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 caro Prof Carlo, il suo commento in perfetto
          humour britannico andava Non pretendo di avere la ricetta per classificare e valutare l’attacco dell’ Economist, ed infatti mi sono dedicato in questi giorni a valutare i commenti italiani. Dico
          subito che il più “divertente” 
          se divertente si può parlare in fatto di spazzatura ad
          orologeria, il commento del Prof Pelanda, in chiave altamente
          psicologica, quello più mirato perché non dà nulla di scontato è
          quello del prof Baget Bozzo, il quale senza entrare in polemica
          colpisce nel segno, in nome della cultura laica, socialista con un
          fondamento di profonda cultura religiosa senza paraocchi. Per
          valutare la portata dei testi dell’Economist bisogna valutare non
          solo il numero incriminato e l’attacco a Berlusconi, alla Cdl,
          all’Italia sopratttutto, ma numeri passati ed anche la pubblicità
          del tipo: “Learn
          globally, Study locally” il che significa press’a poco valutare
          globalmente e applicare localmente. Secondo
          me esiste una triplice spudorata sfera di conflitto di interessi, ma
          non di Mediaset, proprio dell’Economist, abile a gettare il sasso e
          nascondere la mano, dimenticando, come una Parabola ebraica di 2000
          anni fa ha insegnato anche ai britabnnici, il trave nei loro occhi e
          guardando alla pagliuzza dell’avversario e vengo ad elencare: L’Economist,
          non da oggi, fa soprattutto gli interessi imperial.- britannici in
          giro per il mondo e fin qui niente di nuovo, salvo il trattare gli
          “altri” come colonie e/o ex colonie (vedi gli Usa) e salvo, con
          altezzosità tutta britannica, far intendere che loro dell’Economist
          hanno le ricette giuste, e chi non le segue, ebbene è un pò scemo. E
          per fare gli interessi britannici si “appoggiano” sempre a chi con
          il proprio comportamento può essere utile alle loro tesi, come lo
          sono stati gli uomini di centro sinistra che sono andati sempre a
          pietire il loro appoggio, ai centri di potere. Normalmente
          l’attacco a difesa dell’interesse britannico non è mai diretto,
          sembra sempre che colpisca qualche altro bersaglio, salvo
          quest’ultima volta, in questo numero, con attacco diretto contro il
          leader della CdL. Ma
          il leader della CdL non è – questa è la mia tesi –
          l’obiettivo: i
          veri obiettivi sono altri, motivo per cui si cerca di spaventare
          l’Italia, tanto gli Italiani si fanno intimorire dalla roboanza e
          dall’autorevolezza della stampa estera perché sono provinciali, un
          po’ beceri, sicuramente ignoranti. A.In
          Italia arrivano pochi finanziamenti esteri per opacità del sistema,
          burocrazia esasperante, fiscalità perversa: 3% contro il 36% alla
          Gran Bretagna (conferma del ministro dell’interno a raggio verde!),
          importante che la situazione non cambi e se vince la CdL
          “qualcosa”, forse molto, cambierà, quindi bisogna impedire con
          tutti i mezzi che questa jattura succeda e che i finanziamenti
          raggiungano l’Italia, terra di spaghetti, mafia, camorra e affaristi
          lestofanti. B.Se
          rimanessero gli attuali governanti, l’Italia perde i 14.000 miliardi
          dei precedenti Fondi strutturali e perderà una buona fetta di quelli
          definiti Agenda 2000- 2006, e, siccome questi Fondi persi
          dall’Italia andranno a vantaggio di Galles, Irlanda, Spagna;
          Francia: si spiega il successivo attacco di altre corazzate
          dell’informazione. C.Se
          per “disgrazia” dell’Economist, 
          Berlusconi vince e va in porto almeno la metà delle
          infrastrutture da realizzare, l’Italia, risolve diversi problemi in
          uno: minore disoccupazione per effetto del volano del nuovo lavoro
          produttivo e degli investimenti esteri, si mette a correre e fa
          concorrenza seria agli altri Paesi europei ( lo diceva pure l’Uil:
