24/11/2000

Egr. prof. Pelanda,

 Sono un assiduo ascoltatore della trasmissione "Prima pagina" e, anche se
 spesso le mie opinioni non coincidono con le sue, devo manifestarle il mio
 apprezzamento per il suo equilibrio nel modo di condurre la trasmissione.
 Le scrivo a proposito di quanto ha detto un ascoltatore nella trasmissione
 di questa mattina, che si lamentava per la faziosità di certi media circa
il buono scuola decretato dalla giunta della Lombardia.

 In proposito, mi sembra che, per completezza d'informazione, bisognerebbe
 specificare alcuni punti:

 1- Il buono è destinato a tutti gli studenti di scuole pubbliche e private
 nella misura del 25% di quanto speso per le rette, con esclusione dei
libri di testo e con una franchigia di quattrocento mila Lit.
 2- La quota massima rimborsabile è di 2milioni di Lit., che corrispondono
ad una retta di 8milioni di Lit.
 3- Il reddito al di sopra del quale non si ha diritto al buono è di 60
 milioni di Lit. l'anno, ma questa cifra è calcolata dividendo il reddito
 complessivo del nucleo famigliare per il numero dei suoi componenti.
 Esemplificando, una famiglia composta da padre, madre e figlio studente
non avrà diritto al rimborso se il suo reddito complessivo sarà superiore a
180 milioni, se i figli sono due il reddito complessivo massimo sarà 240
 milioni.

 Io ho avuto queste informazioni dai giornali che leggo, esse mi sembravano
 piuttosto chiare, ma potrei averle interpretate male, tuttavia vorrei
porre, sui tre punti, delle domande:

 1- Quale scuola pubblica chiede una retta d'iscrizione superiore ad un
 milione e seicentomila Lit. (importo minimo per raggiungere il valore
della franchigia)?
 2- Quale famiglia indigente può permettersi di pagare una retta, al netto
 del rimborso, di sei milioni?
 3- Una famiglia, composta da tre persone, con un reddito complessivo di
180 milioni può essere considerata indigente?
4- Poiché ritengo che i fondi per questo rimborso provengano dal fisco,
che riguarda tutti i cittadini, sbaglio se ne deduco che, in qualche modo, si
ha un trasferimento di risorse dalle fasce meno abbienti a categorie sociali
 più benestanti?

 La ringrazio per l'attenzione,

  Francesco Saviano
  Milano2, 24 novembre 2000