26/05/2003

Ecco la versione definitiva dell'appello ogm da inviare al Presidente del
Consiglio.
Esso verrà inviato apponendo in calce solo i nomi dei fondatori di GALILEO
2001 che
risponderanno di accettare di firmarlo.
Verrà inviato entro la settimana, quindi sareste cortesemente pregati di
rispondere entro mercoldì 28 maggio p.v. (Le risposte dovranno essere
inviate alla Sig.ra Angela Rosati: e-mail rosati@sede.enea.it oppure
galileo_2001@libero.it

Grazie,
Franco Battaglia

Ill.mo Sig. Presidente del Consiglio:

 

Gli Stati Uniti, il Canada, la Cina, l’India e molti altri paesi distribuiti in tutto il mondo, per un totale di più di 3 miliardi di persone, coltivano ed utilizzano piante migliorate attraverso l’ingegneria genetica (piante GM). L’intensa ricerca scientifica condotta in questi paesi ha mostrato che questa nuova metodologia, in sé, comporta rischi per la salute che sono non maggiori - ma semmai minori - di quelli già verificati ed accettati nell’agricoltura sia tradizionale sia, a maggior ragione, biologica. Inoltre, appaiono sempre più evidenti i vantaggi per l’economia e per la salute che derivano dal loro uso sia nei paesi ricchi che in quelli poveri.

 

Tuttavia, ancora oggi il nostro paese si distingue per le sue posizioni di estrema intransigenza: malgrado investa meno nella ricerca sulla sicurezza e sulla convenienza delle piante GM, l’Italia ha deciso che esse sono non sicure e non convenienti alla sua economia agricola e ai consumatori. Nel nostro paese, il Principio di Precauzione è stato troppo spesso interpretato, anche a livello istituzionale, come principio di blocco, e omettendo di considerare l’impressionante mole di dati scientifici a riguardo, si continua a sostenere che “non ne sappiamo abbastanza” e che perciò, nel dubbio, “è meglio astenersi”.

 

Se rischi ambientali dovessero esistere – fatto che nessuna scienza responsabile può escludere a priori - questi potrebbero - e dovrebbero - essere individuati e tenuti sotto controllo con l'applicazione del metodo scientifico, non certo con la creazione di un indiscriminato clima di diffidenza. L’Italia non finanzia adeguatamente la ricerca pubblica ed ostacola, con leggi e regolamenti che ci appaiono eccessivamente ed inutilmente restrittivi, le prove sperimentali e le coltivazioni in campo, che invece vengono attuate in tutto il mondo, incluse alcune aree dell’Unione Europea.

 

E tutto ciò mentre autorevoli istituzioni nazionali e internazionali (ad esempio, Società Italiana di Genetica Agraria, FAO, UNICEF, Pontifica Accademia delle Scienze, Accademia Francese di Medicina) si dichiarano ufficialmente allarmate per i ritardi che la diffidenza nei confronti sia delle piante GM, sia di quelle frutto dello sviluppo tecnologico, arreca allo sviluppo agricolo del mondo.

 

Philippe Busquin, Commissario Europeo alla Ricerca scientifica, ha affermato che “le piante GM sono più sicure perché più controllate”. Infatti, è la prima volta, nella storia dell’agricoltura mondiale, in cui esaustive leggi e regolamenti impongono che una pianta, solo perché prodotta con le nuove metodologie GM, debba essere analizzata per la sua accettabilità per la salute prima di essere commercializzata. Non è così per le piante tradizionali che, benché non esenti da rischi, non debbono ancora oggi subire alcun controllo preventivo.

 

La decisa opposizione all’uso dell’ingegneria genetica in agricoltura e la mancanza di un piano organico e adeguato di ricerca genetica e biotecnologica penalizzano le grandi colture (mais, soia, riso, frumento) ed anche le colture tipiche nazionali, importanti voci attive del settore primario dell’economia nazionale. Esse stanno progressivamente perdendo competitività sui mercati: senza ricerca e progresso l’agricoltura è destinata a perdere competitività, mentre adeguando le sue ricerche a quelle oggi avviate in molte strutture straniere di avanguardia, incluse quelle asiatiche, il governo potrebbe rilanciare le produzioni agricole nazionali, l’influenza italiana sui sistemi agricoli internazionali, e l’immagine della ricerca italiana nel mondo.

Ed invece oggi ci viene chiesto di ignorare le metodologie di trasferimento di geni introdotte ormai 20 anni. Nel nostro paese la ricerca genetica viene recepita acriticamente come origine di nuovi mali, al pari di quella chimica o di quella energetica. Da taluni viene chiesto di tornare ad un fantomatico “prodotto naturale”, che da secoli più non esiste in agricoltura e che nel caso delle grandi produzioni agricole non coincide davvero con le produzioni tipiche regionali e locali di elevata qualità.

 

Purtroppo, questo rifiuto delle moderne metodologie risulterà, a breve termine, disastroso per l’agricoltura italiana. Numerosi prodotti agricoli tipici italiani sono a rischio di estinzione, avendo caratteri genetici che ne condizionano la produttività. Le condizioni ambientali cambiano periodicamente e con esse cambia il rapporto pianta-ambiente: siccità, salinizzazione, perdita di fertilità dei suoli e comparsa di nuovi parassiti sono solo alcuni degli aspetti di un ambiente che cambia. O le piante vengono migliorate geneticamente o perdono competitività e saranno abbandonate dall’agricoltore!

 

È necessario che si applichino tutte le metodologie oggi offerte dalla scienza, senza escluderne alcuna: l’incrocio e la mutagenesi continueranno ad essere fondamentali, ma la comunità scientifica è convinta che le possibilità di miglioramento genetico non debbano fermarsi alle metodologie disponibili vent’anni fa, ma debbano includere anche quelle biotecnologiche di più recente acquisizione.

 

Il presente appello ha lo scopo di rendere consapevoli i responsabili politici ai massimi livelli dei pericoli che l’agricoltura nazionale sta correndo - e che sempre più correrà nel prossimo futuro - se perdurerà l’attuale opposizione ad una moderna ricerca nel settore agrario. Conseguenze nefaste sono già state sperimentate in quei casi in cui l’umanità ha rifiutato la scienza: proprio nel campo delle politiche agricole, il sovietico caso “Lyssenko” ne è un esempio. Con Galileo Galilei, l’Italia è stata la madre del metodo e del rigore scientifico: vogliamo proprio noi abbandonare oggi quel metodo e quel rigore?

 

Noi pertanto chiediamo che Ella si adoperi affinché le piante GM tornino ad essere considerate un argomento scientifico, in cui anche la comunità scientifica italiana possa esprimere in pieno la propria creatività. Chiediamo che ci si adoperi affinché si fornisca una corretta informazione alla popolazione e affinché l’applicazione dell’ingegneria genetica all’agricoltura, eliminando ogni zona d’ombra al riguardo, possa non più essere vista con diffidenza, ma contribuire invece alle scelte economiche, etiche e di sviluppo del nostro paese.

 

Firmano:

I fondatori di Galileo 2001