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 Caro prof. Pelanda, 
      ho seguito la sua settimana di prima pagina e mi complimento per la sua
      conduzione sempre sopra le parti e serenamente oggettiva, anche se partecipe,
      personale e mai neutrale.
     
      Questo e' gia' un sicuro motivo di apprezzamento.
     
      Io, per intenderci, preferisco trovare le mie notizie quotidiane sulle
      pagine della Repubblica piuttosto che su quelle del Giornale, ma ho la
      tranquillita' d'animo sufficiente ad apprezzare gli approcci seri e
      competenti che, quando sono anche obiettivi, aiutano sempre ad avere
      una piu' completa visione d'insieme. La qualita' di alcuni riscontri del
      Giornale poi aiutano, soprattutto in certi periodi "caldi", ad
      esempio in fasi preelettorali, ad arricchire le valutazioni sui fatti che
      altrimenti rischiano di appiattirsi in visioni un po'troppo unilaterali e
      partigiane.
     
      La preferenza alla Repubblica e' legata alla possibilita' di trovarvi una
      maggiore sensibilita' alle motivazioni della societa' civile, sia nei
      commenti ai fatti quotidiani che nei commenti ad ampio respiro.
     
      La nota che mi sembra caratterizzi l'attuale momento storico e', a parer
      mio, la pulsione che emerge sempre piu' manifesta quale espressione
      spontanea della sensibilita' del popolo che si sente poco rappresentato da
      una sinistra piu' attenta alla composizione di margherite,fiori e
      vegetazione varia che alle forti istanze per nuovi modelli di sviluppo.
      Nel contempo la destra sembra abbia abbandonato la componente sociale,
      rimasta a qualche frangia abbastanza laterale e poco riconosciuta, per
      rendersi invece unica interprete di una difesa un po' antistorica degli
      esclusivi interessi del modello basato sul capitale e sulla dinamica
      dei consumi.
     
      A Genova ho vissuto l'avvicinarsi e l'avvenire del G8, sintomo
      evidente, in tutte le sue espressioni e modi di manifestare e di
      reprimere, di una grande attenzione e fermento che si crea intorno al
      modo di concentrare e distribuire ricchezze e benefici del modo di vivere
      "occidentale". Ho frequentato molti incontri che in
      preparazione all'occasione venivano organizzati: taluni interessanti,
      altri meno coinvolgenti, ma tutti partecipati da giovani con una grande
      passione e una voglia di intervenire a riorganizzare il mondo. In un'epoca
      in cui si dava per scontata la morte sicura degli ideologismi e si
      attribuiva un valore pressoche' irrilevante alla morale quale componente
      delle scelte umane questo l'ho recepito come un forte segnale di
      cambiamento e una voglia decisa di riaggregazione intorno a poli culturali
      e comportamentali innovativi finalmente convincenti. Questa e' la
      preparazione di una svolta, e' un crinale storico di quelli che Toynbee
      vedeva a segnare il superamento di uno stato acquisito per il
      raggiungimento di un livello successivo nel cammino delle civilta'.
     
      E questo fermento non e' colto da nessun gruppo politico che possa
      esprimerne una sigificativa rappresentanza, mentre invece potrebbe essere
      il propulsore di un modello in grado di agglomerare una quantita'
      rilevante e crescente di consenso.   
     
      Queste poche parole per raccontare qualcosa del mio modo di sentire e di
      me stesso.
     
      Cresciuto con aspirazioni tecniche e ben poche inclinazioni umanistiche
      sono diventato ingegnere e lavoro da molti anni in azienda manifatturiera
      elettronica. Dopo ormai molti anni passati in ambiente relativamente
      omogeneo mi sono accorto che in realta' le capacita' piu' utili per il
      corretto approccio ai problemi, anche se di base tecnica o di business, e'
      la preparazione di base umanistica e storica (ricevuta dagli ottimi
      insegnanti del liceo) e la sensibilita' verso le altrui psicologie e modi
      di sentire. Questa ritrovato rispetto per una coscienza storica e
      culturale mi ha presto portato a un maggiore interesse per gli aspetti
      umanistici e gli approfondimenti storici.
     
      Questa mistura di nuova sensibilta' umanistica e di provata e concreta
      esperienza tecnico-pragmatica mi sta spingendo fortemente verso
      l'acquisizione di nuove informazioni ed esperienze interdisciplinari
      nel tentativo di capire cosa si sta facendo per raggiungere un
      modello che sappia dare una risposta alle problematiche socilai sempre
      piu' evidenti e alla complessita' delle problematiche che stanno crescendo
      insieme al modello consumistico (inquinamento, riciclo, traffico,
      esaurimento risorse, e cosi via). In questa linea sto cercando di
      leggere e capire le idee di chi sta formulando nuove sintesi o
      ipotesi interpretative, intendendo riferirimi a Rifkin, Morin, Vester, DeLanda
      e, contemporaneamente, conoscere esperienze di sensibilita' e volonta'
      popolari come quelle di R.Manchu, V.Shiva, Gesualdi, ecc.
     
      E' con entusiasmo quindi che ho ascoltato la soddisfazione e la passione
      con cui lei ha descritto durante la trasmissione la sua attivita': 
      interprete e descrittore di scenari  e la sintesi del
      suo ruolo: formulatore e propositore di nuove idee e modelli sociali.
     
      So bene di non avere la preparazione adeguata per sostenere un dialogo su
      questi temi con lei, pero' con tutto il rispetto necessario mi permetto
      ugualmente di chiedere se potessi rivolgerle alcune idee e proposte, per
      averne, dal confronto con la sua esperienza, una sua considerazione
      critica.
     
      Mi rendo conto che possa apparire una richiesta stravagante o ingenua e
      velleitaria, ma ho anche fiducia nella visione ed esperienza
      tecnica-ingegneristica che, da parte mia, puo' portare un positivo
      contributo per capacita' di sintesi e produttivita'.
     
      Fiducioso in una sua qualsiasi risposta, porgo comunque distinti saluti.
     
      Grazie.
     
      Luigi Gatti.
     
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