21/05/2001
 Egr. Professor Pelanda

Già nel lontano 1967 Paolo VI avvertiva che si andava "verso un aggravamento e non verso un'attenuazione delle disparità dei livelli di vita" e rivolgeva agli uomini di buona volontà un appello per "lo sviluppo dei popoli ... che lottano per liberarsi dal giogo della fame, della miseria, delle malattie endemiche...".

Oggi, a distanza di oltre 30 anni, ogni mese che passa continua a portare il suo corteo di notizie sconcertanti o addirittura raccapriccianti. Il divario fra ricchi e poveri cresce inesorabilmente, anche all’interno degli stessi Paesi più "avanzati".

Constatazione fuori tempo in un'Italia rinvigorita dall'ultimo risultato elettorale? Forse non del tutto, in quanto la sorte dei vari Stati è interdipendente. Anche dando per scontato che il Buongoverno non solo raggiunga tutti i suoi obiettivi ma abbia addirittura un effetto trainante, in meglio, sul funzionamento di molti altri Paesi, ci vorrà una spinta più profonda, proveniente dalla base, dalla cosiddetta "società civile", per suscitare un'inversione di tendenza su ampio raggio.

A rischio di sembrare semplicistici, si può dire che la chiave di lettura dell'economia di mercato di questo inizio secolo sta in una parola sola, "saturazione", il relativo rimedio in un'altra, "infrastrutture".

Tento di spiegarmi partendo da un aspetto basilare: nella logica manageriale, l'unico mercato che conta è quello in grado di pagare i prodotti e servizi offerti dalle imprese. Per quanto riguarda i beni di consumo, ultimo ma decisivo anello della catena economica, i potenziali acquirenti si trovano prevalentemente nei Paesi sviluppati. I cui abitanti, nella stragrande maggioranza, non hanno più i bisogni primari che hanno scatenato la formidabile espansione degli anni cinquanta e sessanta quando tutte le famiglie sognavano il televisore, gli elettrodomestici, l'automobile... Adesso hanno anche il cellulare, il computer...

Si è quindi innescata, da parte delle aziende, sin dagli anni 70, una gigantesca corsa al meglio, allo specialistico, al tecnicismo, alla sofisticazione dei prodotti e servizi, onde stimolare il riflesso all'acquisto, suscitando nuovi bisogni... Ma anche questo ha un suo limite fisiologico poiché le persone che si sentono "a posto", in termini di comodità materiali, cercano altro, forse solo il poter vivere tranquille.

Pertanto il semplice buon senso, l'osservare il comportamento della gente "ragionevole", che per fortuna è la maggioranza, fa intuire che il rallentamento dell'economia americana, la prolungata stagnazione di quella giapponese, il continuo martellamento dei messaggi commerciali, le recenti riduzioni di organico di alcune multinazionali rappresentative (Ericsson, Nokia, Motorola, Siemens, Dell ...), il probabile tonfo del tanto incensato UMTS non sono manifestazioni contingenti bensì l'espressione inequivocabile di una saturazione dei mercati tradizionali, di una contrazione, del tutto "normale", delle loro capacità di assorbimento.

Servono quindi altri sbocchi commerciali. Le aziende dinamiche, le multinazionali puntano sulla Cina, mercato nel contempo appetibile (gigantesco serbatoio di consumatori) e "tranquillo" (ferrea stabilità politica). Ma quanti agenti economici del mondo occidentale potranno agganciarsi al carro Cina, cioè approfittarne in termini di maggiori opportunità di lavoro? Pochissimi, per il semplice motivo che si produrrà sì per i Cinesi, ma in Cina, e che i riflessi positivi, legati ai trasferimenti di tecnologie, interessano una minoranza.

So di far sorridere i venditori di orologi status symbol, di videogiochi, di polizze assicurative per chi cerca il rischio zero. Però, se solo una minima parte delle energie sprecate in attività sterili fosse convogliata su progetti di infrastrutture, premessa indispensabile allo sviluppo per tutti anziché per pochi, l'auspicio di Paolo VI si potrebbe finalmente avverare. Ma ciò implica uno sforzo soprattutto da parte della società civile, non solamente dello Stato.

Forse questo sito può diventare un concreto punto di riferimento per coloro che s'interessano, in un modo o l'altro, ad iniziative, piccole o grandi, ma comunque utili per il futuro della società.

Cordiali saluti.

Max Ramstein, mmrams@bluewin.ch, viale Villa Foresta 7, 6850 Mendrisio/ CH