12/11/2001

Carissimo prof. Pelanda,

     probabilmente il contenuto della presente potrebbe venire
 malinterpretato e venire associato ai piagnistei di certi pacifisti di
 sinistra, tanto più che sono estremamente favorevole ai bombardamenti in
 Afghanistan e da una parete del mio studio penda una bandiera a stelle e
 striscie.

     Vorrei comunque spendere una parola a difesa delle  migliaia di
 militari e guerriglieri filotalebani rimasti isolati nelle aree afghane
 passate repentinamente nelle mani dell'Alleanza del Nord.

    Leggo infatti dal Televideo RAI che a Kabul si cercano nelle case
 collaborazionisti e membri dell'ormai crollato regime. A Mazar i Sharif
 sembra che in una scuola abbiano trovato la morte un centinaio di
 giovani reclute dell'esercito talebano.

     Comparare il fondamentalismo islamico con il fascismo sarebbe senza
 dubbio un grossolano errore, mi accorgo però di una triste analogia fra
 il dramma dei ragazzi di Salò e dei ragazzi di Mazar i Sharif. Entrambe
 votati alla morte dalla propria fede in un'idea già sconfitta, entrambe
 inermi di fronte alla furia popolare.

     Avendo la mia famiglia sofferto, nei giorni che seguirono il 25
 aprile del 1945, una triste perdita, quella del padre di mia madre,
 percepisco ben distintamente le dimensioni di tale tragedia. Nonostante
 ora si abbatta su coloro che io considero il nemico.

     Se la Storia ci dovesse insegnare a non perseverare negli errori si
 eviti ora una nuova macelleria messicana.

     Cordialmente,

 Matteo F.M. Sommaruga