12/11/2001

Egregio professore,

sono un elettore di centro destra, quindi liberista (ma non ultra liberista) e pacifico (ma non pacifista).  Innanzi tutto ben tornato a "prima pagina" dove ho avuto il piacere di ascoltarla stamattina; avrei voluto intervenire in voce ma ho preferito la forma epistolare, che consente delle riflessioni altrimenti impossibili con i limiti di tempo della diretta.
Vorrei sottoporre alla sua attenzione, come esperto di politica americana, una mia inquietudine su quale sarà il prosieguo, dopo l'auspicabile caduta del regime dei Taliban, dell'operazione "libertà duratura". Bush ha lanciato spesso minacciosi e vaghi messaggi a tutto il mondo, tipo: "il tempo della soliderietà e del cordoglio verso il polpolo amercano è finito, ora è il tempo dell'azione" (di quali azioni parla?); "chi non è con noi è contro di noi" (evidentemene Bush si identifica talvolta con Gesù Cristo); "la Storia ricorderà la nostra risposta, coloro che sostengono la barbarie del terrorismo pagheranno". Sembra quasi che Bush, se la campagna in Afghanistan non dovesse dare i risultati sperati in breve tempo, per placare la sete di vendetta dell'opinione pubblica americana, sia disposto ad allargare le azioni armate verso altri Paesi, da lui definiti "Stati canaglia". Il pensiero corre subito all'Iraq, malgrado personaggi come Colin Powell e Cofi Annan abbiano espressamente dichiarato che non vi sono prove a carico di quel Paese e lo stesso abbiano detto Mubarak e Abdallah di Giordania. Inutile dire che un'allargamento degli attacchi armati ad altri Paesi arabi o, comunque, islamici senza prove certe destabilizzerebbe il quadro economico mondiale, soprattutto per quanto riguarda gli approvviginamenti di petrolio, e metterebbe a dura prova la "santa alleanza" di Bush con i paesi islamici moderati oltre ad essere, ovviamente, profondamente ingiusto. Basterebbe che qualcuno, a livello opportuno, dicesse PUBBLICAMENTE una semplice frase: "ogni decisione che comporti un allargamento del conflitto deve essere sottoposta all'approvazione preventiva del Consiglio di Sicurezza dell'ONU". Con ciò darebbe un segnale inequivoco che l'amicizia e l'aiuto, pur doverosi in questo momento, non vanno interpretati come una cambiale in bianco data agli americani per inseguire la loro rabbia. Sono sicuro che tale preoccupazione riguarda anche l'Italia, ma non mi sembra che nessuno abbia fatto dichiarazioni a riguardo. Eppure, se l'America dovesse allargare il conflitto, la mancanza di una precedente posizione chiara da parte nostra non farà che aumentare le nostre divisioni interne e attizzerà le polemiche d'oltre oceano sulla nostra congenita "indecisione" e "scarsa affidabilità". Ma chi tra i nostri politici avrebbe il carisma ed il coraggio, anche ne fosse convinto, di fare una simile dichiarazione? Forse Berlusconi? O Fini? O Rutelli? O D'Alema? O Fassino? Credo, amaramente, nessuno di costoro. La nostra politica estera è sempre stata un modello di imbarazzi e di acquiescenza alla potenza egemone, senza carattere, senza condizioni.
Lei, profondo conoscitore del mondo americano, cosa pensa di questa mia preoccupazione? Si fermerà Bush, che peraltro ha dimostrato ottime doti diplomatiche nel frangente del terrorismo, sull'orlo dell'abisso o proseguirà a colpire all'impazzata, senza prove o (peggio) con prove costruite ad arte, forte del fatto di guidare l'unica superpotenza e di avere quindi la sicurezza dell'impunità?
Spero in una sua risposta via e-mail, anche perché lei ha  la bontà di dare per radio il nome del suo sito Internet e quindi, implicitamente, dimostra di gradire il colloquio con i suoi lettori e ascoltatori.
Cordiali saluti, Gian Carlo Caprino, Roma
 
P.S. A proposito di "Stati canaglia": quindici dei diciannove terroristi responsabili delle stragi dell'undici settembre erano sauditi, in quel Paese molte organizzazioni hanno alimentato e forse alimentano tuttora Al Qaeda, il governo è costituito da una monarchia feudale in cui poche decine di famiglie si spartiscono le immense ricchezze del Paese, non esiste un Parlamento, un'opposizione, non esiste libertà di espressione e non esiste rispetto dei diritti umani. Come mai non è definito "Stato canaglia? Lei ha una risposta? Io si!!