| 
 Ecco la versione definitiva dell'appello ogm da inviare al Presidente
        del Ill.mo Sig. Presidente del Consiglio:   Gli
        Stati Uniti, il Canada, la Cina, l’India e molti altri paesi
        distribuiti in tutto il mondo, per un totale di più di 3 miliardi di
        persone, coltivano ed utilizzano piante migliorate attraverso
        l’ingegneria genetica (piante GM). L’intensa ricerca scientifica
        condotta in questi paesi ha mostrato che questa nuova metodologia, in sé,
        comporta rischi per la salute che sono non maggiori - ma semmai minori -
        di quelli già verificati ed accettati nell’agricoltura sia
        tradizionale sia, a maggior ragione, biologica. Inoltre, appaiono sempre
        più evidenti i vantaggi per l’economia e per la salute che derivano
        dal loro uso sia nei paesi ricchi che in quelli poveri.   Tuttavia, ancora oggi il nostro paese si distingue
        per le sue posizioni di estrema intransigenza: malgrado investa meno
        nella ricerca sulla sicurezza e sulla convenienza delle piante GM,
        l’Italia ha deciso che esse sono non sicure e non convenienti alla sua
        economia agricola e ai consumatori. Nel nostro paese, il Principio
        di Precauzione è stato troppo spesso interpretato, anche a livello
        istituzionale, come principio di blocco, e omettendo di considerare
        l’impressionante mole di dati scientifici a riguardo, si continua a
        sostenere che “non ne sappiamo abbastanza” e che perciò, nel
        dubbio, “è meglio astenersi”.   Se rischi ambientali dovessero esistere – fatto che
        nessuna scienza responsabile può escludere a priori - questi potrebbero
        - e dovrebbero - essere individuati e tenuti sotto controllo con
        l'applicazione del metodo scientifico, non certo con la creazione di un
        indiscriminato clima di diffidenza. L’Italia non finanzia
        adeguatamente la ricerca pubblica ed ostacola, con leggi e regolamenti
        che ci appaiono eccessivamente ed inutilmente restrittivi, le prove
        sperimentali e le coltivazioni in campo, che invece vengono attuate in
        tutto il mondo, incluse alcune aree dell’Unione Europea.   E tutto ciò mentre autorevoli istituzioni nazionali
        e internazionali (ad esempio, Società Italiana di Genetica Agraria,
        FAO, UNICEF, Pontifica Accademia delle Scienze, Accademia Francese di
        Medicina) si dichiarano ufficialmente allarmate per i ritardi che la
        diffidenza nei confronti sia delle piante GM, sia di quelle frutto dello
        sviluppo tecnologico, arreca allo sviluppo agricolo del mondo.   Philippe
        Busquin, Commissario Europeo alla Ricerca scientifica, ha affermato che
        “le piante GM sono più sicure perché più controllate”. Infatti,
        è la prima volta, nella storia dell’agricoltura mondiale, in cui
        esaustive leggi e regolamenti impongono che una pianta, solo perché
        prodotta con le nuove metodologie GM, debba essere analizzata per la sua
        accettabilità per la salute prima di essere commercializzata. Non è
        così per le piante tradizionali che, benché non esenti da rischi, non
        debbono ancora oggi subire alcun controllo preventivo.   La decisa opposizione all’uso dell’ingegneria
        genetica in agricoltura e la mancanza di un piano organico e adeguato di
        ricerca genetica e biotecnologica penalizzano le grandi colture (mais,
        soia, riso, frumento) ed anche le colture tipiche nazionali, importanti
        voci attive del settore primario dell’economia nazionale. Esse stanno
        progressivamente perdendo competitività sui mercati: senza ricerca e
        progresso l’agricoltura è destinata a perdere competitività, mentre
        adeguando le sue ricerche a quelle oggi avviate in molte
        strutture straniere di avanguardia, incluse quelle asiatiche, il governo potrebbe rilanciare le produzioni agricole nazionali,
        l’influenza italiana sui sistemi agricoli internazionali, e
        l’immagine della ricerca italiana nel mondo. Ed invece oggi ci viene chiesto di ignorare le
        metodologie di trasferimento di geni introdotte ormai 20 anni. Nel
        nostro paese la ricerca genetica viene recepita acriticamente come
        origine di nuovi mali, al pari di quella chimica o di quella energetica.
        Da taluni viene chiesto di tornare ad un fantomatico “prodotto
        naturale”, che da secoli più non esiste in agricoltura e che nel caso
        delle grandi produzioni agricole non coincide davvero con le produzioni
        tipiche regionali e locali di elevata qualità.   Purtroppo, questo rifiuto delle moderne metodologie
        risulterà, a breve termine, disastroso per l’agricoltura italiana.
        Numerosi prodotti agricoli tipici italiani sono a rischio di estinzione,
        avendo caratteri genetici che ne condizionano la produttività. Le
        condizioni ambientali cambiano periodicamente e con esse cambia il
        rapporto pianta-ambiente: siccità, salinizzazione, perdita di fertilità
        dei suoli e comparsa di nuovi parassiti sono solo alcuni degli aspetti
        di un ambiente che cambia. O le piante vengono migliorate geneticamente
        o perdono competitività e saranno abbandonate dall’agricoltore!   È necessario che si applichino tutte le metodologie
        oggi offerte dalla scienza, senza escluderne alcuna: l’incrocio e la
        mutagenesi continueranno ad essere fondamentali, ma la comunità
        scientifica è convinta che le possibilità di miglioramento genetico
        non debbano fermarsi alle metodologie disponibili vent’anni fa, ma
        debbano includere anche quelle biotecnologiche di più recente
        acquisizione.   Il presente appello ha lo scopo di rendere
        consapevoli i responsabili politici ai massimi livelli dei pericoli che
        l’agricoltura nazionale sta correndo - e che sempre più correrà nel
        prossimo futuro - se perdurerà l’attuale opposizione ad una moderna
        ricerca nel settore agrario. Conseguenze nefaste sono già state
        sperimentate in quei casi in cui l’umanità ha rifiutato la scienza:
        proprio nel campo delle politiche agricole, il sovietico caso
        “Lyssenko” ne è un esempio. Con Galileo Galilei, l’Italia è
        stata la madre del metodo e del rigore scientifico: vogliamo proprio noi
        abbandonare oggi quel metodo e quel rigore?   Noi pertanto chiediamo che Ella si adoperi affinché
        le piante GM tornino ad essere considerate un argomento scientifico, in
        cui anche la comunità scientifica italiana possa esprimere in pieno la
        propria creatività. Chiediamo che ci si adoperi affinché si fornisca
        una corretta informazione alla popolazione e affinché l’applicazione
        dell’ingegneria genetica all’agricoltura, eliminando ogni zona
        d’ombra al riguardo, possa non più essere vista con diffidenza, ma
        contribuire invece alle scelte economiche, etiche e di sviluppo del
        nostro paese.   Firmano:  I fondatori di Galileo 2001 |