06/06/2004

I leader dell’Ulivo hanno sentito, bontà loro, il dovere di condannare l’infame slogan contro i martiri di Nassirya scandito durante le manifestazioni anti Bush del quattro giugno. Dieci, cento, mille Nassirya gridavano i Cobas passando sotto l’altare della patria, puntualmente imbrattato con bombolette spray e scritte ingiuriose di vario tipo. Chi invece si è ben guardato dal dissociarsi e dal prendere le distanze da quello slogan è stato Fausto Bertinotti leader di Rifondazione Comunista. Per lui si è trattato di casi isolati, la classica pagliuzza nell’occhio ingigantita ad arte per nascondere la trave, cioè l’ottimo successo delle manifestazioni anti Usa.

Fermo restando che il grande successo del movimento pacifista lo vedono solo Bertinotti, Paolo Cento e pochi altri visto che se era per loro a Bagdad avremmo ancora Saddam Hussein, a Belgrado Milosevic, in Medio Oriente lo sceicco Yassin libero di organizzare attentati e stragi, è bene soffermarsi sull’atteggiamento del leader comunista. Bertinotti sa benissimo che lo slogan contro gli eroi di Nassirya è un’infamia che non può che essere condannata senza alcuna possibilità di appello. Però non lo fa perché sa altrettanto benissimo che quelli che hanno gridato quello slogan saranno suoi elettori nelle elezioni di domenica. Allora non può condannare (per puri calcoli elettorali)  ma neanche giustificare quegli slogan perché sarebbe un’offesa troppo grande al popolo italiano. A quel punto non resta che aggirare l’ostacolo minimizzando l’accaduto. Nessuna pubblica condanna o reprimenda contro gli autori della vergognosa frase ma per mettersi la coscienza a posto e fare fessi e contenti gli italiani ecco la giustificazione di rito: un caso isolato in una grande manifestazione di pace. Fino a prova contraria la gravità di un gesto non si misura dal numero delle persone che lo compiono. Anche se a pronunciare quella frase fosse stata una sola persona su un milione andava condannata ugualmente. 

Il comportamento di Bertinotti è sicuramente grave, ma non sorprende più di tanto. Sorprende invece l’atteggiamento ondivago dei leader ulivisti, Prodi e Rutelli in primis, che da un lato esprimono il loro sdegno per le offese contro i morti di Nassirya e contemporaneamente progettano future alleanze di governo con Rifondazione Comunista (oltre a quelle già stipulate nelle amministrative del 12 giugno). Alleanza che sarà sicuramente concretizzata e avrà il sostegno elettorale anche di quei farabutti che gridavano forte  la loro gioia per l’assassinio dei nostri carabinieri e che certamente non votano il centro destra. Per questo l’indignazione dei leader ulivisti, contrapposta all’affannosa ricerca dei voti delle frange più estreme in chiave anti berlusconiana, non può che risultare ipocrita e pelosa.

                                                                        Americo Mascarucci - Viterbo

30/06/2004

Caro Pelanda

di fronte alle immagini dei prigionieri sgozzati come capre, c’è ancora chi ha il coraggio di parlare di “civiltà” islamica. In nessun paese occidentale, cristiano o di altra fede si sono mai viste scene del genere. Si è fatto un chiasso incredibile sulle torture dei soldati americani ai danni dei prigionieri iracheni. Tutti ci siamo indignati di fronte a quelle immagini, che tuttavia non rappresentavano affatto gli Stati Uniti e il popolo americano, ma personalmente mi sono altrettanto indignato nel vedere il mondo islamico scendere in piazza protestando contro la violazione dei diritti umani.  La sinistra, con le Lilli Gruber e i soliti No Global alla Gino Strada hanno dato man forte alle proteste degli iracheni unendosi alla richiesta di giustizia. Naturalmente quanti si sono indignati per le scosse elettriche sui prigionieri iracheni se ne sono altamente fregati dell’americano costretto ad inginocchiarsi davanti al video con le braccia legate dietro le spalle, circondato da islamici incappucciati che in nome di Allah gli hanno piantato un coltello alla gola, lo hanno sgozzato fra strazianti grida di dolore e il sangue che scorreva come un fiume sul pavimento. Poi non contenti di ciò hanno alzato la testa mozzata e l’hanno mostrata al mondo intero come un trofeo di guerra. Ho visto le immagine su internet e un brivido di terrore mi ha gelato tutto il corpo. Mi viene da ridere a pensare che ci sono personaggi come Dario Fo che nel 2004 ancora parlano della Santa Inquisizione e dei roghi del Seicento senza accorgersi che in alcune parti del mondo avvengono atrocità come queste. E mi viene da ridere a pensare che in Italia dobbiamo discutere delle pazzie di un certo Adel Smith che ci parla di tolleranza religiosa chiedendo di togliere i crocefissi dai locali pubblici. Da che pulpito arrivano certe prediche. Non si possono accettare lezioni da chi professa una religione che nel 2004 taglia le teste, lapida le donne considerate immorali, costringe le adolescenti alla tortura dell’infibulazione e manda i propri figli al martirio trasformandoli in bombe umane. Senza essere razzista io mi ritengo orgoglioso di appartenere al mondo occidentale che, nonostante le Lilli Gruber, gli Agnoletto e i Gino Strada è decisamente superiore culturalmente e umanamente alla presunta “civiltà” islamica.

 Americo Mascarucci