FYI (For your information) una versione ridotta di questo pezzo è
stato
pubblicato da Libero, domenica 14 luglio, pg. 8.
Cronaca di un'americana al Congresso Radicale
Sono un'americana che vive da tanti anni in Italia. Pur non
condividendo
tutte le idee che i Radicali promuovono, ho deciso di partecipare
al loro
Congresso a Roma la settimana scorsa per tanti motivi di cui due
sono: Perché sono diventata un'assiduissima ascoltatrice di
Radio
Radicale e non saprei più vivere senza Massimo Bordin e la sua Stampa e
Regime
tutte le mattine (per non parlare delle rubriche di Luigi De Marchi e
Iuri Maria
Prado o del archivio di registrazioni di conferenze e sedute
istituzionali
disponibile sul loro sito) e perché il tema principale di questo
Congresso
avrebbe dovuto essere "Le riforme americana, delle
istituzioni,
dell'economia e della giustizia." Dico "avrebbe
dovuto essere" perché di
fatto di questo tema naturalmente non se ne è parlato se non di
striscio o
di sfuggita. Dico poi "naturalmente" perché a
ragion veduta, mi accorgo
che era la mia ignoranza ed ingenuità a dettare la mia
aspettativa che si
sarebbe parlato in modo esauriente di questo tema.
Invece il Congresso è stato sequestrato dai digiuni di Pannella,
dalla
preoccupazione per lo stato della sua salute, e dai puntualissimi
bollettini medici in cui ogni dato di analisi corporea veniva
comincato ai
congressisti insieme alla previsione della sua morte imminente.
Io non condivido quest'ultima causa di Pannella. Trovo
assurdo e inutile
lo sforzo che sta facendo. All'Italia non serve un Marco,
morto,
moribondo, o in ospedale. Con la sua Satyagraha, lui vorebbe
imporre il
rispetto della legalità. Il problema è che il rispetto non
è una cosa che
si possa imporre, è qualcosa che va guadagnato. L'ultimo
suo sciopero
della sete, ha riportato la legalità alla Consulta con, però, un
risultato
però ben diverso da quello che almeno io auspicavo. Non
credo che
succederebbe diversamente con i mancati seggi alla Camera.
Anzi, se
rischiamo di pagare 13 stipendi a persone che non corrispondono
alla
volontà del popolo, dico: "Lasciamo perdere.
Viva, per il momento,
l'illegalità. È una causa, un'istituzione che non merita
il suo
sacrificio. Piuttosto, che si facciano appunto sul serio le
riforme che
la renderanno degna."
Otre ad essere una giornalista americana, insegno diritto ed
economia in
un liceo europeo a Torino. In occasione dell'ultimo digiuno di
Pannella ho
dedicato due lezioni al fatto che due istituzioni italiane erano
in uno
stato di illegalità. Ho incominciato la lezione con le
domande: Chi è
Pannella? Chi sono i Radicali? Che ruolo hanno avuto i
Radicali in
Italia? Perché Pannella sta facendo lo sciopero della fame
e della
sete? Fra i miei 220 studenti solo uno, la figlia di un
Radicale sapeva
rispondere all'ultima domanda. Per tutti gli altri Pannella
era un pazzo
che faceva sempre scioperi per non si sa quale motivo. Io
gli ho spiegato
il motivo. Ma dato che avevamo già fatto delle lezioni
comparative sui
sistemi governativi ed elettorali italiani, americani, francesi e
britannici, non sono rimasti molto convinti che proprio le
istituzioni
italiane meritassero un tale sacrificio. E francamente io
non ho nessuna
voglia di tornare a scuola a settembre a fare una lezione basata
su un
triste epilogo.