          dobbiamo far concorrenza alla Germania non alla Romania), si creano
          altri posti di lavoro e sostanziose possibilità di occupazione nel
          terziario, nel turismo, nei servizi, nell’artigianato,
          nell’agricoltura moderna, nell’innovazione produttiva. Secondo
          conflitto di interessi colossale: la Pearson, proprietaria dell’Economist
          e di tante altre testate giornalistiche e televisive, cerca di
          comperare Mediaset, (e qui oltre al conflitto di interessi siamo
          nell’aggiotaggio, la Mediaset è quotata in Borsa), con la
          diffusione di menzogne e false informazioni tese a far scendere il
          prezzo, sul mercato. Terzo
          conflitto di interessi tutto britannico: la mucca pazza ce la siamo
          dimenticata? Come
          mai l’Economist non ne parla più, ha per caso paura che una nuova
          gestione delle informazioni da Bruxelles in mano alla CdL, vada a
          scuriosare nei documenti tenuti nascosti, nei finanziamenti del Feoga
          dove la Gran Bretagna ha fatto man bassa a condizione, s’intende,
          che tutto venisse controllato, nella forza delle potentissime lobby
          britanniche, nel servilismo più triste dei nostri eroi di centro –
          sinistra? Come
          mai l’Economist, l’autorevole, il noto a tutto il mondo, il
          portatore del verbo vero (sono più bravi all’Economist della
          “antica” Pravda, perché lavorano sotto traccia!!), non ci
          racconta quali quante “fetenzie” sono state commesse dalle loro
          lobby?    Da
          ultimo ma non per ultimo, basta leggere le recensioni a pag 101,
          sempre nel numero incriminato per vedere come il testo Veltri -
          Travaglio sia la Bibbia, come al contrario sia ridicola la 
          documentata informazione di Massimo Caprara ne “La Storia
          dimenticata del PCI” sui veri interessi comunisti nella Strage di
          Via Rasella del 1944 erano quelli di “far fuori” tre tipi di
          resistenza romana concorrente con quella del Pci, e cioè quella
          azionista, quella monarco-liberale, quella trozkista di Bandiera
          Rossa, perché era sicuro al 110% che i nazisti avrebbero fatto quella
          tremenda rappresaglia che ha colpito anche cittadini italiani non
          resistenti, rei solo di essere israeliti. Tralascio
          poi il fatto che “disinvoltamente” 
          si fa “carne di porco” del principio dell’ Habeas corpus, 
          e si gettano accuse non provate, chiedendo, contro tutte le
          regole anglosassoni, all’incolpato di giustificarsi, 
          di portare lui le prove della sua innocenza, secondo le ottime,
          collaudate tecniche di inquisizione di origine spagnolo- cattolica,
          cattolico- gesuitico- italiana, fascista e bolscevica. Tutti
          sistemi totalitari che i grandi liberali dell’Economist hanno fatto
          proprie: il meccanismo è talmente perfetto che alto si è levato il
          coro degli interessati. L’importante
          è tenere l’Italia nella confusione aumentando il polverone, e se
          tante volte vincesse il “Piacione” avere 5 anni di vacche grasse
          ai danni dell’Italia, dei giovani, degli operai, dei tecnici, delle
          attività emergenti. C’è
          solo da dire: SONO BRAVI ALL’ECONOMIST, ma dal momento che come
          italiano mi sento offeso, posso solo dire loro che gli epiteti del
          tipo bastards o animals con cui si gratificano tra tifosi di calcio
          inglesi, sarebbero assai appropriati se la “superiore” civiltà
          latina non mi avesse insegnato a non cadere nelle trappole. Jean
          Valjean 
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 Gentile Prof. Pelanda, Ronald Biggs è tornato a casa e di nuovo in galera, ci finì la prima volta 37 anni fa, ma a differenza di tanti, troppi italiani, solo dopo che furono raccolte prove schiaccianti contro di lui e i suoi “collaboratori”, senza arresti preventivi, su sospetti. Il processo fu rapido perché la polizia inglese aveva trovato le prove …., non facciamo paragoni, per carità di patria. Biggs
