25/07/2001

Leggo la lunga e particolareggiata lettera della Signora Stefania Blosi di Genova e, pur comprendendo i sentimenti ed i risentimenti di chi ha vissuto sulla propria pelle i giorni terribili della guerriglia, non riesco a comprenderne l'atteggiamento e tento di risponderle.

 
La sua bellissima città è stata devastata e lei se la prende con il Governo e le Forze dell'Ordine colpevoli, a suo dire di avere, gli uni, male organizzato le difese in ispregio della salute e dell'incolumità dei cittadini, gli altri, di essersela presa ferocemente soltanto con i manifestanti "pacifici" (?) per manifesta incapacità e codardia.
Ma, cara Signora, se Polizia e Carabinieri si sono limitati ad infierire sugli inermi, evidentemente, o poi si sono pestati a sangue da soli, tanto da finire in buon numero in ospedale, oppure gli inermi non erano poi tanto indifesi e pacifici. Io a Genova non c'ero, per carità, ma quello che ho visto in TV non mi ha incoraggiata a credere nella tanto sbandierata teoria dei "buoni e cattivi": ho visto un gran macello nel quale erano coinvolti un po' tutti e dove la caccia al poliziotto pareva lo sport più in voga. Ho visto gente armata fino ai denti vestita in tutti i modi (non solo in divisa da Black-Block) compiere gesta da far vergognare terroristi professionisti. Ho visto cortei di "pacifici contestatori" aprirsi per dare ricetto ai vandali assassini. Ho visto le colombe tentare con ogni violenza di impedire l'accesso delle forze dell'ordine nella scuola da loro occupata ed ho visto gli agenti uscire insanguinati mostrando il frutto del blitz: decine e decine di armi letali. Ho visto un branco che tentava di ASSASSINARE dei Carabinieri e ho visto un Carabiniere che non aveva voglia di morire ed ha reagito e, mi creda, non me la sento proprio di continuare a chiamare "povero ragazzo" chi è stato fermato solo un attimo prima di compiere un orrendo crimine. Mi chiedo se le lacrime di coccodrillo che vengono sparse in lungo e in largo oggi avrebbero inondato ugualmente il paese se il Milite avesse preso quell'estintore in faccia e fosse morto in nome dell'antiglobalizzazione. Anzi, non me lo chiedo perché conosco la risposta: a chi importa di un servo dello Stato a due milioni il mese di stipendio, ciò che importa è salvaguardare il diritto dei figli di papà a sfogare i loro perversi istinti, le loro frustrazioni e il loro odio, perchè poi i cialtroni di tutta l'Italia possano bearsi del vuoto morale e mentale dei loro magniloquenti discorsi nella speranza di un momento di notorietà.
Abbia pazienza, pur condividendo la sua legittima rabbia per la terribile sorte occorsa alla sua città, non me la sento di seguirla nel suo ragionamento. Genova è stata ferita a morte da tutto il movimento antiglobalizzazione, non dalle forze dell'ordine o da Berlusconi; i responsabili di ciò che è successo sono coloro che predicano violenza e istigano a delinquere nascondendosi vigliaccamente ed ipocritamente dietro il paravento di false e becere istanze pacifiste; chiediamo a loro conto di quanto è successo, non a chi, bene o male, ha tentato di impedirlo.
I limoni appesi al filo, poi, mi sembrano proprio una gran bischerata.
Accetti, la prego, i miei più sinceri e fervidi auguri perchè la sua città possa presto tornare alla normalità.
 
Simona Moretti
Siena