12/06/2002

Gent.mo Carlo Pelanda,

mi pregio, come ormai solito, di tanto in tanto, inviare un piccolo testo.
Senza particolari pretese, solo il piacere di condividere alcune riflessioni personali che ritengo comunque sufficientemente logiche e quadrate, ma basate su un contesto informativo di normale accezione e non particolarmente approfondito, con l'ambizione di guadagnare consenso anche da chi, come lei, ha abitudine a frequentazioni e discussioni culturali ben piu' sperimentate e corroborate.
Grazie dell'attenzione.
Distintamente.
Suo Luigi Gatti.
 

OGM

Sul controverso tema degli OGM le opinioni sono varie e dibattute, spesso istintivamente sostenute e difficili da motivare.

Sono pericolose le modificazione genetiche « controllate » che laboratori « qualificati » possono mettere in atto e sperimentare in coltivazioni « selettive» ?

Perche’ allarmarsi quando la modificazione genetica e’ studiata e variamente applicata da lungo tempo, da Mendel in poi ?

 

Mi sembra si possa portare facilmente riassumere la situazione con  un esempio chiarificatore :

i funghi.

Crudi, cotti, variamente insaporiti, ben pochi tra noi non sono abituati ad apprezzare gli aromi e la fragranza di un buon piatto di funghi.

Intrigati dall’interesse culinario abbiamo imparato a non farci ingannare da forme e colori e invece affinare la nostra sensibilita’ alle piccole differenze, alle sfumature e alla sistematicita’ dei dettagli che ci possano aiutare a raccoglierli e selezionarli senza rischiare di incorrere nelle specie pericolose.

 

Ebbene, tanto ci piacciono e siamo interessati. Quindi esisterebbe una motivazione economica per sperimentare e valutare un occasione di business. 

Supponiamo che qualcuno, fiutando il business, ci prospetti la possibilita’ di estendere la gamma dell’offerta con un maggiore assortimento di sapori e profumi. E magari pensando anche ai migliori accoppiamenti di colori e rendimento olfattivo. E quindi questo ci permettesse di trovare al mercato un’offerta completa di funghi, ottimizzati ai diversi utilizzi : cappelle enormi e tenere da cucinare alla piastra, corpi morbidi e carnosi da fare in padella, funghetti piccoli e colorati da mettere sott’olio, ecc. E cominciasse a coltivare queste nuove specie prima in laboratorio, poi in produzioni selezionate via via diffondendone l’utilizzo. E forse incrociandoli anche con le caratteristiche piu’ positive di altre forme vegetali e animali ! Lo zucchino incrociato col porcino per farlo crescere rampicante, e poi incrociato con il chiodino per farlo crescere in numerosita’, piccoli, ma a famiglie ! E poi con il colore rosso a puntini bianchi dell’amanita falloide per essere visti velocemente, o per abbellimento estetico ! …Ah ! Con l’amanita no ? E perche’ ? perche’ e ‘ velenosa ? Ma noi, con le moderne tecniche riusciamo a selezionare il solo gene responsabile del colore : quindi non corriamo rischi ! Saremmo proprio pronti a scommetterlo e assaggiarli noi per primi ?

 

L’abitudine e l’attenzione sviluppati dalla nostra cultura, dalla nostra tradizione e, anche, dal nostro istinto, forse radicato in qualche nostro neurone come gli altri timori atavici dei serpenti, dei ragni e altre simili amenita’, ci fanno subito drizzare i capelli e temere il rischio della contaminazione delle qualita’ dei funghi buoni coi rischi e le ben note tossicita’ dei funghi cattivi ! E le tossicita’ non note, o di effetti ancora non scoperti o ben sperimentati ? E le possibili interazioni tra loro o con altre caratteristiche ?  

