16/07/2001

Solo due parole,

da parte di una cittadina italiana che finalmente si è sentita fiera di essere tale: il ministro Tremonti ha fatto benissimo a far sapere agli Italiani l’entità del buco dei conti pubblici. La stagione dei misteri nella vita politica italiana deve finire. Penso a Telekom Serbja, al dossier Mitrokin, ed ora il bilancio dello Stato. Da decenni ormai stiamo vivendo sotto una cappa di misteri, di ogni ordine e grado. Io, che vivo nella scuola da almeno 15 anni, so per esperienza, ad esempio, che non potrei mai andare in Provveditorato per chiedere dei chiarimenti in merito ai movimenti del personale scolastico, e uscirne con le risposte, sapendo con chiarezza perchè mai qualcuno mi è passato davanti nelle graduatorie, o perchè avvengono certe misteriose sparizioni di cattedre.

Non è un diritto dei cittadini conoscere le cose che riguardano lo Stato? Si chiama res publica oppure res privata, o peggio "concertata", la nostra repubblica? Dobbiamo esser messi di fronte alle nostre difficoltà, come appunto il deficit, perchè si ridesti in noi il desiderio di impegnarci per far fronte a tali difficoltà.

Con osservanza,

 Barbara Minozzi

 baffy@libero.it

 
21/07/2001

I fomentatori di discordia

 

In realtà, gentile signor Pelanda,

il mio precedente scritto è stato dettato da un animo indignato.

Tanto quanto lo è ora, che apprendo dei fatti sanguinari accaduti a Genova, in cui ha perso la vita il giovane manifestante.

Sono davvero indignata.

Io sono una convinta sostenitrice del dialogo. Il dialogo è alla base della crescita e della vita del cittadino del mondo.

Ma, quando il dialogo non è più possibile, è perché uno dei due interlocutori lo interrompe, lascia il tavolo, per motivi tutti suoi, personali, e si rinchiude nell’egoismo.

A questo punto niente si può più costruire.

Tutti hanno il diritto di rifiutare questo dialogo, se vogliono.  Ma a quel punto bisogna che se ne sappiano assumere le responsabilità e le conseguenze.

Chi passa volontariamente dalla parte della chiusura, della distruzione, della rivoluzione, deve accettare di essere definito per quello che è: un assassino della pace e della società civile. Purtroppo, invece, non è mai così.

A questo punto mi domando: chi ha rifiutato il tavolo della discussione pacifica e costruttiva? Chi ha scelto la via della violenza ad ogni costo? Della guerra urbana?

Questi sono i veri assassini del giovane di Genova.

Chi sono i guerrafondai, soprattutto, i mandanti, sostenitori del motto “armiamoci e partite”(agire da vigliacchi), che manda allo sbaraglio dei giovani innocenti, manipolati e sacrificati in nome di falsi ideali, mentre loro si nascondono nell’ombra, e si fanno scudo dei corpi di questa povera gente, solo per avere il potere personale?

Questi sono i veri assassini del giovane di Genova.

Questo non è lavorare per la pace nel mondo, al contrario: è sfruttare le disgrazie altrui per i propri interessi.

Chi non ha voluto prendere chiaramente le distanze da questa gente vile, sarà colpevole come loro, ha come loro la responsabilità terribile di aver tolto la vita al giovane di Genova, e al lavoro per la pace.

Chi ha aizzato tanti giovani alla violenza, al combattimento non pacifico, restando comodamente fuori da tutto, per poi predicare da un pulpito? E da che pulpito!

Questi “allevatori di assassini” hanno ucciso il giovane di Genova, e forse resteranno mascherati e impuniti.

Perché cercheranno di dare la colpa di tutto, paradossalmente ma è così che accade, proprio a chi ha lavorato per proteggere il dialogo, per proteggere la gente dalla violenza.

Questi sono i veri assassini del giovane di Genova.

E ' , questa dei fomentatori di discordie, la razza più vile e spregevole della terra, che non vuole la pace, ma la distruzione di ogni società civile nel mondo.  

 

Barbara Minozzi

baffy@libero.it