14/11/2001

Egr. prof. Pelanda,

sono un ex dirigente, oggi in pensione, della consociata italiana di una delle più importanti multinazionali USA.

Presso tale l'azienda dove ho lavorato per circa 30 anni era ed è in vigore il sano principio, non solo da me ritenuto logico ed educativo, di premiare il merito con promozioni ed incrementi retributivi, mentre chi non se li meritava non otteneva miglioramenti se non quelli di natura contrattuale e se le mancanze erano rilevanti veniva messo da parte.

Ritengo che tale principio sia fondamentale per il buon funzionamento di qualsiasi struttura privata o pubblica.

Fatta questa premessa vorrei applicare questo concetto alla nostra magistratura dove efficienza e serietà professionale non sempre sono presenti e ciò è tanto più grave in quanto in tal caso errori, incompetenze o peggio faziosità possono creare gravi danni, a volte irreparabili, a privati cittadini in alcuni casi assolutamente innocenti, mentre i magistrati responsabili non subiscono di fatto alcun danno dalle loro decisioni sbagliate.

Mi riferisco in particolare al grave problema dei cittadini incarcerati in via preventiva che vengono poi giudicati innocenti per "non aver commesso il fatto" o perché "il fatto non sussiste".

In tal caso, a mio parere, il magistrato che ha disposto la carcerazione deve essere chiamato a rispondere personalmente del suo operato come qualsiasi dirigente d'azienda che non ha assolto pienamente alle proprie responsabilità.

Suggerisco un metodo "a punteggio" tramite il quale premiare o punire il magistrato in questione che secondo me dovrebbe avere il merito di salvaguardare maggiormente il cittadino da possibili arbìtri.

Uno dei parametri più importanti dovrebbe riguardare l'uso della carcerazione preventiva in attesa di giudizio.

Per ogni giorno di carcerazione preventiva poi confermata nell'ultimo grado di giudizio venga assegnato un punto, ma per ogni giorno di carcerazione non confermata ne vengano sottratti almeno tre o più.

La carriera di un magistrato sarà tanto più rapida, secondo criteri da prestabilire, quanti più punti positivi avrà totalizzato in un determinato lasso di tempo.

Se un magistrato invece totalizza un determinato punteggio negativo, sempre da prestabilire, dovrà essere, ad esempio, assegnato ad altra area di attività, se il punteggio negativo raggiunge un ulteriore traguardo sia trasferito ad altra sede con incarichi ancora meno importanti, ad un eventuale terzo traguardo ancora più negativo dovrebbe essere radiato dall'ordine giudiziario.

Tale sistema ritengo che dovrebbe mettere in guardia dal prendere decisioni poco meditate o peggio di parte.

Il sistema dovrebbe evidentemente essere studiato attentamente ed ancor più attentamente applicato; in tal modo non sarebbe più necessario coinvolgere in decisioni che a loro volta possono essere di parte gli organi di autogoverno della magistratura.

La proposta così formulata è evidentemente rozza e da affinare; vorrei però sapere il suo parere in merito. Se fosse positivo perché non lanciare l'idea e sostenerla attraverso uno dei giornali sui quali lei scrive?

Grazie per l'attenzione. Spero in una sua risposta.

Giovanni Fossati