Gent.mo sig.re
dr. Carlo Pelanda
c/o Redazione de "Il Giornale"
Oggetto: UN TAGLIO ALLA TASSA OCCULTA.
ho letto con attenzione, ed ho apprezzato moltissimo il Suo
articolo
pubblicato su "Il Giornale" anno XXIX, n. 121, del 24
maggio 2002.
L'argomento assai "spinoso" da Lei trattato, nelle sue
motivazioni
generali, e per quanto mi riguarda, sfonda la classica "porta
aperta".
Io, infatti, sono un avvocato specializzato in diritto civile e
commerciale, iscritto all'albo dell'ordine di Modena dal 24 aprile
1985,
anche se per eta (43 anni) mi ritengo ancora relativamente
giovane, e
condivido in pieno le Sue preoccupazioni, in pratica dal giorno in
cui ho
iniziato a svolgere la mia modesta professione.
Non sto a replicare agli argomenti da Lei toccati nel Suo
articolo, perche
sono tutti fatti veri, e noti oltre che agli operatori di
giustizia, anche
al cittadino comune che ha dovuto fare i conti con le inefficienze
della
giustizia civile.
Tuttavia, visto che per la prima volta abbiamo un governo stabile,
che
afferma di volere riformare seriamente le istituzioni piu obsolete
della
Nostra Italia, Le suggerirei di aprire un dibattito tra operatori
del
diritto, e semplici utenti del servizio giustizia, dalle pagine
del Nostro
Giornale (che leggo ogni giorno dal 1975), perche si possano
finalmente
smascherare coloro che non vogliono i riti alternativi; coloro che
"remano
contro" la diffusione dell'arbitrato (anche se amministrato
da una Camera
Arbitrale), scoprendone le motivazioni; coloro che vorrebbero
"deregolamentare" l'esercizio della professione forense,
privando i
Consigli degli ordini dei poteri disciplinari che ancora
conservano; chi
non vuole che gli avvocati con piu di venti anni di dignitosa
professione,
possano essere aggregati alle sezioni civili dei Tribunali
ordinari, per
svolgere con la giusta competenza le stesse funzioni affidate ai
magistrati in carriera.
Basterebbe prevedere per gli avvocati aggregati alla magistratura
un
compenso adeguato per ogni udienza, per ogni sentenza, per ogni
ordinanza,
da porre a carico della parte soccombente, o di tutte le parti in
solido
tra loro, in caso di sussistenza di legittimi motivi di
compensazione, per
ottenere in concreto una riforma a costo "0".
In questo modo, la magistratura togata, potrebbe concentrarsi
sulla solu
zione delle controversie d'interesse pubblico, come quelle in
materia
penale; in materia societaria e fallimentare; ed in materia di
diritto di
famiglia e delle persone.
E che dire poi delle precedenti novelle al codice di procedura
civile, che
hanno solo aumentato le tagliole rappresentate da decadenze e
termini
perentori, senza risolvere i veri problemi del processo civile?
Perche non introdurre anche nel nostro processo civile un istituto
processuale simile a quello adottato dalla Corte di Giustizia CEE,
dove
non esistono decadenze e termini per errori processuali, ma solo termini
per
produrre difese, memorie, documenti, e proporre prove, imposti dal
giudice
tenendo conto della difficolta dell'argomento "sub iudice"?
Lo sanno gli Italiani che avanti all Corte di Giustizia CEE sono i
cancellieri che avvertono gli avvocati circa eventuali
irregolarita
formali e/o processuali sanabili fino alla prima udienza davanti al
Giudice
Istruttore, in modo da consentire ai difensori di concentrarsi
esclusivamente sulle questioni giuridiche, come dovrebbe essere in
un
ordinamento civile degno di tal nome?
Per dirla in breve, nel caso in cui il dibattito su questo tema
sulle
pagine de "Il Giornale", dovesse appassionare in qualche
misura i lettori,
in circa un mese, si potrebbero sottoporre al Ministro Castelli
molte
questioni sulle quali riflettere, nella speranza che alla fine sia
presentata in Parlamento la riforma piu giusta per il Nostro a dir
poco
arretrato processo civile.
In caso di pubblicazione di questa lettera, La prego di non
pubblicare il
mio nome per esteso (bastano le iniziali), perche allo stato, le
norme
deontologiche non consentono agli avvocati di farsi pubblicita a
mezzo
stampa.
Infine, vorrei dare un suggerimento di Marketing al Nostro
direttore:
perche dopo Repubblica ed Il Corriere della Sera, anche Il
Giornale non
vende ogni settimana, in edizione economica, un volume "del
piu bel
romanzo" mai scritto, che sarebbe la "STORIA D'ITALIA"
scritta dal grande
Indro, insieme agli altrettanto grandi Gervaso e Cervi?
Credo che un simile sforzo editoriale, oltre ad essere gradito a
tutti i
lettori, sarebbe un giusto omaggio al fondatore della Nostra
testata.
La ringrazio dell'attenzione e le porgo i miei piu cordiali
saluti.
L.C. Modena>
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