Gent.mo Carlo Pelanda,
mi pregio, come ormai solito, di tanto in tanto, inviare un piccolo
testo.
Senza particolari pretese, solo il piacere di condividere alcune riflessioni
personali che ritengo comunque sufficientemente logiche e quadrate,
ma basate su un contesto informativo di normale accezione e non
particolarmente approfondito, con l'ambizione di guadagnare consenso
anche da chi, come lei, ha abitudine a frequentazioni e discussioni
culturali ben piu' sperimentate e corroborate.
Grazie dell'attenzione.
Distintamente.
Suo Luigi Gatti.
OGM
Sul
controverso tema degli OGM le opinioni sono varie e dibattute,
spesso istintivamente sostenute e difficili da motivare. Sono
pericolose le modificazione genetiche « controllate »
che laboratori « qualificati » possono mettere in atto e
sperimentare in coltivazioni « selettive» ? Perche’
allarmarsi quando la modificazione genetica e’ studiata e
variamente applicata da lungo tempo, da Mendel in poi ? Mi
sembra si possa portare facilmente riassumere la situazione con
un esempio chiarificatore : i
funghi. Crudi,
cotti, variamente insaporiti, ben pochi tra noi non sono abituati ad
apprezzare gli aromi e la fragranza di un buon piatto di funghi. Intrigati
dall’interesse culinario abbiamo imparato a non farci ingannare da
forme e colori e invece affinare la nostra sensibilita’ alle
piccole differenze, alle sfumature e alla sistematicita’ dei
dettagli che ci possano aiutare a raccoglierli e selezionarli senza
rischiare di incorrere nelle specie pericolose. Ebbene,
tanto ci piacciono e siamo interessati. Quindi esisterebbe una
motivazione economica per sperimentare e valutare un occasione di
business. Supponiamo
che qualcuno, fiutando il business, ci prospetti la possibilita’
di estendere la gamma dell’offerta con un maggiore assortimento di
sapori e profumi. E magari pensando anche ai migliori accoppiamenti
di colori e rendimento olfattivo. E quindi questo ci permettesse di
trovare al mercato un’offerta completa di funghi, ottimizzati ai
diversi utilizzi : cappelle enormi e tenere da cucinare alla
piastra, corpi morbidi e carnosi da fare in padella, funghetti
piccoli e colorati da mettere sott’olio, ecc. E cominciasse a
coltivare queste nuove specie prima in laboratorio, poi in
produzioni selezionate via via diffondendone l’utilizzo. E forse
incrociandoli anche con le caratteristiche piu’ positive di altre
forme vegetali e animali ! Lo zucchino incrociato col porcino
per farlo crescere rampicante, e poi incrociato con il chiodino per
farlo crescere in numerosita’, piccoli, ma a famiglie ! E poi
con il colore rosso a puntini bianchi dell’amanita falloide per
essere visti velocemente, o per abbellimento estetico ! …Ah !
Con l’amanita no ? E perche’ ? perche’ e ‘
velenosa ? Ma noi, con le moderne tecniche riusciamo a
selezionare il solo gene responsabile del colore : quindi non
corriamo rischi ! Saremmo proprio pronti a scommetterlo e
assaggiarli noi per primi ? L’abitudine
e l’attenzione sviluppati dalla nostra cultura, dalla nostra
tradizione e, anche, dal nostro istinto, forse radicato in qualche
nostro neurone come gli altri timori atavici dei serpenti, dei ragni
e altre simili amenita’, ci fanno subito drizzare i capelli e
temere il rischio della contaminazione delle qualita’ dei funghi
buoni coi rischi e le ben note tossicita’ dei funghi cattivi !
