Sono molte le ragioni che
permettono a cittadini appartenenti a identità diverse (dal
punto di vista culturale, sociale, religioso e professionale) di
esprimere un'uguale condanna alla possibilità di una
"presunta" guerra preventiva contro l'Iraq. Ancora una
volta le diversità convergono in un'unica opzione in grado di
formare unità tra protesta e proposta. "Non c'è pace
senza giustizia", non si stanca di ripetere Giovanni Paolo
II e, con lui, le tante comunità civili e cristiane che sono
sparse in tutto il mondo e che sono convinte dell'inutilità
della violenza per affrontare e risolvere conflitti.
Le riflessioni che seguono provano a
formulare - a voce alta - alcune considerazioni per dare
ulteriore chiarezza e motivazione ad un "No" alla
guerra che vuole proporsi anche come "Si" alla
giustizia, alla Pace e alla speranza.
1. La prima vittima delle guerra è sempre la verità. Il
primo vincitore è un certo profitto che calpesta dignità,
speranza e pace. L'espressione "un certo profitto"
indica non solo la volontà di controllare le ricchezze naturali
ad ogni costo, ma anche il fatto che i veri motivi di quasi
tutti i conflitti internazionali sono e restano interessi
economici così prepotenti da inquinare la stessa vita politica
chiamata a decidere su questioni inerenti conflitti armati ed
entrata in guerra di interi popoli.
A parte l'astrazione: La
prima vittima delle guerra è sempre la verità,
che significa ciò, tutto e niente! retorica! Queste caro Don
Ciotti sono solo sue illazione del tutto simili al pensiero
politico della sinistra italiana, ma che proprio perché
politico…parziale,di parte e in malafede. E’ vero che la
guerra non è “immacolata”, ma questa non è una scoperta o
una sensazionale rivelazione…è sempre stato così, meno
ipocrisia per favore!!!( le rivoluzioni, a lei tanto care
suppongo...hanno portato giustizia forse? Non mi sembra, solo
morte, povertà e vendetta!!!).Detto questo, mi sembra altresì
legittimo che gli Stati Uniti abbiano il diritto a
difendersi…c’è stato l’undici settembre di mezzo, non
ricorda? Ne aspettiamo un altro e nel frattempo sventolentiamo
pacifisticamente i fazzolettini bianchi di Zanotelli? Chissà se
si uniranno anche i Curdi , o tutti i prigionieri politici o
comuni internati in attesa di esecuzioni capitali.
2.
Il fermo e deciso "No" alla guerra non esprime il solo
desiderio dell'Italia del restare estranea al conflitto. Il
primo "No" è alla guerra in quanto tale. Non vogliamo
solo restare fuori dalla guerra (con una logica eccessivamente
ripiegata sul nostro Paese). Non vogliamo la guerra in quanto
tale. Ed anche per questo non vogliamo che il nostro Paese si
spenda - con responsabilità politiche, militari e strategiche -
per costruire un sistema di guerra che inevitabilmente realizzerà
morte e disperazione.
Lei esprime i desideri della sua
Italia, che non coincide con il pensiero totale degli italiani,
non ci metta in bocca cose che esistono solo nella sua
immaginazione. Ancora una volta esprime scenari di guerra che
non coincidono con i piani americani, mi dica per favore in
quale rapporto ha letto che il Pentagono ha intenzione di
bombardare la popolazione, lei stà facendo disinformazione e
terrorismo psicologico, prerogativa dei manipolatori
dell’informazione per fini politici.
3. Siamo profondamente convinti che il domani è scritto
nell'oggi e che il futuro sarà ad immagine e somiglianza del
metodo e delle pratiche seguite per costruirlo. Alcune dure
lezioni sull'inutilità (e sui drammatici costi) della guerra le
abbiamo già ricevute dalla storia! Senza dimenticare che
conflitti, odio e diseguaglianze escono rafforzati e
radicalizzati dai conflitti armati, creando ulteriori e future
insicurezze e instabilità. L'abbandono della strada politica
non è mai, di conseguenza, soluzioni ai conflitti, ma tragica
condanna a spirali di violenza che inevitabilmente alimentano il
bisogno di ostilità insanabili.
Altrettanto falso! Mi faccia il
solito esempio sull’inutilità delle guerre!!! Il contrario
semmai: lei vuole insinuare che fermare i nazisti è stato un
errore? Hanno fatto male gli americani? (dimenticavo…Hitler è
stato fermato dai soli partigiani…di sinistra
ovviamente…quelli cattolici dormivano…). E Seraievo, non le
ricorda nulla…non è stata liberata da un atto di forza
americano? Che ci siete andati a fare laggiù voi
pacifisti…una gitarella fuori porta? La guerra è l’ultima
carta della politica, ma è pur sempre politica!
