Carissimo prof. Pelanda,
probabilmente il contenuto della presente potrebbe
venire
malinterpretato e venire associato ai piagnistei di certi pacifisti di
sinistra, tanto più che sono estremamente favorevole ai bombardamenti in
Afghanistan e da una parete del mio studio penda una bandiera a stelle e
striscie.
Vorrei comunque spendere una parola a difesa delle
migliaia di
militari e guerriglieri filotalebani rimasti isolati nelle aree afghane
passate repentinamente nelle mani dell'Alleanza del Nord.
Leggo infatti dal Televideo RAI che a Kabul si cercano nelle
case
collaborazionisti e membri dell'ormai crollato regime. A Mazar i Sharif
sembra che in una scuola abbiano trovato la morte un centinaio di
giovani reclute dell'esercito talebano.
Comparare il fondamentalismo islamico con il fascismo
sarebbe senza
dubbio un grossolano errore, mi accorgo però di una triste analogia fra
il dramma dei ragazzi di Salò e dei ragazzi di Mazar i Sharif. Entrambe
votati alla morte dalla propria fede in un'idea già sconfitta, entrambe
inermi di fronte alla furia popolare.
Avendo la mia famiglia sofferto, nei giorni che
seguirono il 25
aprile del 1945, una triste perdita, quella del padre di mia madre,
percepisco ben distintamente le dimensioni di tale tragedia. Nonostante
ora si abbatta su coloro che io considero il nemico.
Se la Storia ci dovesse insegnare a non perseverare
negli errori si
eviti ora una nuova macelleria messicana.
Cordialmente,
Matteo F.M. Sommaruga
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