          organizzò, 37 anni fa, lui, “vero signore della truffa” come da
          titolo di film, una rinomata rapina, con contorno di truffa, 
          il cui controvalore in lirette odierne è di 150 miliardi,
          arrestato, condannato, riuscì a fuggire e in queste ultime ore,
          malato è tornato a casa, in galera.  Fin
          qui la cronaca, di una straordinaria intelligenza e capacità 
          volte al male, al delinquere. Perché,
          non proporgli una consulenza da parte del nostro Governo, per
          conoscere il “know how” di come si nascondono fatti, documenti,
          come si falsificano le informazioni, di come si riesce a depistare la
          polizia? (la prima volta però la polizia di Sua Maestà, lo prese con
          il sorcio in bocca, come si dice a Roma). Un
          genio, la cui utilizzazione potrebbe essere utile per aiutare le forze
          investigative a capire come si riesce a nascondere i misfatti, di come
          si riesce a modificare la percezione della realtà e farla franca,
          organizzando insieme truffa e rapina. E
          utile a lui che avrebbe i denari per meglio curarsi anche in carcere. Eviteremmo
          due tragedie tutte italiane: -la
          prima (pessima e inveterata abitudine nostrana), di mettere gente in
          galera senza prove, sperando che ”confessi” sotto l’incubo del
          carcere,  -la
          seconda, ugualmente seria, impedire il pressapochismo contabile dello
          Stato, abile nel nascondere (ma neanche troppo bene) buchi di
          bilancio, errori nelle stime e nelle statistiche, tutti fatti che
          l’attuale governo lascia in eredità al prossimo, quale che sia il
          vincitore. Una
          consulenza “ autorevole” di Briggs, su come la deformazione dei
          “numeri” e della realtà poi alla fine non paghi, potrebbe essere
          utile ai nostri contabili e politici nostrani, che confondono da
          troppo tempo speranze e auspici, con la realtà economica sottostante. Conoscere
          per deliberare, diceva un liberale, Presidente della Repubblica:
          conoscere bene la truffa e le sue implicazioni, impedirà nel futuro
          che per faciloneria, “incautamente ed inavvertitamente” si
          commettano errori “non voluti” di informazione contabile e il
          dubbio che si voglia truffare il cittadino e le sue finanze. Nisi
          caste, tamen caute, recitava un broccardo latino - religioso,
          attribuito ai peccati della carne, d’accordo, ma utilizzabile bene
          anche in materia di cifre, a mio modesto parere. Nella
          patria dei furbi italici, un insegnamento dall’Inghilterra, oltre
          quello dell’Autorevole per antonomasia Economist, può tornare
          vantaggioso.    D’altra
          parte avete visto tutti come funziona: l’Economist scrive su
          conflitto di interessi e paradisi fiscali e… zacchete, dal cilindro,
          escono fuori il conflitto di interessi e i paradisi fiscali della
          Telecom e Seat, (oltre ai paradisi fiscali di Telecom Serbia,
          naturalmente). Domanda
          cretina cretina: qualche giorno fa la vigilanza di Bankitalia si era
          scagliata contro offshore, paradisi fiscali e conseguenti sospetti sui
          “soliti noti” cioè sui promotori finanziari. Adesso
          come la mettiamo, cara Bankitalia ( e cara Consob), sospettiamo anche
          delle banche italiane che fanno parte dell’operazione, del Tesoro
          che “qualche” quota di Telecom dovrebbe avere, e di tutti coloro
          che hanno consigliato l’acquisto di titoli Telecom? Comunque,
          caro lettore, essere in Europa significa accettare, le regole dei
          Trattati di Maastricht e Amsterdam, che confermano la legalità
          europea, dei centri offshore, con o senza banche o filiali
          lussemburghesi dei suddetti offshore.  Non
          sarà forse il caso di rinsavire e, prima di gettare sospetti strani,
          andare a scuola da Briggs, su che cosa è truffa e che cosa no? Per
          la rapina, poi si potrebbe organizzare un successivo Master, sempre
          diretto da Briggs. Jean
          Valjean |