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 Stimatissimo professor Pelanda, ho
          letto con grande soddisfazione il suo articolo sul Giornale di Milano
          del 21.5.2006  relativo al
          referendum sulla riforma costituzionale, perché conferma,
          autorevolmente,  che avevo
          visto giusto allorquando avevo pensato che l’occupazione dei centri
          di potere da parte dei comunisti 
          (ex e post) avrebbe potuto trasformare 
          detto referendum in una “battaglia per la libertà”, 
          con tutte le conseguenze dirompenti sulla tenuta del governo
          della sinistra in caso di vittoria dei “sì”.  Ma nella CdL
          non c’è accordo: Fini e Casini perseguono interessi opposti
          rispetto a quelli di Berlusconi. Mentre quest’ultimo preme per far
          cadere  questo governo al
          più presto  per avere così 
          la possibilità di ricandidarsi alla Presidenza del Consiglio,
          i primi due operano affinché questo governo duri 
          quanto più può, al fine di 
          logorare Berlusconi ed escluderlo dal corsa a palazzo Chigi: il
          loro atteggiamento favorevole all’elezione di Napolitano a
          Presidente della Repubblica penso mirasse proprio a facilitare la vita
          al governo Prodi  e ad
          escludere la possibilità di futuri attacchi della CdL contro lo
          “strapotere dei comunisti”, specie in occasione del referendum. 
          Come  Donato Antonio 
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