Egregio Professor C.A. Pelanda
Leggo oggi la lettera del signor Jean Valjean sull'articolo
dell'Avanti
circa l'Uso politico della storia.
Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo su Il
Giornale sull'
Importanza della Parola.
Sono contento di veder circolare questi concetti : significa che
stiamo
forse uscendo da un periodo di oscurantismo storico , nel quale
vigeva la
teoria della "Storia come interpretazione ".
Secondo questo modo di pensare , chiunque parli di storia non
dice delle
verità, ma ne enuncia una propria interpretazione, essendo
possibile NON
la VERITA' ma la competizione tra tante piccole verità.
Evidentemente ciò è molto comodo per chi vuole propagare la
propria idea
rafforzandola con interpretazioni di comodo del passato.
Ma perchè tirare in ballo insieme anche l'importanza della
parola? Ebbene,
di pari passo alla crescita della teoria della storia come
interpretazione
abbiamo assistito nel linguaggio pubblico allo smembramento ed
alla
sconfitta del contenuto ed al trionfo della parola svincolata
dal
significato, alla magnificazione dello slogan purchè suoni
bene, quasi che
il solo fatto che un discorso avesse un senso grammaticale e
sintattico
compiuto fosse la prova della fondatezza delle idee espresse.
Anche qui il
"contenuto come interpretazione" .
In queste condizioni è chiaro che qualunque fatto può
facilmente essere
rivoltato secondo la comodità dell'enunciante.
Sarebbe il caso di mettere in chiaro che:
Primo- la Storia è la scienza dei fatti, ove lo spazio per
l'interpretazione è minimo. Tutto ciò che non è basato su
date, documenti
ed accadimenti veri non è Storia,
ma opinione personale.
Secondo- La parola è lo strumento con cui si descrive un
concetto e si
enuncia un pensiero. E' la fondatezza nei fatti del contenuto
che dà senso
al discorso non la precisione formale. Il
funambolismo retorico , messo
al servizio della "interpretazione " faziosa e
propagandistica è
l'aspetto per così dire "tecnico" dell'uso della
storia.
Ora ci troviamo immersi in un grande mare di
"interpretazioni" e di
retorica , (possiamo chiamarle Propaganda?). Esistono persone
talmente
prese in questo gioco da riuscire a raccontarsi da se stessi una
storia
fasulla credendoci.
Solo partendo dalla conoscenza nuda e cruda dei fatti e dei
documenti,
dalla esperienza che ne deriva e dalla superiorità dei
contenuti sulla
retorica e sullo slogan possiamo ricostruire coscienza e
consapevolezza,
derivandone di conseguenza i nostri comportamenti.
Lo storico davvero dotato di onestà intellettuale oggi nel
nostro Paese ha
davanti a sé un duro e grande lavoro.
Vedrà bene il signor Jean Valjean , che sono in gran
parte del suo stesso
avviso. Però , in quanto scienza, la storia non ha bisogno di
essere
condivisa ma di essere provata e vera. L'America è stata
scoperta proprio
nell'anno della scoperta dell'America , non nell'anno condiviso
dalla
maggioranza degli intellettuali.
Quanto a questi ultimi sono da comprendere come oppiacei: nella
maggior
parte dei casi tengono famiglia. E' interessante però notare
che il tasso
di scientificità dell'opera degli intellettuali che si occupano
di storia
è direttamente proporzionale all'onestà storica di chi detiene il
potere
politico.
Cordialità - G. Pinciroli
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