17/03/2003

    LE POINT INTERNATIONAL           Genève, n°4  16 mar.2003

Edition italienne                                                         .                     www.pointintl.ch

 

                              IL TAVOLO DELLA PACE

                                        di Livio Magnani

E’ ormai indubbio che il Consiglio di Sicurezza ha fallito nella sua missione di trovare una soluzione pacifica al caso iracheno, nonostante la costosissima pressione armata americana su Saddam. Nel suo “no” alla tracotanza americana, il gollista Chirac si è spinto troppo avanti. A Bush i vari rinvii sono costati già troppo in pazienza e miliardi di dollari. L’attacco al Califfo laico di Bagdad sembra dunque inevitabile. Per l’assistenza italiana agli USA l’ultima parola spetterà al Parlamento. I pro ed i contro sono innumerevoli. Per cominciare, si dovrà sapere come continuare ad operare nell’ambito di un organizzazione (ONU) che non conterà più nulla e cui gli USA taglieranno i viveri. Tra l’altro, un  atteggiamento non amichevole dell’Europa  potrebbe contribuire a spingere gli USA verso l’isolazionismo ed a ridurre il suo impegno nella NATO scaricando anche su di noi le spese per la difesa europea.

Alla fine, comunque, prevarrà  giustamente l’interesse italiano, specie quello essere chiamati a sederci domani al tavolo della pace. La prossima non sarà certo una blitz Krieg.  Le truppe americane dovranno fronteggiare l’incendio dei pozzi e la guerra chimica.  Assedieranno Bagdad e ne affameranno la popolazione sino all’ultimo bambino, ma non faranno certo lbattaglie vicolo per vicolo. C’è quindi il pericolo che la guerra cessi prima di essere vinta, perchè le urla dei pacifisti americani, come al tempo dei bonzi vietnamiti che si davano fuoco, potrebbero indurre Bush (come accadde a Nixon) ad accettare di perdere la faccia.

Ma, anche impantanato, Bush non mancherà di predisporre il suo tavolo della pace. Ed è proprio in vista di parteciparvi a tutti i costi che l’interesse economico italiano dovrebbe finire per convincere i parlamentari della maggioranza. L’opposizione da giorni chiede a Berlusconi di schierarsi  aprioristicamente contro la guerra di Bush. Finora Berlusconi non si è fatto fregare. L’interesse dell’Italia è solo di schierarsi con il vincitore che forse non sarà Bush, ma men che meno sarà Saddam. E non avrà più senso la richiesta di operare in coerenza con le NU che non hanno più la forza di decidere alcunchè né abbiamo interesse ad affiancarci a Chirac e Schroeder che hanno già spaccato la NATO e l’Europa ed ancor meno di far credere al mondo anticapitalista e quindi antiamericano di essere mossi da elevati sentimenti umanitari. Invece, assistere gli USA  non militarmente, ma come per l’Afganistan, nelle peace building operations  potrà meritare all’Italia di essere chiamata assieme al Regno Unito ed alla Spagna a ridisegnare la mappa petrolifera irachena ed a ricostruire la Mesopotamia per una spesa già misurata  in 850 miliardi di dollari! Ciò significherebbe che forse  l’AGIP potrà rafforzare la sua posizione nel Golfo Persico e le nostre imprese potranno partecipare al  Piano Marshal che creerà nuovi equilibri pacifici tra i paesi arabi. In ogni caso, eviteremo  anche il boicottaggio del made in Italy     da parte di americani indignati, come sta accadendo per lo champagne ed i formaggi francesi