| Egregio Sig. Pelanda,Ottimo veramente il Suo  fondo sul GIORNALE odierno (Missione
        compromesso)
 del quale ho apprezzato oltre a tutto il contenuto 4 parole nel
        terzultimo
 rigo: "..ma siamo in guerra..."
 In tal senso, mi permetto allegarLe una mia lettera inviata
        l'altro ieri
 al GIORNALE sul tema, appunto, "siamo in guerra". Sarà bene
        che i nostri
 concittadini, così "distratti" da altre cose più importanti
        (!) tipo San
 Remo, il Campionato di Calcio, il Grande Fratello, l'attacco a due punte
        e i
 flirts delle veline, se ne rendano velocemente conto. Senza panico, ma
 razionalmente sì.
 Cordialità vivissime.
 Lettore Sergio Fonzo
 
 
 Testo mia lettera:
 Caro Direttore,
 Vedo, sul TIME, la foto dell'interno della Victoria Station nella
 Metropolitana di Londra: un enorme poster sulle pareti, dal soffitto a
 terra, con la scritta: "Terrorism. Who owns this bag? (by:
        Metropolitan
 Police)". Ovvero "A chi appartiene questa borsa?", 
        un efficace invito ai
 passeggeri a sorvegliare e segnalare alla polizia eventuali bagagli
 abbandonati. Ottima iniziativa, da imitare dappertutto.
 Che tuttavia mi ricorda una analoga iniziativa (anche se con altra
 motivazione) del nostro governo in carica durante la 2^ Guerra Mondiale,
 quando si viveva sotto l'incubo dei bombardamenti, quando c'era la
        tessera
 annonaria, ecc. Grandi manifesti sui muri cittadini che recitavano:
 "Ricordatevi che SIAMO IN GUERRA" .
 Sarei dell'avviso che anche ADESSO, SUBITO, il nostro governo, senza
 drammatizzare nè scatenare il panico ma realisticamente ed usando i
        nuvi
 mezzi mediatici di informazione, rammentasse ai cittadini italiani così
 "distratti" da tante altre cose futili, così pregni di
        fatalismo italico,
 che SIAMO DI FATTO IN GUERRA, nella peggiore delle guerre mai
        immaginata,
 non dichiarata dejure ma dichiarata ed attuata defacto (il che é anche
 peggio). Nella 2^ Guerra Mondiale, perlomeno, quando suonava l'allarme
        aereo
 si scappava nei rifugi; oggi non esiste allarme aereo, non eistono
        rifugi, e
 (Madrid insegna) quando si esce di casa non si sa se ci si ritorna. 
        E se
 questa non è GUERRA non saprei come chiamarla. Rendiamocene conto
        tutti, e
 sarà meglio.
 
 
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