quando sono anche obiettivi, aiutano sempre ad avere una piu' completa visione d'insieme. La qualita' di alcuni riscontri del Giornale poi aiutano, soprattutto in certi periodi "caldi", ad esempio in fasi preelettorali, ad arricchire le valutazioni sui fatti che altrimenti rischiano di appiattirsi in visioni un po'troppo unilaterali e partigiane.
   
La preferenza alla Repubblica e' legata alla possibilita' di trovarvi una maggiore sensibilita' alle motivazioni della societa' civile, sia nei commenti ai fatti quotidiani che nei commenti ad ampio respiro.
La nota che mi sembra caratterizzi l'attuale momento storico e', a parer mio, la pulsione che emerge sempre piu' manifesta quale espressione spontanea della sensibilita' del popolo che si sente poco rappresentato da una sinistra piu' attenta alla composizione di margherite,fiori e vegetazione varia che alle forti istanze per nuovi modelli di sviluppo. Nel contempo la destra sembra abbia abbandonato la componente sociale, rimasta a qualche frangia abbastanza laterale e poco riconosciuta, per rendersi invece unica interprete di una difesa un po' antistorica degli esclusivi interessi del modello basato sul capitale e sulla dinamica dei consumi.
 
A Genova ho vissuto l'avvicinarsi e l'avvenire del G8, sintomo evidente, in tutte le sue espressioni e modi di manifestare e di reprimere, di una grande attenzione e fermento che si crea intorno al modo di concentrare e distribuire ricchezze e benefici del modo di vivere "occidentale". Ho frequentato molti incontri che in preparazione all'occasione venivano organizzati: taluni interessanti, altri meno coinvolgenti, ma tutti partecipati da giovani con una grande passione e una voglia di intervenire a riorganizzare il mondo. In un'epoca in cui si dava per scontata la morte sicura degli ideologismi e si attribuiva un valore pressoche' irrilevante alla morale quale componente delle scelte umane questo l'ho recepito come un forte segnale di cambiamento e una voglia decisa di riaggregazione intorno a poli culturali e comportamentali innovativi finalmente convincenti. Questa e' la preparazione di una svolta, e' un crinale storico di quelli che Toynbee vedeva a segnare il superamento di uno stato acquisito per il raggiungimento di un livello successivo nel cammino delle civilta'.
E questo fermento non e' colto da nessun gruppo politico che possa esprimerne una sigificativa rappresentanza, mentre invece potrebbe essere il propulsore di un modello in grado di agglomerare una quantita' rilevante e crescente di consenso.   
 
Queste poche parole per raccontare qualcosa del mio modo di sentire e di me stesso.
Cresciuto con aspirazioni tecniche e ben poche inclinazioni umanistiche sono diventato ingegnere e lavoro da molti anni in azienda manifatturiera elettronica. Dopo ormai molti anni passati in ambiente relativamente omogeneo mi sono accorto che in realta' le capacita' piu' utili per il corretto approccio ai problemi, anche se di base tecnica o di business, e' la preparazione di base umanistica e storica (ricevuta dagli ottimi insegnanti del liceo) e la sensibilita' verso le altrui psicologie e modi di sentire. Questa ritrovato rispetto per una coscienza storica e culturale mi ha presto portato a un maggiore interesse per gli aspetti umanistici e gli approfondimenti storici.
Questa mistura di nuova sensibilta' umanistica e di provata e concreta esperienza tecnico-pragmatica mi sta spingendo fortemente verso l'acquisizione di nuove informazioni ed esperienze interdisciplinari nel tentativo di capire cosa si sta facendo per raggiungere un modello che sappia dare una risposta alle problematiche socilai sempre piu' evidenti e alla complessita' delle problematiche che stanno crescendo insieme al modello consumistico (inquinamento, riciclo, traffico, esaurimento risorse, e cosi via). In questa linea sto cercando di leggere e capire le idee di chi sta formulando nuove sintesi o ipotesi interpretative, intendendo riferirimi a Rifkin, Morin, Vester, DeLanda e, contemporaneamente, conoscere esperienze di sensibilita' e volonta' popolari come quelle di R.Manchu, V.Shiva, Gesualdi, ecc.
 
E' con entusiasmo quindi che ho ascoltato la soddisfazione e la passione con cui lei ha descritto durante la trasmissione la sua attivita':  interprete e descrittore di scenari  e la sintesi del suo ruolo: formulatore e propositore di nuove idee e modelli sociali.
 
So bene di non avere la preparazione adeguata per sostenere un dialogo su questi temi con lei, pero' con tutto il rispetto necessario mi permetto ugualmente di chiedere se potessi rivolgerle alcune idee e proposte, per averne, dal confronto con la sua esperienza, una sua considerazione critica.
Mi rendo conto che possa apparire una richiesta stravagante o ingenua e velleitaria, ma ho anche fiducia nella visione ed esperienza tecnica-ingegneristica che, da parte mia, puo' portare un positivo contributo per capacita' di sintesi e produttivita'.
 
Fiducioso in una sua qualsiasi risposta, porgo comunque distinti saluti.
 
 
Grazie.
Luigi Gatti.