18/03/2004

Egregio dr Pelanda,

in relazione al suo odierno articolo sul Giornale mi permetto di obiettare quanto segue:

non ci troviamo propriamente in guerra ma in balìa di organizzazioni stragiste dotate di mezzi enormi e di un bacino di Œutenza¹ amplissimo (un miliardo di musulmani).
Lei può onestamente escludere che la successione dei fatti non sarà ineluttabilmente la seguente:
1) attentati convenzionali (antipasto)
2) attentati biochimici (primo piatto)
3) attentati micronucleari (secondo piatto)
4) attentati saturativi (frutta e dessert)   ?
Penso proprio di no!
Allora mi domando che vale discettare sui modi, tempi, eventualità di una convergenza tra Europa e USA.
Gli USA sì possono pensare a difendersi, sono sufficientemente compatti. Gli Europei, espressione geografica di una realtà spirituale malata, dove un terzo dell¹elettorato progressista è amico dei nostri nemici, possono solo pensare a nascondersi e farsi dimenticare.
Saranno altri possenti attori, per ora dietro le quinte, a decidere la lunga e terribile partita: penso agli Asiatici (Giappone, Cina ecc.) che sempre più diverranno la vera punta di lancia dell¹Occidente.

Vorrei scrivere molto altro ma rispetto il suo tempo.
Grato se mi vorrà rispondere, formulo distinti saluti.

Carlo Tunisi