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 Il referendum delle barzellettePer
        mesi ci hanno fatto credere che la modifica dell'articolo 18, proposta
        in via sperimentale per alcuni casi marginali dal Governo per favorire
        la crescita occupazionale, fosse un attentato ai sacri diritti cui i
        lavoratori non possono rinunciare. Così milioni di persone sono state
        convinte a scendere in piazza contro un simile sopruso. Qualcuno,
        tuttavia, ha notato che non tutti i lavoratori rientravano nella
        categoria dei lavoratori tutelati dall'articolo 18 dello statuto dei
        lavoratori, e prendendo alla lettera chi quegli slogan li ha coniati, ha
        pensato bene di chiedere l'estensione delle stesse tutele a tutti i
        lavoratori. Il
        che sarebbe un disastro per l'economia del paese, oltre che una
        spinta all'incremento del lavoro nero. Un colpo basso, quindi, per tutti
        quei falsi combattenti che queste conseguenze le conoscono bene e che i
        toni duri li avevano usati solo per farsi "belli e puri"
        dinanzi al popolo. Così abbiamo assistito alle ardite capriole di
        quanti, entrando in contraddizione con la propria anima rivoluzionaria,
        sono arrivati a dirci nell'ordine: -
        il referendum è un grave errore (quindi voto
        si, ma a titolo personale )(Cofferati); -
        il referendum è inutile (quindi mi astengo) (Fassino); -
        il referendum va boicottato (Giugni ed altri illustri
        ex esponenti sindacali); -
        il referendum è sbagliato (ma lo voto lo stesso) (Epifani). Ma
        l’aspetto più comico ci è stato offerto dalla Gazzetta Ufficiale
        dell'11 aprile scorso, che nell'annunciare il referendum ha commesso un
        piccolissimo errore: "Si indice referendum per l'abrogazione
        dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori". Testo
        ineccepibile se non fosse che il referendum sia stato promosso da
        Rifondazione comunista e non certo da qualche estremista della
        Confindustria.... Ma nel prossimo numero il ministro per i Rapporti
        col Parlamento, Giovanardi, chiamato in causa da una interrogazione del
        rifondarolo Alfonso Gianni, ha assicurato che ci sarà l'errata corrige.
         Peccato
        che la errata corrige non sia stata prodotta per tempo dagli stessi
        promotori di questo referendum, togliendoci sì il piacere di
        queste spassose sceneggiate, ma evitando anche una spesa inutile per la
        collettività.  
          Paolo
          Carotenuto (Napoli)
         
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