Pannella ci sta proprio rompendo con questo concetto di sacrosanta
legalità. Non vorrei fare troppo l'americana o scendere a
discorsi che
potrebbero sembrare banali, ma visto che lui tiene tanto alla
legalità,
parliamo di legalità. A questo congresso fumavano tutti
come dei
Turchi. Se non mi sbaglio anche in Italia adesso è illegale
fumare nei
posti pubblici. E perché nessuno dice niente? Perché
non fa comodo visto
che tanti fumano? Allora anche i Radicali attaccano l'asino
dove
vogliono. Si dirà che sto mettendo a confronto una
leggiucola con la
costituzione. Bene. Ma è proprio dalle cose piccole
che si costruiscono
il rispetto e l'educazione civile. Quando i bambini e
ragazzi italiani
vedono i loro genitori passare col semaforo rosso e fumare dov'è
vietato,
neanche un'insegnante americana cocciuta riesce a disfare il
danno.
Però mi sono resa conto che forse anche senza quest'ultima
crociata
difficilmente si sarebbe parlato in modo serio di riforme
all'americana. In tanto il Partito Radicale non è un
partito, ma un culto
con una capacità calamitica di attrarre ogni eccentricità di
questo
mondo. Non avevo mai visto una concentrazione così alta di
pazzi
timbrati, tesserati, autenticissimi, simpatici e anche lucidi. La
democrazia nel
Partito Radicale consiste nel fatto che chiunque può prendere il
microfono
ed esprimersi su quel che gli pare. (Anzi, vorrei
raccomandare i signori
ai vertici della Rai di prestare attenzione al modo in cui Rita
Bernardini
gestisce il tempo d'ogni intervento e pretende che le chiacchiere
si
svolgano fuori dall'aula, che la considerino magari come sostituta
di
Santoro!) Ho sentito ogni genere di teoria di cospirazione,
complesso
persecutorio, e una moltitudine di ossessioni monotematiche.
A volte a guardare quel podio lunghissimo mi veniva la visione del
L'ultima Cena di Leonardo. Questi discepoli radunati in una
maratona oratoria in
attesa dell'Ultima Bevuta Urinaria. I Radicali devono darsi
corpo ed
anima alla politica. Non c'è spazio per le cose quotidiane.
Il Congresso va
avanti dalla mattina alla notte pressoché senza interruzione.
Si
dimentica che ci sia qualcosa al di fuori della lotta politica. In
oblio cadono i
bisogni fisici, le funzioni biologiche, gli amori, i desideri,
persino
l'ordine del giorno. Dopo tre giorni di commissioni e
dibattiti, e non di
fiumi ma oceani di parole, alle unidici e mezza di sera si è
deciso di
fare un po' di business: votare lo statuto ed emendamenti allo
stesso. È
scoppiato un putiferio quando ci si è accorti che c'era una
clausola
nell'uno che era in contraddizione con una clausola nell'altro, e
quindi
che si annullavano a vicenda! Mah! L'importante è che si è
parlato molto.
Ma nonostante la libertà di parola, Marco Pannella non è un
democratico, è
un despota, un guru, un padre padrone col complesso della mamma
italiana
che fa di tutto per non permettere ai suoi piccini di volare con
le
proprie ali. Solo che lì c'è un covo di aquile, belli e
brillanti, ai quali il
nido sta stretto.
Al Congresso è nei corridoi che si scopre che non ci sono solo i
Yes Men,
che si respira aria di conflittualità, che si conoscono i sani
animali
politici che vorrebbero governare e non solo parlare. Ma il
Partito
Radicale è una scuola ed un laboratorio di oratoria. Con
Marco non si
governerà mai. Ha avuto più occasioni e le ha rifiutate.
Se le avesse
accettate avrebbe potuto usare i suoi 20-30 deputati in parlamento
per
risolvere il problema dei seggi vacanti, se proprio ci teneva
tanto. Ma
lui non vuole operare da dentro il sistema. Come Arafat ha
sempre usato
qualunque pretesto per non formare uno stato palestinese, Pannella
ha
trovato qualsiasi scusa per non collaborare per governare.
Evidentemente
non sono ruoli che gli competano; preferiscono agire da outsiders.
(Ben
inteso che il paragone fra i due si limita a questo rifiuto ed in
nessuno
modo riguarda il loro modus operandi o la sostanza delle loro
cause.) Il
problema per i Radicali che vorrebbero fare e non solo dire è
che: I
Radicali con Pannella: non fanno; Ma i Radicali senza Pannella:
non sono.
Sandra Giovanna Giacomazzi
|