12/06/2004

Caro Pelanda,
    posso capire che siamo nei pressi di un appuntamento elettorale
 dagli  esiti incerti; ma non si può, da studiosi d'economia, accettare
 la "glorificazione" della politica economica di Giulio Tremonti.
 Egli ha sostanziamente aumentato la pressione fiscale ( in termini
 reali) , ha fatto un condono che conteneva aspetti mafiosi degni del
 peggior Visco, minacciando controlli anche chi era stato ligio agli
 studi di settore, l'arma moderna del fisco.
 Non ha impedito, a forza di legge, agli enti locali di aumentare la loro
 pressione fiscale, rendendo inutli le riduzioni cosmetiche centrali.
 Non ha agito contro gli sprechi veri, quelli gestiti dalla burocrazia,
 riducendo, come hanno sempre fatto, solo i servizi al cittadino;
 lasciando alla burocrazia tutto il suo potere dissipatorio.
 La prova più clamorosa è nella sanità che, malgrado discreti risparmi di
 spesa nei costi farmaceutici, e del personale medico, costa sempre di più.
 E non voglio parlare di IRAP che è la summa dell'aberrazione fiscale,
 togliere risorse alle attività produttive per versarle ad attività
 improduttive, la scusa del gettito è sempre pronta.
 Ma noi sappiamo che il gettito segue la crescita, mai la precede.
 Non parliamo del fiscal drag sugli aumenti dei carburanti, delle marche
 da bollo, dei limiti della detraibilità della auto, ed altre facezie
simili. Il nostro avrebbe bisogno di una buona tirata d'orecchi, altro che
applausi. Se poi quache francese lo apprezza, visti i loro sistemi, è un motivo in
 più per diffidare.
 Un caro saluto

 Dr Roberto Alessi