18/03/2003

Sto guardando su CNN il dibattito in parliamento nel U.K.  Che bei
discorsi ben ragionati anche da parte dell'opposizione!!  Quanta unità, quanto
senso di responsabilità!   Come sono orgogliosa di far parte del mondo
 anglosassone!!!!!


 Sandra Giovanna Giacomazzi

28/03/2003

Sull'Opinione, 25 marzo 2003

 "Shock and Awe" e le traduzioni infelici

 "Scioccare e terrorizzare".  "Traumatizza e impressiona".  "Operazione
 shock e terrore".  "Colpisci e terrorizza".  Tutti si sono dati da fare
col vocabolario inglese-italiano e tesauro, ma nessuno ha preso la briga di
 guardare un dizionario in inglese.  Se no, avrebbero capito che nessuna di
 queste è una traduzione felice.  Come i titoli dei film, gli slogan devono
 comunicare molto con poche parole e spesso sono difficilmente
 traducibili.  A volte vengono totalmente stravolti, altre volte sono
 tradotti letteralmente ma perdono o il senso o l'impatto.  Così è anche
con il nome di questa nuova operazione militare.  Quello che verrebbe più
 vicino sarebbe:  Colpire e stupire, ma anche questo non soddisfa del
 tutto.  Non si può tradurre con due parole in italiano ciò che si intende
 con questo slogan.

 Il problema non è tanto con la parola "shock", che però non va tradotto
 come "scioccare" in questo caso, ma come "colpire".  È "awe" a creare i
 grattacapi.  Awe è quel misto d'emozioni:  reverenza, rispetto, timore, e
 stupore che solo un dio, un'autorità, un genio, o la bellezza può
 ispirare.  Purtroppo l'aver usato questa parola sta causando tantissima
 incomprensione per le sue varie traduzioni, ma per un americano è un fatto
 felice che abbiano scelto di usare questa piccola parola così ricca di
 significato.

 La sua forma di aggettivo, "awesome", ciò che ispira "awe", da almeno una
 decina di anni è diventata una di quelle parole usate e abusate, e private
 del loro significato.  È entrata nel linguaggio dei giovani e poi è
 diventata un termine slang diffuso fra tutta la popolazione.  Insomma,
 viene spruzzata un po' dappertutto come il sale e come la parola "figata"
 in italiano.   Tant'è vero che i scrittori che volevano usare la parola in
 un testo erano obbligati ad evitarla, perché suonava come slang e perdeva
 tutto il suo peso solenne.  Peccato.

 Mi chiedo se l'utilizzo della forma verbale per dare nome all'operazione
 militare farà passare la moda dell'uso smodato dell'aggettivo, se per
 rispetto riacquisterà la sua solennità e sussiego.  Ma forse dopo aver
 letto questo pezzo a qualche italiano (non diciamo chi) verrà l'idea che
 per gli americani la guerra è una figata!


 Sandra Giovanna Giacomazzi
 www.giogia.com
 http://www.upublish.com/books/giacomazzi.htm