01/07/2001
 

Eg. Prof. Pelanda

Che cos'è la globalizzazione se non il progetto (l'utopia?) di un mondo
 riunificato in un mercato globale aperto a tutti, dove anche i popoli più
 poveri possano trovare un'opportunità?
 Quali altre speranze di progresso possono avere i paesi sottosviluppati se
 non quella di un mercato ricettivo per le loro merci e coinvolgente per la
 loro mano d'opera?
 Ed infatti, che lo si voglia o no, la globalizzazione è partita e sta
 accelerando rapidamente, senza che nessuno dall'occidente la spinga. Ci
 pensano infatti i paesi in via di sviluppo a premere per avere lavoro ed a
 penetrare sempre più i mercati ricchi in forza dei loro bassi costi.
 In questo, in fondo, c'è qualcosa di profondamente giusto e morale.
 Questo processo di per sé inarrestabile evidenzia due fatti importanti. Il
 primo è la differente velocità con cui i diversi paesi approfittano delle
 opportunità ( pensiamo alla rapidità dei paesi del sud-est asiatico in
 confronto alla fatale immobilità dei paesi africani) , il secondo è la
 constatazione che la "driving force" di tutto il processo sono le risorse
 economiche dei paesi ricchi.
 Ambedue questi aspetti devono essere governati : sarebbe una catastrofe
 mondiale drenare eccessive risorse dai paesi occidentali , e sarebbe
 catastrofico anche lasciare i popoli africani nella loro situazione di
 non-sopravvivenza ( pensiamo anche solo ai problemi dell'emigrazione).
 Le riunioni dei G-8 dovrebbero proprio servire a questo. Mi sembra sciocco
 anche solo pensare che i governanti del mondo si riuniscano sotto gli
occhi di tutti per tramare ai danni dei più poveri.
 Se le cose stanno così, e mi sembra che in soldoni stiano così , mi
 aspetterei che a contestare fossero i protezionisti , coloro che vogliono
 mantenere posizioni di privilegio e di forza , non coloro che si
richiamano ad ideologie ( in teoria ) egualitarie.
 C'è un terzo aspetto da prendere in considerazione  che è il "
 sottosviluppo di ritorno". Quei mondi che hanno alle spalle una storia di
 grande potenza, ma che non hanno un mercato né tecnologie da spendere nel
 processo di globalizzazione , rischiano di essere superate  e di
ritrovarsi in tempi non lunghissimi in situazione di sottosviluppo. Questo è un
 rischio gravissimo : stiamo parlando di centinaia di milioni di persone
 abbondantemente dotate di potenza militare. Mi sembra evidente che sia un
 rischio da non correre assolutamente , da controllare da vicino.
 Se questi sono alcuni , non tutti ma alcuni , termini della questione , mi
 spieghino i signori contestatori che senso ha scendere in piazza coi loro
 slogan.
 Ci hanno mai pensato?
 Quello che io non credo è che una contestazione così genericamente
 frustrata, una contestazione che cerca una qualche motivazione
esistenziale nello sfasciare vetrine possa organizzarsi in modo così globale e
 coordinato. Allora comincio a chiedermi a chi giova tutto ciò?
 Non lo so , ma mi sentirei di dire a chi si sta preparando a sfasciare
 vetrine :  sieta sicuri di non essere " Strumenti ciechi d'occhiuta
 rapina"?  di non essere strumenti ciechi nelle mani di chi ci vede bene?
Anche nel sessantotto molti credevano di contestare in proprio ed invece
lo facevano per conto terzi.
 Intanto qualcuno sfrutta l'onda e surfeggia allegramente sulle teste delle
 tute bianche, come i massmediologi , gli intellettuali in cerca di
 visibilità , i religiosi in cerca di un qualche Signore meno trascendente
e più marxleninista , i Bertinotti e le Francescato , ma questo è piccolo
 cabotaggio di parrocchia.
 Vedremo la sinistra vera cosa farà. L'aspettiamo.

 Cordialità .
 G. Pinciroli

19/07/2001

Egregio Professore,chiedo spazio per dire ai signori in indirizzo:
 Cari Agnoletto, Bertinotti e combriccola centrosociale, (cari per i danni
 che fanno) .
 Non è più il tempo in cui con le parole si ribalta la realtà.
 Voi vi affannate ad attribuire all'autorità democraticamente costituita la
 violenza di cui VOI siete i genitori: marameo! La violenza di piazza è
 proprio quello che VOI state preparando. Se così non fosse le vostre
 manifestazioni le avreste potute tranquillamente tenere altrove.
 Voi sapete bene che tutte le televisioni del mondo, purtroppo, stanno
 aspettando lo spettacolo della guerriglia che porterete a Genova. Ecco
cosa volete: un'orgia di "Grande fratello"  e da protagonisti. Poi cercherete
di rivestirla di belle parole, ma intanto dei poveri della terra ..... bé,
 chissenefrega.
 Sappiate che il vostro comportamento è un'offesa per chiunque si riconosca
 anche minimamente nella democrazia e che costruire castelli di bugie non
vi servirà.
 Vi auguro pan per focaccia.
 G. Pinciroli

19/07/2001

Egregio Professore,chiedo spazio per dire ai signori in indirizzo:
 Cari Agnoletto, Bertinotti e combriccola centrosociale, (cari per i danni
 che fanno) .
 Non è più il tempo in cui con le parole si ribalta la realtà.
 Voi vi affannate ad attribuire all'autorità democraticamente costituita la
 violenza di cui VOI siete i genitori: marameo! La violenza di piazza è
 proprio quello che VOI state preparando. Se così non fosse le vostre
 manifestazioni le avreste potute tranquillamente tenere altrove.
 Voi sapete bene che tutte le televisioni del mondo, purtroppo, stanno
 aspettando lo spettacolo della guerriglia che porterete a Genova. Ecco
cosa volete: un'orgia di "Grande fratello"  e da protagonisti. Poi cercherete
di rivestirla di belle parole, ma intanto dei poveri della terra ..... bé,
 chissenefrega.
 Sappiate che il vostro comportamento è un'offesa per chiunque si riconosca
anche minimamente nella democrazia e che costruire castelli di bugie non
vi  servirà.
 Vi auguro pan per focaccia.
 G. Pinciroli