22/05/2001

La questione dell’Energia

 

-         di LUCIANO VENIA –

-         Il sistema mondiale connesso e interconnesso, globalizzato e standardizzato attorno a codificazioni e tecniche sostenute da linee politico-economiche condivise ed egemoni con il ruolo primario dei mercati e del libero scambio di saperi e merci, valori e servizi si pone nuovamente e con rilievo grande la questione centrale dell’energia. La essenzialità della dotazione energetica è provata dalla indispensabilità della forza che regola la vita umana in ogni suo aspetto e ne garantisce la qualità. Le misure adottate ancora di recente ,da numerosi paesi ricchi e poveri dagli Stati Uniti al Brasile e che puntano al risparmio energetico si sposano al ritorno delle tesi favorevoli all’uso pacifico del nucleare e allo stimolo alla ricerca scientifica che spera nella definitiva scoperta di fonti rinnovabili e pulite per muovere il mondo civile. Dal movimento al riscaldamento, dalla produzione alla distribuzione di beni e servizi tutto si impernia sul fattore energetico. Quando vennero introdotte le macchine alimentate dal vapore e vennero riformate le organizzazioni del lavoro con la progressiva nascita e l’ampliamento degli opifici in prossimità dei corsi d’acqua, nessuno immaginava che i lampioni delle città avrebbero cambiato forma e sarebbero stati illuminati dalla incandescenza di sottili filamenti irrorati da energia, così come nessuno avrebbe potuto ipotizzare allora che stendendo per migliaia di chilometri fili metallici ricoperti di gomme isolanti, si sarebbero potuto muovere ruote, pale e ingranaggi complessi senza bruciatori nelle vicinanze che divorando legnami e petroli avessero vaporizzato l’acqua circolante trasformandola in Potenza Motrice. Il Watt  e i contemporanei inventori di macchine e sistemi anticiparono un lungo moto di “progresso” capace di accorciare le distanze tra terre lontane e moltiplicare la produzione di beni salutando la chiusa stagione dell’autoconsumo .Le guerre moderne si fanno per l’energia, per assicurare la disponibilità e l’abbondanza delle risorse energetiche e per il loro trasferimento alle città e ai centri di produzione. Un paese e anzi un sistema politico-economico, un’area geopolitica quindi si sviluppano, raggiungono il benessere e distribuiscono ricchezza alle famiglie e alle imprese ricompresse nel proprio spazio se e solo se dispongono di ingenti quantità di energia da commercializzare o da utilizzare nel sistema produttivo.

Il petrolio e il gas restano prodotti fondamentali per la civiltà umana, per il suo dispiegamento e per mantenere identico il livello di qualità dell’esistenza dei popoli, ma anche per estenderlo a ulteriori ed ampie aree del mondo dove lo sviluppo è in ritardo e sono tuttora pregiudicati elementari diritti naturali e civili. I governi hanno un solo obiettivo da raggiungere se intendono migliorare tutti gli indicatori econometrici e in definitiva sociali e civili: tanta energia.

Essa precede ogni altra logica industriale ed economica. L’energia accende gli schermi e muove la ruota del carro. L’energia illumina la notte e salva la vita negli ospedali. Una volta a scuola gli Stati venivano catalogati secondo l’abbondanza della materie prime. Definizione derivata dalla filosofia degli antichissimi greci.

Eppure la Prima Materia è ancora l’energia. Da questa tutto deriva e tutto viene secondo quanto è potenzialmente possibile in rapporto alla conoscenza delle epoche e al grado di sviluppo.

Molta energia consente al povero di riscaldarsi a casa del ricco. Poca energia spegne anche il calorifero del possidente e gela la società…. Le promesse ecologiche ammantate di ottimismo proclamano da decenni la possibilità di rintracciare nella geotermia, nell’eolico e nel fotovoltaico le fonti miracolistiche e inesauribili (secondo i parametri umani) per un interminabile e progressivo sviluppo. Altri vorrebbero e vogliono imbrigliare la potenza dei fiumi in moto e le maree o sfruttare reazioni chimico-fisiche altre per ricavarne energia.Il Nobel Rubbia a sua volta lavora con impegno – di rilevanza storica impareggiabile per il genere umano – per utilizzare l’idrogeno nella trazione e in generale per estendere al sistema mondiale una vantaggiosa e non inquinante tecnologia alimentata da innovativa applicazione di idrogeno.

Mentre si discute (ed è un bene discuterne oltre un ecumenismo superficiale sull’allargamento entro il 2006 dell’Unione Europea) perviene la notizia del dialogo tra Europa e Russia sulla possibile realizzazione a medio termine di uno spazio geoeconomico sorretto da una moneta unica dall’Atlantico agli Urali.

Bene. Purchè rechi vantaggio all’Europa e all’Italia. Cioè aggiunga Energia!

Luciano Venia