28/05/2003

Mi perdoni dott. Pelanda ( beh è anche la prima volta che mi occupo di cose del genere), ma credo che forse sia più interessante approfondire dei temi anzichè parlare un po' di tutto e un po' di niente. Se Le va, potrebbe commentare questa notizia dal Corsera di oggi? Grazie. Matteo Forte

 

Primo bilancio della sperimentazione dei corsi regionali. Da settembre il triennio sarà riconosciuto in tutta Europa. I sindacati: a rischio gli istituti statali

 

Formazione professionale, la scommessa lombarda

Stage nelle imprese e tutor. Investimento di 14 milioni di euro: più di 1.600 studenti per imparare il sapere tecnico. E i più bravi passano al liceo

Com’era e come sarà. La scuola lombarda fa il bilancio di un anno di sperimentazione e rilancia il suo modello. Scuola primaria e portfolio, anticipo a cinque anni e mezzo e tutor, certo. Ma, soprattutto, la possibilità di scegliere tra licei (il "canale dell’istruzione") e formazione professionale ("istruzione e formazione). Una battaglia combattuta dall’assessore regionale Alberto Guglielmo, secondo il quale la riforma è da considerare "monca" se gli istituti tecnici non saranno trasferiti accanto ai professionali (e, quindi, nel secondo canale). Così, forte dell’"ok" del ministro Letizia Moratti (dopo un incontro avvenuto la settimana scorsa), e dei 14 milioni di euro da investire nel prossimo anno scolastico, Guglielmo mette "a regime" la sperimentazione e modifica il sistema di istruzione e formazione professionale a partire dai corsi triennali.

 

I CORSI - Oltre 1.600 quattordicenni lombardi entreranno, a partire dal prossimo settembre, nel sistema dell’istruzione professionale: quasi un centinaio di classi (l’anno scorso erano 35) inserite nei corsi triennali della Regione. Ogni percorso farà riferimento a un’"area professionale", entro cui verranno create le specializzazioni. Il ciclo di studi - assicurano dal Pirellone - dovrà garantire le basi per passare nel canale dei licei (le famose "passerelle") o per proseguire gli studi dopo la qualifica.

Sono previsti stage formativi in collaborazione con le imprese, per ogni corso esisterà la figura del tutor-coordinatore didattico, mentre i vecchi corsi biennali (cui potranno accedere i ragazzi promossi al secondo anno delle superiori) saranno modificati nei programmi in modo da convergere in quelli triennali.

 

IN EUROPA - Al termine dei corsi professionali saranno rilasciate dal ministero qualifiche valide in Italia e in tutta Europa. Come nella scuola dell’obbligo, ogni allievo avrà un "portfolio", un libretto che conterrà tutte le competenze acquisite durante gli studi (anche quelle extrascolastiche). Il portfolio contribuirà all’elaborazione del "Libretto formativo del cittadino" che la Regione Lombardia adotterà per tutte le attività scolastiche e formative. Sarà garantito il supporto all'inserimento lavorativo. Infine, insegnanti e personale amministrativo saranno gestiti direttamente dall’ente Regione.

 

GLI SCETTICI - La scuola lombarda, figlia della devolution , ha riscosso perplessità tra i sindacati regionali. "Siamo contrari - commenta Wolfango Pirelli, segretario regionale di Cgil Scuola - al trasferimento dei tecnici e professionali alle Regioni. Anche Confindustria si è espressa in questo senso". Cgil scuola pensa piuttosto, accanto ai licei, a un'area tecnico-professionale statale, nella quale ricollocare gli attuali istituti tecnici e professionali. Pirelli continua: "L’idea di impoverire l'esperienza di queste scuole incanalandola nella formazione professionale regionale non è accettabile". Dello stesso parere Alessandro Dutto, dello Snals: "Si perde una tradizione tutta lombarda, l’esperienza di alternanza scuola lavoro molto legata alla nostra Regione".