24/06/2001
Gentile Professore,
allego alla presente una riflessione sulla riduzione delle imposte promesse in campagna elettorale dal Cav. Silvio Berlusconi.
Il nostro Presidente del Consiglio è un tema appassionante, prenada questo scritto come un tentativo di mettere un luce alcuni  aspetti della personalità pubblica del nostro Presidente del Consiglio

La curva di Laffer

Dopo  la lunga stagione delle promesse elettorali siamo arrivati alla pienezza della capacità di operare della classe dirigente, promossa dalle recenti elezioni al compito di guidare il Paese per i prossimi cinque anni.

Quanto è stato dichiarato in campagna elettorale ora si deve tradurre in fatti concreti.

Delle molte cose che sono state dette, la mia attenzione si è particolarmente soffermata sulla miracolosa ricetta introdotta dal Cavaliere Berlusconi: diminuire le tasse in modo massiccio, ottenendo un aumento delle entrate fiscali, un incremento del PIL, la riduzione della disoccupazione e i mezzi per finanziare gli aumenti delle pensioni minime.

Il tema della riduzione delle tasse è fortemente sentito da tutti nel nostro Paese e in particolar modo dalle forze imprenditoriali. Il recente intervento del presidente della Confindustria ne è la prova.

E’ all’America che bisogna rivolgersi per trovare indicazioni sulla ricetta berlusconiana, essa  è sempre qualche anno avanti alla vecchia Europa, in questo caso bisogna risalire alla campagna elettorale di Reagan nel 1980  per trovare la matrice del disegno berlusconiano. E’ l’economista statunitense  Laffer che teorizza questa meravigliosa opportunità, ne dà una veste formale e la mette a disposizione delle autorità politiche del suo paese.

Reagan ne fa il perno della sua campagna elettorale, e come sappiamo ha pieno successo.

Cerchiamo di spigare la curva di Laffer: poste a zero le entrate fiscali al tasso di prelievo fiscale uguale a zero e poste a zero le entrate fiscali ad un tasso di prelievo fiscale uguale al 100% del reddito si crea tra questi due punti una curva prima crescente e poi decrescente che indica i valori positivi delle entrate fiscali tra i due punti  uguali a zero definiti prima.

Nel primo tratto della curva abbiamo un andamento crescente sia del tasso fiscale che delle entrate fiscali, che dal punto - tasso zero, entrate zero -, si sposta con tassi crescenti verso l’inevitabile punto di massimo di entrate fiscali per poi altrettanto inevitabilmente la curva si fa decrescente per indicare le entrate decrescenti, tendenti allo zero che avremo quanto il tasso di prelievo fiscale raggiunge il 100% del reddito.

Con qualche notazione che è indispensabile fare:

  1. Non è possibile una quantificazione della curva, oltre all’esperienza Americana non abbiamo altri esempi producibili.
  2. Non esistono indicazioni statistiche significative per determinare quale sia il punto dove si massimizza il gettito fiscale. Non è quindi determinabile se una diminuzione dell’aliquota condurrà ad un aumento o una diminuzione delle entrate fiscali.
  3. Come tutte le rappresentazioni teoriche della realtà economica anche questa opera una semplificazione delle variabili economiche. Qui di tutta la realtà è ridotta all’aliquota  fiscale, e l’entrata tributaria. Non esistono indicazioni su altro.

Non ci resta che l’intuito, tipico elemento soggettivo per decidere se la realtà economica che viviamo è collocabile sul lato crescente della curva, dove una diminuzione dell’aliquota comporta una diminuzione delle entrate fiscali, o sul lato decrescente della curva dove una riduzione dell’imposta provoca un aumento delle entrate tributarie. Esaminare cosa è successo in America ci può essere utile come esperienza in se, senza pretendere di dare indicazioni  sugli effetti che si avrebbero in Italia.

Reagan ha sostanzialmente mantenuto quanto promesso sul piano fiscale. Nel 1981 ha ridotto l’aliquota del 5%, nel 1982 del 10% e nel 1983 di nuovo del 10% per un totale del 25% , e ha onorato l’impegno di azzerare le tasse di donazione e di successione. Per quanto riguarda le spese non ha ridotto le spese sanitarie,  ha tagliato  fortemente l’impegno finanziario per il sostegno delle famiglie povere, e ha incrementato le spese militari

La conseguenza è stata che il debito nazionale nei primi cinque anni di politica reaganiana è letteralmente raddoppiato passando da 1000 miliardi di dollari a 1828 miliardi di dollari, quando l’impegno elettorale di Reagan era l’azzeramento del deficit pubblico in un periodo massimo di 4-5 anni.

Ripeto, non si possono fare paralleli, le situazioni sono fortemente diverse però, la riduzione

delle imposte non si è tradotta in un incremento di investimenti e non c’è stata la crescita economica  prospettata dalla rivoluzionaria riduzione delle imposte. I dollari risparmiati dagli imprenditori sono stati reinvestiti in titoli del debito pubblico  vanificando ogni possibilità letta nella curva di Laffer.

Inoltre la riduzione delle imposte è andata ad esclusivo vantaggio dei ceti più ricchi. Sui redditi medio bassi è invece cresciuto il peso fiscale, i salari reali calano del 10%, il 18-20 per cento della popolazione viene a trovarsi sotto la soglia di povertà tornando ai livelli del 1965. Alla fine del primo mandato Reagan il 42% dei cittadini americani non ha una assicurazione sulle malattie.

Non sembra però che il nostro paese verrà utilizzato come campo sperimentale della curva di Laffer. Qui se il debito pubblico raddoppia, ci troviamo a fare concorrenza al terzo mondo, Mi è parso di capire, leggendo il Sole 24ore, che il Cavaliere nel suo discorso sulla fiducia abbia parlato di una riduzione graduale delle tasse “fermando gradualmente l’aliquota dell’imposta personale al di sopra di una certa soglia a un terzo del reddito”. Il significato non è certo e gli imprenditori reclamano una forte  riduzione delle tasse.

Anche Rutelli aveva promesso riduzioni graduali delle imposte con un limite massimo finale di prelievo intorno ad un terzo del reddito.

Quanta differenza tra quel berluschiano “gradualmente” e la certezza elettorale di ridare slancio alla crescita economica attraverso una massiccia riduzione del prelievo fiscale!.

Rimane forte la sensazione che una delle più importanti promesse della campagna elettorale della destra vittoriosa si trasformi nel  programma elettorale della sinistra sconfitta.

Gualtiero Giovanni.