29/06/2003
Mio breve articolo...
Grazie Gianni.
 

 

I black out di energia elettrica degli ultimi giorni derivano solo in parte da problemi tecnici di varia natura, in realtà le vere cause si possono individuare nella vittoria del nefasto referendum antinucleare che nel 1987 bloccò tanto la costruzione di nuove centrali nucleari, quanto la ricerca. Giova ricordare che il referendum fu vinto grazie ad un'abile e spregiudicato battage pubblicitario montato abilmente da alcune organizzazioni ecologiste. La campagna informativa fu impostata paradossalmente sul terreno della disinformazione e sul terrorismo psicologico, complice un'assoluta ignoranza dell'opinione pubblica in materia nucleare. Le stesse organizzazioni ecologiste, svanito ed esaurito l'incubo nucleare, stanno oggi riprovando la medesima strategia del terrore disinformativo, diffondendo il panico con notizie allarmistiche circa la pericolosità dei cibi geneticamente modificati e la presunta rischiosità degli impianti di radiotelefonia mobile sulla salute. Giacchè è innegabile che quasi tutti i movimenti ecologisti italiani siano collocati all'interno di precise aree politiche, si arguisce facilmente che erigersi a paladini della salute pubblica è ritenuta un'ottima strategia populista per accaparrare consensi.

 

Gianni.Toffali@inwind.it  Dossobuono   Verona

 

04/06/2003

Caro Professore, le allego mia considerazione sulle bandiere della pace.

 
 

                                                      

Certi italiani sono davvero ostinatamente “pacifici”: tenere le bandiere arcobaleno appese alla finestre anche quando la guerra è finita da un pezzo e nonostante solo mnemonici sforzi titanici ne ricordino i fasti, è virtù italica invero sovrumana. Appare chiaro che le nobili bandiere iridate, sbiadite dal sole, ristrette dalla pioggia, aggrovigliate dal vento, affumicate dallo smog, inquinate dalle polveri sottili e chiazzate dai volatili, siano entrate di diritto nel pantheon dei nuovi oggetti di culto della pietà popolare. Eppure c’è qualcosa di commovente in questi nostri compaesani che vogliono la pace a tutti i costi, "senza se e senza ma", sempre e comunque, da qui all’eternità. Qualche malizioso potrebbe insinuare che si tratta di pigrizia o di avarizia, considerando che quella bandiera è costata denari. Altri maligni osano parlare di superficialità: sbollito l’entusiasmo per il gesto politically correct che permetteva di sentirsi parte dei «buoni», gli espositori-sbandieratori manco ricorderebbero di aver esposto “qualcosa” sul davanzale. Nonostante tutto, denigrazioni e insidie naturali, le bandiere ancora garriscono imperterrite a ricordare il demone Bush, primo imperatore-colonizzatore dell’era del terzo millennio. Per gloriosa giustizia divina o per prosaica nemesi storica, nelle giornate serene i raggi di sole trafiggono i moribondi, ma ancora pulsanti colori di pace, colorando e purificando l’anima di quei pochi “guerrafondai” che avevano osato sfidare le bandiere latrici di pace, esponendo ripugnanti stracci a stelle e striscie. Chissà se i detentori di queste bandiere avranno la coerenza di riportarle in piazza tra un girotondo e l’altro, per ricordare all’opinione pubblica che oltre 50 focolai di guerra sono ancora accesi su questo martoriato pianeta. Lo svuotamento postbellico delle piazze è la migliore risposta.

Gianni Toffali   Verona   Gianni.Toffali@inwind.it