| 
 La questione dell’Energia  -        
      di LUCIANO VENIA
      – -        
      Il sistema mondiale
      connesso e interconnesso, globalizzato e standardizzato attorno a
      codificazioni e tecniche sostenute da linee politico-economiche condivise
      ed egemoni con il ruolo primario dei mercati e del libero scambio di
      saperi e merci, valori e servizi si pone nuovamente e con rilievo grande
      la questione centrale dell’energia. La essenzialità della dotazione
      energetica è provata dalla indispensabilità della forza che regola la
      vita umana in ogni suo aspetto e ne garantisce la qualità. Le misure
      adottate ancora di recente ,da numerosi paesi ricchi e poveri dagli Stati
      Uniti al Brasile e che puntano al risparmio energetico si sposano al
      ritorno delle tesi favorevoli all’uso pacifico del nucleare e allo
      stimolo alla ricerca scientifica che spera nella definitiva scoperta di
      fonti rinnovabili e pulite per muovere il mondo civile. Dal movimento al
      riscaldamento, dalla produzione alla distribuzione di beni e servizi tutto
      si impernia sul fattore energetico. Quando vennero introdotte le macchine
      alimentate dal vapore e vennero riformate le organizzazioni del lavoro con
      la progressiva nascita e l’ampliamento degli opifici in prossimità dei
      corsi d’acqua, nessuno immaginava che i lampioni delle città avrebbero
      cambiato forma e sarebbero stati illuminati dalla incandescenza di sottili
      filamenti irrorati da energia, così come nessuno avrebbe potuto
      ipotizzare allora che stendendo per migliaia di chilometri fili metallici
      ricoperti di gomme isolanti, si sarebbero potuto muovere ruote, pale e
      ingranaggi complessi senza bruciatori nelle vicinanze che divorando
      legnami e petroli avessero vaporizzato l’acqua circolante trasformandola
      in Potenza Motrice. Il Watt  e
      i contemporanei inventori di macchine e sistemi anticiparono un lungo moto
      di “progresso” capace di accorciare le distanze tra terre lontane e
      moltiplicare la produzione di beni salutando la chiusa stagione dell’autoconsumo
      .Le guerre moderne si fanno per l’energia, per assicurare la
      disponibilità e l’abbondanza delle risorse energetiche e per il loro
      trasferimento alle città e ai centri di produzione. Un paese e anzi un
      sistema politico-economico, un’area geopolitica quindi si sviluppano,
      raggiungono il benessere e distribuiscono ricchezza alle famiglie e alle
      imprese ricompresse nel proprio spazio se e solo se dispongono di ingenti
      quantità di energia da commercializzare o da utilizzare nel sistema
      produttivo. Il
      petrolio e il gas restano prodotti fondamentali per la civiltà umana, per
      il suo dispiegamento e per mantenere identico il livello di qualità
      dell’esistenza dei popoli, ma anche per estenderlo a ulteriori ed ampie
      aree del mondo dove lo sviluppo è in ritardo e sono tuttora pregiudicati
      elementari diritti naturali e civili. I governi hanno un solo obiettivo da
      raggiungere se intendono migliorare tutti gli indicatori econometrici e in
      definitiva sociali e civili: tanta energia.Essa
      precede ogni altra logica industriale ed economica. L’energia accende
      gli schermi e muove la ruota del carro. L’energia illumina la notte e
      salva la vita negli ospedali. Una volta a scuola gli Stati venivano
      catalogati secondo l’abbondanza della materie prime. Definizione
      derivata dalla filosofia degli antichissimi greci.Eppure
      la Prima Materia è ancora l’energia. Da questa tutto deriva e tutto
      viene secondo quanto è potenzialmente possibile in rapporto alla
      conoscenza delle epoche e al grado di sviluppo.Molta
      energia consente al povero di riscaldarsi a casa del ricco. Poca energia
      spegne anche il calorifero del possidente e gela la società…. Le
      promesse ecologiche ammantate di ottimismo proclamano da decenni la
      possibilità di rintracciare nella geotermia, nell’eolico e nel
      fotovoltaico le fonti miracolistiche e inesauribili (secondo i parametri
      umani) per un interminabile e progressivo sviluppo. Altri vorrebbero e
      vogliono imbrigliare la potenza dei fiumi in moto e le maree o sfruttare
      reazioni chimico-fisiche altre per ricavarne energia.Il Nobel Rubbia a sua
      volta lavora con impegno – di rilevanza storica impareggiabile per il
      genere umano – per utilizzare l’idrogeno nella trazione e in generale
      per estendere al sistema mondiale una vantaggiosa e non inquinante
      tecnologia alimentata da innovativa applicazione di idrogeno.Mentre
      si discute (ed è un bene discuterne oltre un ecumenismo superficiale
      sull’allargamento entro il 2006 dell’Unione Europea) perviene la
      notizia del dialogo tra Europa e Russia sulla possibile realizzazione a
      medio termine di uno spazio geoeconomico sorretto da una moneta unica
      dall’Atlantico agli Urali.Bene.
      Purchè rechi vantaggio all’Europa e all’Italia. Cioè aggiunga
      Energia!Luciano
      Venia |