07/07/2002

Caro Prof. Pelanda, come Suo lettore assiduo condivido da sempre le Sue analisi. Per questo posso permettermi talvolta di esprimerLe le mie raramente diverse opinioni. Recentemente Le manifestai la mia convinzione sull’impossibilità teorica di artificializzare il Biologico, impossibilità teorica derivata dalle recenti acquisizioni delle matematica del caos.

Adesso Le esprimo il mio dissenso riguardo ad una frase di un Suo recente articolo sul Foglio, dal titolo “La Pax dell’Onu non funziona più”, frase che suona: “...e (se) Costantino nel 2313 non imporrà una religione controproducente”.

Quella frase, se pur forse corretta all’interno di quella costruzione concettuale, lascia tuttavia un retrogusto di illogicità, in quanto quella valutazione del Cristianesimo fa parte di una cultura che rappresenta l’esatto contrario dei Suoi e dei miei valori (che sono i valori dell’Occidente e della globalizzazione).

La realtà è che la nostra civiltà occidentale, globalizzante  e civilizzatrice, è intrinseca e inscindibile dalla Rivoluzione cristiana, che fin dal suo primo manifestarsi ha provocato la rottura dell’unità tra la sacralità e il potere, unità che era da sempre a fondamento dell’Impero Romano e di tutti gli altri imperi e regni (compresi quelli attuali, ostili all’Occidente), introducendo nella Storia l’idea dirompente della laicità.

E’ la lotta feroce di sempre tra “CULTURE” e CIVILIZZAZIONE: io e Lei stiamo evidentemente dalla parte della CIVILIZZAZIONE contro le “CULTURE”, ma allora attenti al retrogusto di certe frasi, tipiche di chi sta dalla prte delle “CULTURE” contro la CIVILIZZAZIONE.

Cari saluti, Suo Giulio Rupi