Caro Prof. Pelanda,
Le scrivo in merito al finanziamento
della ricerca scientifica in Italia. Una prima domanda: siamo sicuri che
quando si parla di spesa pubblica tremendamente bassa per la ricerca, i
conti sono fatti nel modo giusto? Ad esempio, si tiene conto, oltre che
del denaro speso per finanziare i progetti di ricerca dei singoli
ricercatori, anche dei soldi che lo Stato spende per pagare gli stipendi
a ricercatori, borsisti, professori, tecnici, segretarie, bibliotecari e
personale vario che alla ricerca per lo più si dedica, nonché dei
soldi spesi per costruire e arredare i laboratori e per pagare luce,
telefono, acqua e gas che vengono consumati (più o meno moderatamente)
nei medesimi? E comunque (e vengo alla seconda domanda), per tanti o
pochi che siano questi soldi, è giusto che i contribuenti italiani
paghino per finanziare pletore di ricerche che per lo più non servono a
niente, tranne che alla carriera di chi le fa?
In altre parole, non sarebbe il caso di
trovare il modo di destatalizzare anche la ricerca in Italia e puntare
alla sua liberalizzazione e privatizzazione?
Colgo l'occasione per esprimerle la mia
ammirazione e inviarle molti cordiali saluti.
Maria Cristina Serra
(professore associato di Patologia Generale)
|