26/06/2004

Gentilissimo Prof. Dott. C. Pelanda,

 

   finalmente qualcuno gliele ha cantate chiare ai nostri cosiddetti alleati della Cdl e quel qualcuno sono contento che sia stato proprio Lei, che seguo e leggo sempre molto volentieri e con grande interesse.

   Era ora che alcuni sassolini, troppo pochi per conto mio, venissero tolti dalle scarpe degli elettori di F.I. e che alcune verità, anche brusche a dire il vero nei confronti dei succitati alleati, ma pur sempre verità, venissero a portare un poco di chiarezza nel guazzabuglio italiano della politica spoliticata, ancestrale, abbarbicata insomma al secolo scorso.

   Ben pochi, tra tutti coloro che occupano gli spazi televisivi a vario titolo, hanno avuto la lucidità interpretativa che ha avuto Lei riguardo a ciò che realmente è accaduto dopo la prima tornata delle amministrative-europee, e molti al contrario hanno precipitosamente addotto a se medesimi dei meriti che altro non erano se non consueti assestamenti di zero virgola, gia visti e digeriti altre volte, soprattutto nelle elezioni amministrative.

   Vi è una cosa però, nella conclusione del Suo pezzo,  che non mi trova completamente rassicurato e fiducioso, come al contrario Lei dimostra di essere e con una certezza di previsione che lascia trasparire evidenti cognizioni nel merito: laddove Lei individua nella parte più attiva dell’Italia, vale a dire quel 25% che produce il 70% del Pil, la compagine che in caso di emergenza (leggi il ritiro di Berlusconi) ri-creerebbe qualcosa di più simile a Lui che non a An o Udc.

   Mi permetto di rammentarLe qui le ultime tre o quattro esternazioni del neo presidente di Confindustria, che aggiunte alla operosa mobilità del Sindaco dell’Urbe nonché agli strani movimenti ai vertici RCS ed all’irrequietezza fattiva del signor Colaninno e amici, non danno certamente l’impressione di voler appoggiare e sostenere il nostro Presidente del Consiglio, ma più concretamente penso che si stiano adoperando per eliminarlo al più presto e non certo per continuarne la politica liberale e liberista, appena abbozzata, ma attraverso il loro statalismo faranno ripiombare il nostro Paese nella situazione in cui si trovava ante 1994.

   Spero ovviamente di sbagliarmi, e di grosso, ma fra gli industriali ed i banchieri italiani ne vedo pochini schierati con il centrodestra, e quei pochi, quasi sempre e per interessi di bottega, saranno pronti a saltare sul carro sinistro non appena se ne richiederà la loro partecipazione, purtroppo.

   Distinti saluti,

 

                                                                                            Claudio B.  Milano