 

E una volta immesse queste specie in natura (perche’ intanto e’ ovvio e scontato che involontariamente, o volutamente da parte di chi ne tragga forti ritorni economici, la selettivita’ colturale e’ una pura utopia), come si estenderebbero e combinerebbero sulle specie affini presenti nelle loro vicinanza ? E se queste specie presenti nei dintorni fossero funghi dagli effetti ancora sconosciuti di una foresta amazzonica ? Quali tossine si potrebbero creare ? Quali incroci naturali, favoriti dalla vicinanza di specie, potrebbero essere indotti e con quali conseguenze sui funghi che, apparentemente, continuerebbero a sembrarci normali ?

 

In realta’ da tale caos di incroci potrebbero anche venire fuori cose molto positive : medicinali  portentosi o medicamenti miracolosi, ma quali prove ci potrebbero garantire la loro godibilita’ alimentare ?

 

Quanti anni ha dovuto progredire la nostra consapevolezza culturale attraverso l’unica via possibile, quella della cognizione empirica, per acquisire la capacita’ di distinguere il salubre dal velenoso, cercando anche di evitare il mal di pancia, la crisi neurovegetativa o altri tipi di accidenti ? E che livello di completezza abbiamo sull’interazione funzionale dei meccanismi di produzione enzimatica e le esigenze di lipidi e proteine, dei sistemi di controllo e retroazione tra le secrezioni ghiandolari e le funzionalita’ organiche, della regolazione dei livelli ormonali e le conseguenti reazioni neuronali, del legame tra sali minerali  vitamine e antiossidanti, per poter valutare e misurare le possibili conseguenze e alterazioni che possano esserne indotte tramite quelle modificazioni ? 

E ovviamente i funghi sono solo un esempio che ha la sola prerogativa di esaltarci i rischi, dato che siamo abituati a considerare il rischio come una caratteristica abitulmente connaturata al loro uso.

 

Molto tempo e’ sicuramente necessario per poter operare delle valutazioni. E su un campione costante, e determinato, senza la presenza  molteplice di piu’ fattori contemporanei.

E’ un fattore anche di quantita’, oltreche di qualita’.

Anche in passato sono state operate delle modificazioni genetiche.

Anche per via naturale : dalle osservazioni di Mendel e dalle intuizioni di Darwin abbiamo imparato l’importanza dell’instabilita’ del codice genetico come fattore determinante di adattamento e di evoluzione. Ma tutto dipende dal tempo !

Il meccanismo selettivo naturale ha un tempo di evoluzione coerente col tempo di apprendimento di una specie « utente » (animali o uomo) che ne voglia disporre a proprio vantaggio.

La modificazione tramite irradiazione o irrorazione con sostanze mutagene e’ gia’ piu’ violenta e’ rischiosa : la questione non e’ se vogliamo difendere questi sistemi o accusarli di pari grado, e’ solo materia di valutare il metodo con cui sono stati testati.  Se per alcune decine d’anni sono state commercializzate qualita’ di pasta prodotte con grano realizzato con queste procedure vuol dire che indirettamente, senza volerlo, senza che ce ne fosse stata chiesta opinione, tutti quanti noi abbiamo provveduto a testarne gli effetti. Siamo tutti ancora vivi (forse) ? Se e ‘cosi abbiamo provato che non erano modificazioni mortali e possiamo continuare a produrli.

Ma prima di continuare a fare esperimenti di questo tipo (sulla nostra pelle e non autorizzati consapevolmente) sarebbe meglio predisporre una raccolta completa e sicura di dati di riscontro, ad esempio andando a correlare le statistiche che dicono che in tutto il mndo negli ultimi anni sono andate aumentando le allergie e dimostrando che non sono associate al campione modificato.

 

Una constatazione al di sopra della pretesa di guadagnare su questi temi il convincimento di tutti : rispettiamo il diritto costituzionale e umano (cioe’ sancito dalla costituzione e dalle dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo) alla scelta e al libero arbitrio e indichiamo molto chiaramente e leggibilmente sui prodotti sottoposti a modificazione genetica forzata (anche da grano modificato per radiazione ionizzante, se vogliamo) e lasciamo almeno libero chi consuma (e paga per farlo) di esercitare i propri diritti.