E le tossicita’ non note, o di effetti ancora non scoperti o ben
sperimentati ? E le possibili interazioni tra loro o con altre
caratteristiche ? E
una volta immesse queste specie in natura (perche’ intanto e’
ovvio e scontato che involontariamente, o volutamente da parte di
chi ne tragga forti ritorni economici, la selettivita’ colturale
e’ una pura utopia), come si estenderebbero e combinerebbero sulle
specie affini presenti nelle loro vicinanza ? E se queste
specie presenti nei dintorni fossero funghi dagli effetti ancora
sconosciuti di una foresta amazzonica ? Quali tossine si
potrebbero creare ? Quali incroci naturali, favoriti dalla
vicinanza di specie, potrebbero essere indotti e con quali
conseguenze sui funghi che, apparentemente, continuerebbero a
sembrarci normali ? In
realta’ da tale caos di incroci potrebbero anche venire fuori cose
molto positive : medicinali
portentosi o medicamenti miracolosi, ma quali prove ci
potrebbero garantire la loro godibilita’ alimentare ? Quanti
anni ha dovuto progredire la nostra consapevolezza culturale
attraverso l’unica via possibile, quella della cognizione
empirica, per acquisire la capacita’ di distinguere il salubre dal
velenoso, cercando anche di evitare il mal di pancia, la crisi
neurovegetativa o altri tipi di accidenti ? E che livello di
completezza abbiamo sull’interazione funzionale dei meccanismi di
produzione enzimatica e le esigenze di lipidi e proteine, dei
sistemi di controllo e retroazione tra le secrezioni ghiandolari e
le funzionalita’ organiche, della regolazione dei livelli ormonali
e le conseguenti reazioni neuronali, del legame tra sali minerali
vitamine e antiossidanti, per poter valutare e misurare le
possibili conseguenze e alterazioni che possano esserne indotte
tramite quelle modificazioni ?
E
ovviamente i funghi sono solo un esempio che ha la sola prerogativa
di esaltarci i rischi, dato che siamo abituati a considerare il
rischio come una caratteristica abitulmente connaturata al loro uso. Molto
tempo e’ sicuramente necessario per poter operare delle
valutazioni. E su un campione costante, e determinato, senza la
presenza molteplice di
piu’ fattori contemporanei. E’
un fattore anche di quantita’, oltreche di qualita’. Anche
in passato sono state operate delle modificazioni genetiche. Anche
per via naturale : dalle osservazioni di Mendel e dalle
intuizioni di Darwin abbiamo imparato l’importanza dell’instabilita’
del codice genetico come fattore determinante di adattamento e di
evoluzione. Ma tutto dipende dal tempo ! Il
meccanismo selettivo naturale ha un tempo di evoluzione coerente col
tempo di apprendimento di una specie « utente » (animali
o uomo) che ne voglia disporre a proprio vantaggio. La
modificazione tramite irradiazione o irrorazione con sostanze
mutagene e’ gia’ piu’ violenta e’ rischiosa : la
questione non e’ se vogliamo difendere questi sistemi o accusarli
di pari grado, e’ solo materia di valutare il metodo con cui sono
stati testati. Se per
alcune decine d’anni sono state commercializzate qualita’ di
pasta prodotte con grano realizzato con queste procedure vuol dire
che indirettamente, senza volerlo, senza che ce ne fosse stata
chiesta opinione, tutti quanti noi abbiamo provveduto a testarne gli
effetti. Siamo tutti ancora vivi (forse) ? Se e ‘cosi
abbiamo provato che non erano modificazioni mortali e possiamo
continuare a produrli. Ma
prima di continuare a fare esperimenti di questo tipo (sulla nostra
pelle e non autorizzati consapevolmente) sarebbe meglio predisporre
una raccolta completa e sicura di dati di riscontro, ad esempio
andando a correlare le statistiche che dicono che in tutto il mndo
negli ultimi anni sono andate aumentando le allergie e dimostrando
che non sono associate al campione modificato. Una
constatazione al di sopra della pretesa di guadagnare su questi temi
il convincimento di tutti : rispettiamo il diritto
costituzionale e umano (cioe’ sancito dalla costituzione e dalle
dichiarazioni internazionali dei diritti dell’uomo) alla scelta e
al libero arbitrio e indichiamo molto chiaramente e leggibilmente
sui prodotti sottoposti a modificazione genetica forzata (anche da
grano modificato per radiazione ionizzante, se vogliamo) e lasciamo
almeno libero chi consuma (e paga per farlo) di esercitare i propri
diritti.
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