Gentile Prof. Pelanda,
Ho avuto già modo di sciverLe a proposito dell'articolo "Moralismo
concreto" nel 2000. Ho appena letto il Suo ultimo articolo sugli italiani
quale
popolo di guerrieri e, come spesso mi succede, concordo pienamente con Lei.
Purtroppo, il peloso buonismo dilagante ha coinvolto in passato anche le
FF.AA.: infatti, i resoconti degli interventi italiani all'estero sono
epurati in larga parte da qualsiasi accenno agli aspetti di combattimento
delle missioni. Non si conoscono gli obiettivi colpiti, i nemici (pardon,
i miliziani locali) uccisi, i proiettili usati, ecc. Tutto questo oscura
agli occhi del cittadino il rendimento effettivo delle FF.AA., lasciando senza
risposta la domanda "sono ben spesi i soldi che ho versato per la
Difesa"?
Infine, devo rilevare però un'inesattezza: il soldato che Le ha rivelato
l'episodio della Somalia ha ecceduto un po' in vanterie. Se non mi
sbaglio, il contingente tedesco in Somalia era un distaccamento logistico
inviato
in Somalia SENZA armi per aggirare il veto posto dalla Costituzione tedesca
all'invio di reparti militari all'estero. Quindi, è chiaro che i
tedeschi
avevano bisogno di protezione armata da parte del contingente italiano.
Tanto è vero, che durante le critiche sulle presunte torture effettuate
dai nostri militari in Somalia, qualcuno rivelò che in alcuni casi i tedeschi
ci chiesero "in prestito" armi portatili per la propria difesa.
Cordiali saluti,
Riccardo Cappelli
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