02/05/2002
Preg.mo prof.Pelanda Le invio queste considerazioni mediate dall'esperienza che potrebbero indurre ad opportune riflessioni.
 
"Coefficiente di gradimento" del lavoro
 
In Italia si ha la convivenza contraddittoria di un'alta percentuale di disoccupazione e di un'alta offerta di lavoro in molti settori. Questa anomalia impone necessariamente degli interventi legislativi che riformino l'attuale situazione.
Per evitare  feroci lotte sindacali e sociali, per evitare percorsi scorretti nelle assunzioni, per consentire una reale programmazione nazionale e personale, per una lotta incisiva alla disoccupazione, per rendere superflua almeno una parte dell'immigrazione, per liberare giovani energie potenzialmente notevoli ecc., occorre un modello matematico che consenta di definire un "coefficiente di gradimento" del lavoro non autonomo che quantizzi in modo equo ed indiscutibile la remunerazione. Si tratterebbe tutto sommato, di praticare anche in questo ambito la legge della domanda e dell'offerta; legge inderogabile nel medio-lungo periodo che, se disattesa, porta a storture sociali che sconvolgono la convivenza civile.
Partendo comunque da una remunerazione dignitosa, si stabilisca un punteggio che consenta di calcolare un "coefficiente di gradimento" del lavoro attraverso una somma algebrica dei valori dei "minus" e dei "plus" il cui differenziale venga quantizzato in denaro e sommato algebricamente alla remunerazione di base. Per la contribuzione si userą lo stesso sistema con segno contrario.
Ogni cinque anni, si varieranno i punteggi dei "minus" e dei "plus" in funzione dei risultati statistici dei settori di impiego e delle zone geografiche (nord-centro-sud-isole ecc.).Per "minus" si intendono luoghi di lavoro confortevoli, orario di lavoro breve, scarsa preparazione scolastica o professionale, sicurezza dell'impiego, sicurezza della remunerazione ecc. Per "plus" invece lavori usuranti, luoghi di lavoro inclementi, licenziabilitą, preparazione scolastica e/o professionale ecc.
Qui sono state esposte le linee di principio, ovviamente il modello reale si muoverebbe in un campo pił sofisticato e completo.
Tale sistema, visto che anche i privilegi vengono definiti diritti acquisiti, potrą valere per i nuovi assunti; ove non sia possibile neanche tale logica soluzione valgano almeno i suoi principi quale base delle contrattazioni.
Nel primo periodo potrebbe accadere che le finanze statali subiscano una lieve caduta negli introiti ma, a regime, tali saranno i vantaggi che sicuramente il saldo risulterą positivo.
 
 
 
                                                                           Anacleto Marinelli