COMUNICATO STAMPA Il Comitato Nazionale per la Giustizia comunica che in data 14 gennaio ha inviato al Presidente della Repubblica la seguente lettera «Illustrissimo
Signor Presidente, il Comitato
Nazionale per la Giustizia (CNG), nato
per tutelare tutti i cittadini dalle ingiustizie di ogni potere
incontrollabile ed incontrollato, di fronte
all’incivile fenomeno degli scioperi selvaggi nei servizi pubblici; di fronte
alla insopportabile facilità di ricorso a forme di lotta che mettono a
repentaglio le libertà, la sicurezza, la salute, l’economia di intere
città e regioni; accertato che
il cittadino in ogni caso non è e non può essere la controparte della
conflittualità sindacale, né tanto meno rimanere vittima di strategie
improntate al ricatto o a reconditi disegni politici; considerato
intollerabile che si scarichi sui cittadini la crisi di rappresentanza e
credibilità dei sindacati, ormai da tempo più interessati alla
politica che alla effettiva tutela dei diritti dei lavoratori; constatato il
fenomeno (inaudito nelle altre nazioni d’Europa) di scioperi che
disconoscono contratti pur sottoscritti dalle maggiori organizzazioni
sindacali; accertato che
tale situazione di disordine e di sostanziale impulso rivoluzionario,
che non può essere ulteriormente tollerata per i danni che procura a
tutti i cittadini, dipende principalmente dalla cronica mancanza di una
normativa che definisca i poteri e i limiti di una realtà sindacale
oggi messa sempre più in discussione dagli stessi soggetti che pensa di
rappresentare; si rivolge
a Lei, Signor Presidente, che già altre volte è autorevolmente
intervenuto, anche esercitando la facoltà di cui all’art. 87 della
Costituzione, mostrando piena attenzione agli aspetti costituzionali
della vita politica (su informazione, legge Gasparri, equilibri
internazionali, costruzione europea, potere di grazia) affinché
intervenga a sanare la gravissima situazione che si è venuta a
creare nel mondo sindacale in conseguenza del predetto vuoto
legislativo, esercitando anche in questa circostanza il potere di
inviare apposito messaggio alle camere onde sollecitare l’attuazione
dell’art. 39 della Costituzione, unico strumento, ormai, per riportare
ordine nel mondo sindacale ed impedire la penalizzazione dei cittadini
da ulteriori illegittime intemperanze. La ringrazio
per la Sua cortese attenzione. Ossequi. Perugia, 14
Gennaio 2004 F.to Avv. Giacomo Borrione Presidente» Il C.N.G., in sostanza, auspica che il Presidente della Repubblica intervenga non solo quando è tirato per la giacchetta, bensì senta il dovere di esercitare una delle principali facoltà concessegli dalla Costituzione al fine di tutelare i cittadini da una anarchia sindacale oggi incontrollata e, forse, ormai incontrollabile. *
* * Il C.N.G., inoltre, ha spedito al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per la Giustizia, al Ministro per i rapporti con il Parlamento ed ai Presidenti dei due rami del Parlamento la seguente lettera in ordine alla riforma della giustizia con la quale critica fortemente le resistenze conservatrici che trovano troppo spazio nella stessa maggioranza di governo: «Il
Comitato Nazionale per la Giustizia presa visione del disegno di legge
di riforma della giustizia per il quale è iniziato l’iter
parlamentare in Senato;
·
Tenuto conto,
peraltro, che non attua un’effettiva separazione delle carriere fra
pubblici ministeri e giudici che rimangono compresi in un’unica
categoria di magistrati, nella quale viene consentito il passaggio, sia
pure con l’introduzione di determinati limiti temporanei e logistici,
dall’una all’altra funzione; ·
Ritenuto
che tale riforma, facendo riferimento ad una semplice distinzione tra
funzioni giudicanti e requirenti, che peraltro è già presente
nell’attuale ordinamento, è del tutto insoddisfacente perché non si
indirizza ad una radicale e organica riforma del sistema giudiziario che
ne elimini le attuali gravi disfunzioni; Critica fortemente questo modus operandi e fa presente la necessità di
procedere ad una reale e globale riforma della giustizia che preveda la
effettiva separazione delle carriere tra giudici e pubblici
ministeri e la costituzione di due distinti organismi per le due
categorie, in sostituzione del Consiglio Superiore. È necessario
inoltre che tale riforma preveda anche l’abolizione dell’attuale
sezione disciplinare e la costituzione di due distinti organi o
commissioni di disciplina composti quasi interamente da persone estranee
alla magistratura, nominate dal Parlamento o dal Presidente della
Repubblica, con la partecipazione soltanto di uno o due magistrati in
rappresentanza della categoria. Ciò al fine di evitare il giudizio
disciplinare da parte dei giudici sui giudici, molto spesso divisi tra
loro in correnti estremamente politicizzate. Per quanto riguarda poi la categoria dei pubblici ministeri, il Comitato
ritiene che questi debbano essere inquadrati, conformemente al loro
ruolo giudiziario, nell’organico dell’Avvocatura dello Stato. Tale riforma deve inoltre essere indirizzata: a)
ad una nuova disciplina della responsabilità dei magistrati; b)
all’attuazione integrale del “giusto processo”; c)
alla revisione del Tribunale dei Ministri; d)
all’abolizione del cosiddetto “concorso esterno”; e)
alla restituzione delle indagini alla polizia giudiziaria,
autonoma rispetto ai P.M., prevedendo – in casi specifici ed
espressamente previsti - l’intervento del magistrato; f)
alla reintroduzione, nel nostro ordinamento costituzionale, in
aderenza a quanto avviene in altre nazioni della U. E., dell’immunità
parlamentare e della sospensione dei procedimenti nei confronti delle
alte cariche dello Stato. Perugia, 14 gennaio 2004 Il
Segretario il Presidente f.to dott. Gianfranco Sassi f.to Avv. Giacomo Borrione» * * * per adesioni al Comitato Nazionale per la Giustizia rivolgersi ai
seguenti indirizzi: Piazza Italia n. 9 06121 – Perugia e-mail: giacomo.borrione@tiscali.it |