27/05/2002

Gent.mo sig.re
dr. Carlo Pelanda

 c/o Redazione de "Il Giornale"



 Oggetto: UN TAGLIO ALLA TASSA OCCULTA.


 ho letto con attenzione, ed ho apprezzato moltissimo il Suo articolo
 pubblicato su "Il Giornale" anno XXIX, n. 121, del 24 maggio 2002.

 L'argomento assai "spinoso" da Lei trattato, nelle sue motivazioni
 generali, e per quanto mi riguarda, sfonda la classica "porta aperta".

 Io, infatti, sono un avvocato specializzato in diritto civile e
 commerciale, iscritto all'albo dell'ordine di Modena dal 24 aprile 1985,
 anche se per eta (43 anni) mi ritengo ancora relativamente giovane, e
 condivido in pieno le Sue preoccupazioni, in pratica dal giorno in cui ho
 iniziato a svolgere la mia modesta professione.

 Non sto a replicare agli argomenti da Lei toccati nel Suo articolo, perche
 sono tutti fatti veri, e noti oltre che agli operatori di giustizia, anche
 al cittadino comune che ha dovuto fare i conti con le inefficienze della
 giustizia civile.

 Tuttavia, visto che per la prima volta abbiamo un governo stabile, che
 afferma di volere riformare seriamente le istituzioni piu obsolete della
 Nostra Italia, Le suggerirei di aprire un dibattito tra operatori del
 diritto, e semplici utenti del servizio giustizia, dalle pagine del Nostro
 Giornale (che leggo ogni giorno dal 1975), perche si possano finalmente
 smascherare coloro che non vogliono i riti alternativi; coloro che "remano
 contro" la diffusione dell'arbitrato (anche se amministrato da una Camera
 Arbitrale), scoprendone le motivazioni; coloro che vorrebbero
 "deregolamentare" l'esercizio della professione forense, privando i
 Consigli degli ordini dei poteri disciplinari che ancora conservano; chi
 non vuole che gli avvocati con piu di venti anni di dignitosa professione,
 possano essere aggregati alle sezioni civili dei Tribunali ordinari, per
 svolgere con la giusta competenza le stesse funzioni affidate ai
magistrati in carriera.

 Basterebbe prevedere per gli avvocati aggregati alla magistratura un
 compenso adeguato per ogni udienza, per ogni sentenza, per ogni ordinanza,
 da porre a carico della parte soccombente, o di tutte le parti in solido
 tra loro, in caso di sussistenza di legittimi motivi di compensazione, per
 ottenere in concreto una riforma a costo "0".

 In questo modo, la magistratura togata, potrebbe concentrarsi sulla solu
 zione delle controversie d'interesse pubblico, come quelle in materia
 penale; in materia societaria e fallimentare; ed in materia di diritto di
 famiglia e delle persone.

 E che dire poi delle precedenti novelle al codice di procedura civile, che
 hanno solo aumentato le tagliole rappresentate da decadenze e termini
 perentori, senza risolvere i veri problemi del processo civile?

 Perche non introdurre anche nel nostro processo civile un istituto
 processuale simile a quello adottato dalla Corte di Giustizia CEE, dove
non esistono decadenze e termini per errori processuali, ma solo termini per
 produrre difese, memorie, documenti, e proporre prove, imposti dal giudice
 tenendo conto della difficolta dell'argomento "sub iudice"?

 Lo sanno gli Italiani che avanti all Corte di Giustizia CEE sono i
 cancellieri che avvertono gli avvocati circa eventuali irregolarita
formali e/o processuali sanabili fino alla prima udienza davanti al Giudice
 Istruttore, in modo da consentire ai difensori di concentrarsi
 esclusivamente sulle questioni giuridiche, come dovrebbe essere in un
 ordinamento civile degno di tal nome?

 Per dirla in breve, nel caso in cui il dibattito su questo tema sulle
 pagine de "Il Giornale", dovesse appassionare in qualche misura i lettori,
 in circa un mese, si potrebbero sottoporre al Ministro Castelli molte
 questioni sulle quali riflettere, nella speranza che alla fine sia
 presentata in Parlamento la riforma piu giusta per il Nostro a dir poco
 arretrato processo civile.

 In caso di pubblicazione di questa lettera, La prego di non pubblicare il
 mio nome per esteso (bastano le iniziali), perche allo stato, le norme
 deontologiche non consentono agli avvocati di farsi pubblicita a mezzo
 stampa.

 Infine, vorrei dare un suggerimento di Marketing al Nostro direttore:

 perche dopo Repubblica ed Il Corriere della Sera, anche Il Giornale non
 vende ogni settimana, in edizione economica, un volume "del piu bel
 romanzo" mai scritto, che sarebbe la "STORIA D'ITALIA" scritta dal grande
 Indro, insieme agli altrettanto grandi Gervaso e Cervi?

 Credo che un simile sforzo editoriale, oltre ad essere gradito a tutti i
 lettori, sarebbe un giusto omaggio al fondatore della Nostra testata.

 La ringrazio dell'attenzione e le porgo i miei piu cordiali saluti.

L.C. Modena>