09/03/2001

Caro Carlo,

 
su questo editoriale del 7/3 sta raccogliendo un consenso unanime e a me, parafrasando Totò, viene da chiedermi, sta avvedere che adesso il cretino sono io.
 
Io credo che ci si debba battere per l'eliminazione di questi privilegi "territoriali" e non per la loro estensione con logica di campanile.
 
A maggior ragione oggi che si affacciano all'Europa paesi come la Polonia ai quali l'Europa ha recentemente chiesto di far piazza pulita delle "zone franche".
 
Il punto è quello di favorire la massima possibile produzione di ricchezza con il più razionale possibile uso dei capitali d'investimento, francamente in una logica globalizzata (senti senti) che senso ha se tale ricchezza viene prodotta a Cagliari, a Cracovia o a Cork?
 
Saluti
 Rossetto
09/03/2001

Egregio Professor Pelanda, innanzitutto una breve presentazione: sono un ex-funzionario UE ( oggi in pensione), veneziano ma che vota a Pantelleria avendola scoperta da ragazzo e capito quanto gli fosse congeniale . Da questa premessa capirà come mai il suo articolo abbia potuto suscitare un tale interesse  da osare scriverle. Io sono da sempre fortemente impegnato alla preservazione delle caratteristiche e specificità delle Isole, in particolare di quelle minori del Mediterraneo. Purtroppo si è costretti a realizzare gli sforzi più impegnativi  per contrare i falsi disegni di "progresso sociale" portati avanti proprio dalle Autorità isolane. Le Autorità regionali, nazionali e comunitarie non sono purtroppo migliori !

Il problema è uno solo : nei territori insulari  sono di applicazione le stesse leggi in vigore nella terra ferma.
Non si vuole capire che un'Isola si puo' gestire solo con leggi o norme specifiche che tengano conto delle specificità isolane, che sono uniche . E come unicum debbono essere studiate.
Giustamente nel suo articolo lei ricorda che l'UE si basa anche sul principio " di compensare le aree penalizzate per essere geograficamente periferiche in relazione al centro europeo" ed auspica che il nostro governo negozi con Bruxelles una " competitività fiscale per le Isole" .
La Commissione, malgrado che nel suo Secondo Rapporto sulla Coesione economica e sociale del 31 gennaio 2001 riconosca "l'esistenza di vincoli specifici connessi ad alcuni territori dell'Unione, in particolare le Isole", essa  nei fatti, per la valutazione delle loro difficoltà socio-economiche, tiene conto soltanto dei criteri legati al PIL pro capite o al tasso di disoccupazione . Si svuota cosi ogni tentativo di soluzione dei problemi strutturali di queste regioni.
E' necessario pertanto che l'interpretazione corretta dell'art. 158 del Trattato di Amsterdam sia che l'insularità è una fonte di svantaggi strutturali permanenti ed in quanto tale costituisce un elemento specifico da prendere in considerazione, accanto agli altri.
Da qui l'esigenza di sollecitare la Commissione europea di concretizzare questo riconoscimento  elaborando delle politiche suscettibili di contenere e limitare le incidenze socio-economiche di questi vincoli naturali. 
L'Intergruppo Isole del Parlamento Europeo nella sua Dichiarazione di Cagliari ( 23 e 24 Febbraio 2001) chiede alla Commissione :
"- di creare uno strumento finanziario particolare per questi territori nella futura politica dei Fondi Strutturali
- di adottare misure specifiche nel quadro degli aiuti di stato e della fiscalità
- di inserire nel quadro del Libro Bianco della " Gouvernance"  dei dispositivi suscettibili di permettere un approccio   coordinato degli strumenti e delle politiche comunitarie per le regioni insulari 
- di interessare in queste azioni non soltanto i nuovi Stati membri e le loro Regioni ma anche le Regioni appartenenti ai Quindici
- di analizzare la specifica situazione insulare in rapporto alla liberalizzazione del mercato dell'energia
- di insistere sulla necessità di dare priorità allo sviluppo dell'energia rinnovabile nelle Isole tramite degli incentivi finanziari o fiscali " .
L'Intergruppo non si rivolge solo alla Commissione, ma sollecita anche le Autorità locali delle Regioni Insulari affinchè" ottimizzino la gestione dell'energia e approvino politiche che prendano in considerazione l'efficienza energetica e sensibilizzino gli utenti delle regioni insulari, nonchè i turisti, ad uso razionale dell'energia..." .
 
Auguriamoci che tutto cio' avvenga. Anche e soprattutto con il suo autorevole aiuto.
 
Non posso non ricordare che le prime proposte per l'adozione di misure specifiche destinate alle regioni insulari furono presentate al Consiglio europeo di Rodi del Dicembre 1988 : ma è solo nove anni dopo , con l'adozione del Trattato di Amsterdam, che l'UE ha aperto la via a nuove decisioni e misure politiche a favore delle Isole !
 
Nella speranza di non averla importunata oltremisura , la prego di accettare i miei più cordiali saluti.
Con stima     Gianfranco Rossetto  7, Avenue du Vénézuela    B- 1000 BRUXELLEX    Tel/fax +32 2 660 22 80