08/11/2001

Gentile Prof. Pelanda,

 Ho avuto già modo di sciverLe a proposito dell'articolo "Moralismo
concreto" nel 2000. Ho appena letto il Suo ultimo articolo sugli italiani quale
popolo di guerrieri e, come spesso mi succede, concordo pienamente con Lei.
 Purtroppo, il peloso buonismo dilagante ha coinvolto in passato anche le
 FF.AA.: infatti, i resoconti degli interventi italiani all'estero sono
 epurati in larga parte da qualsiasi accenno agli aspetti di combattimento
 delle missioni. Non si conoscono gli obiettivi colpiti, i nemici (pardon,
i miliziani locali) uccisi, i proiettili usati, ecc. Tutto questo oscura
agli occhi del cittadino il rendimento effettivo delle FF.AA., lasciando senza
 risposta la domanda "sono ben spesi i soldi che ho versato per la Difesa"?
 Infine, devo rilevare però un'inesattezza: il soldato che Le ha rivelato
 l'episodio della Somalia ha ecceduto un po' in vanterie. Se non mi
sbaglio, il contingente tedesco in Somalia era un distaccamento logistico inviato
in Somalia SENZA armi per aggirare il veto posto dalla Costituzione tedesca
 all'invio di reparti militari all'estero. Quindi, è chiaro che i tedeschi
 avevano bisogno di protezione armata da parte del contingente italiano.
 Tanto è vero, che durante le critiche sulle presunte torture effettuate
dai nostri militari in Somalia, qualcuno rivelò che in alcuni casi i tedeschi
ci chiesero "in prestito" armi portatili per la propria difesa.
 Cordiali saluti,

 Riccardo Cappelli