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 Dott. Pelanda, La saluto cordialmente e approfitto senz'altro della Sua disponibilità, per porgerLe alcuni quesiti. Prima però Le traccio in sintesi il mio profilo: 
        . ho 58 anni,  sono figlio unico,
        orfano di guerra, sposato a 36 anni, senza figli 
       
         vedovo dal '95 (male
        incorabile), ora convivo con Daniela.  
       
        . studi: perito e.t. - pochi esami di
        economia, corsi di Informatica, in tutto 9 anni serali
       
        . lavoro: inizio '57 lavori vari,
        informatico dal'68, consulente aziendale fino al '94  
       
        . in pensione dal '94, ora viaggio,
        giro il mondo in camper, non rimpiango nulla.
       
        Purtroppo non riesco ad ignorare l'economia
        e la politica. Sono stato un deluso Craxiano, ma Berlusconi non mi
        convince e mi è insopportabile il suo stile, quindi ritengo un male
        minore l'attuale maggioranza.
       
         Da sempre, mi sento un terrestre, più
        che un lombardo, le leggi inutili mi opprimono, e mi definirei un 'liberista',
        come Lei, mi pare?
       
        Propendo per la globalizzazione, il libero
        mercato, e una politica che affronti  in modo sistemico i
        problemi mondiali, al fine di rendere più vivibile questo mondo. Ma la
        realtà è ben diversa, conta solo il potere economico delle grandi
        multinazionali, vedi la legislazione europea sugli alimenti transgenici
        e non, sul cacao, la mucca pazza etc, sebbene si dice che l'Europa non
        c'è. Quando ci sarà cosa succederà? Non oso pensarci.
       
        Io, che reputo di essere incolto, sento
        questa continua sopraffazione civile, di finta partecipazione, che
        sempre più mi emargina, con le miserevoli dispute intestine e di parte, che
        ambo gli schieramenti, locali e mondiali, ci propinano senza soluzione
        di continuità. Lei che ritengo un intellettuale, come  fa, a
        sentirsi attivamente partecipe senza frustrarsi, e ad accettare questo
        giuoco globale, finalizzato al dio Denaro, e al Successo effimero, che corrode
        l'uomo per averlo e mantenerlo, senza nemmeno illuderlo, sulla sua
        ineluttabile precarietà terrena? Come fanno le religioni?
       
        Dove devo guardare, cosa devo vedere e come
        devo valutare i fatti che mi avvolgono quotidianamente, per trovare
        l'interesse a partecipare a questo giuoco?
       
        Se ha la bontà di rispondermi, apprezzerò
        la Sua fatica.
       
        Cordialmente, Silvano Galmarini.
       
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