11/05/2003

Il referendum delle barzellette

Per mesi ci hanno fatto credere che la modifica dell'articolo 18, proposta in via sperimentale per alcuni casi marginali dal Governo per favorire la crescita occupazionale, fosse un attentato ai sacri diritti cui i lavoratori non possono rinunciare. Così milioni di persone sono state convinte a scendere in piazza contro un simile sopruso. Qualcuno, tuttavia, ha notato che non tutti i lavoratori rientravano nella categoria dei lavoratori tutelati dall'articolo 18 dello statuto dei lavoratori, e prendendo alla lettera chi quegli slogan li ha coniati, ha pensato bene di chiedere l'estensione delle stesse tutele a tutti i lavoratori.

Il che sarebbe un disastro per l'economia del paese, oltre che una spinta all'incremento del lavoro nero. Un colpo basso, quindi, per tutti quei falsi combattenti che queste conseguenze le conoscono bene e che i toni duri li avevano usati solo per farsi "belli e puri" dinanzi al popolo. Così abbiamo assistito alle ardite capriole di quanti, entrando in contraddizione con la propria anima rivoluzionaria, sono arrivati a dirci nell'ordine:

- il referendum è un grave errore (quindi voto si, ma a titolo personale )(Cofferati);

- il referendum è inutile (quindi mi astengo) (Fassino);

- il referendum va boicottato (Giugni ed altri illustri ex esponenti sindacali);

- il referendum è sbagliato (ma lo voto lo stesso) (Epifani).

Ma l’aspetto più comico ci è stato offerto dalla Gazzetta Ufficiale dell'11 aprile scorso, che nell'annunciare il referendum ha commesso un piccolissimo errore: "Si indice referendum per l'abrogazione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori". Testo ineccepibile se non fosse che il referendum sia stato promosso da Rifondazione comunista e non certo da qualche estremista della Confindustria.... Ma nel prossimo numero il ministro per i Rapporti col Parlamento, Giovanardi, chiamato in causa da una interrogazione del rifondarolo Alfonso Gianni, ha assicurato che ci sarà l'errata corrige.

Peccato che la errata corrige non sia stata prodotta per tempo dagli stessi promotori di questo referendum, togliendoci sì il piacere di queste spassose sceneggiate, ma evitando anche una spesa inutile per la collettività. 

Paolo Carotenuto (Napoli)
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