4. Nessuno vuole fare o proporre sconti a dittatori e terroristi
o alla violenza, da qualunque parte questa arrivi. Ciò di cui
siamo convinti è che non sono indifferenti la natura e la
modalità della risposta alla violenza. Anche di fronte
all'orrore e alla follia della violenza occorre il coraggio del
ragionare, del capire, dell'intervenire con lungimiranza e
dell'evitare la tentazione delle scorciatoie.
Dice così a parole, ma di fatto non
mi risulta che lei, né altre organizzazioni pacifiste abbiate
mai speso una parola contro alcun dittatore, anzi rigirando la
frittata, solidarizzate con loro, giustificandoli a causa dei
vari embarghi internazionali contro i loro paesi. Invece di
tentare di far ragionare Bush, ( lo so è difficile…un
dittatore travestito da benefattore…) perchè non vi proponete
come mediatori per convincere quel “birichino”, ma in fondo
“simpaticone” di Saddam a rinunciare ai suoi propositi
bellici? Che volete che sia…è cosi ragionevole…con un buon
bicchiere di vino…
5. Alcune delle ultime guerre internazionali non solo hanno
violato le regole fondamentali del diritto (i limiti di
legittima difesa fissati dal consiglio di Sicurezza dell'ONU nel
dicembre 1975), ma ha anche spazzato via l'idea di un diritto
internazionale e la competenza esclusiva dell'ONU a deliberare e
a realizzare operazioni di polizia internazionale.
Se correvate più veloci con le
vostre bandierine bianche e il camulet della pace i
diritti sicuramente non sarebbero stati violati…ne sono
certo!! E i zucconi ritardatari dell’ONU
dov’erano…istituto burocratico incompetente!!!!
6. La guerra, che dopo l'ultimo conflitto mondiale è stata
formalmente vietata dalla Carta delle Nazioni Unite e
"ripudiata" da molte costituzioni nazionali (compresa
quella italiana), ha - in questo periodo - ri-assunto un ruolo
di protagonismo. Non solo: non mancano quanti tentano - con
linguaggi e motivazioni spesso in-fondate, ma tese a dilatare
confusione - di giustificare la necessità di un intervento
militare con espressioni tipo "guerra giusta",
"umanitaria", per "legittima difesa",
"preventiva"… . Nessuna acrobazia linguistica può
trasformare uno strumento al servizio della morte in
un'operazione di pace e di vita. Solo nella politica esistono i
reali strumenti perché la gestione di un conflitto non debba
essere affidata alla violenza e alla logica del più forte,
indipendente dalle regioni e dalle legislazioni presenti sul
piano internazionale.
Caro Don Ciotti, le consiglio di
leggere l’abbecedario del cattolico praticante: il Catechismo
della Chiesa Cattolica. Il numero 2308 dice: “Una volta
esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non
si potrà negare ai governi il diritto di una legittima
difesa.” E ancora al punto 2310: ”Coloro che si dedicano al
servizio della Patria nella vita militare sono servitori della
sicurezza e della libertà dei popoli”. Trovo strano che un
uomo di Chiesa non conosca queste elementari norme, ma lei è un
sacerdote o un esperto in diritto internazionale? Le acrobazie
linguistiche le usa lei nel negare la liceità del diritto alla
difesa contrabbandandola per guerra!!!
7. Il terrorismo non è figlio della povertà e
dell'ingiustizia, ma si alimenta della disperazione da esse
prodotta. Intervenire politicamente su tali situazioni, vuol
dire che "non c'è pace senza giustizia"; significa
che intervenire politicamente sulle condizioni di sfruttamento
non contribuisce solo a realizzare maggior equità e giustizia,
ma si rivela anche strumento efficace per vincere qualsiasi
forma di terrorismo. Una Pace stabile esige un approccio
politico realistico, dialogico e capace di aggredire le cause
sociali di sfruttamento, miseria e disuguaglianze internazionali
per fare della giustizia la premessa di ogni convivere disteso e
sereno.
Sono d’accordo con lei, ma il
problema rimane sempre quello: se il mio interlocutore non ha
assolutamente volontà dialogiche, che fare? Ma nell’attesa
… si ricordi che in Irak vi è un popolo sottomesso e alla
fame(o la colpa è sempre degli americani…probabile!!) che non
vede l’ora di riscattarsi dalla dittatura!!! Come mai non
rivolge mai i suoi appelli di pace e l’invito al dialogo anche
agli oppositori interni al regime? Forse perché ritiene che
siano solo dei mercenari prezzolati al soldo americano? Proprio
tutti?
8. Due vincolanti passi ci sembrano necessari:
· Spostare il baricentro del diritto internazionale dagli
Stati alle persone. Significa creare le condizioni perché non
si realizzi tanto e solo una tutela dell'equilibrio tra i
governi, ma una vera tutela dei diritti fondamentali di ogni
cittadino del mondo.
· Dare agli strumenti internazionali di verifica e di controllo
quali il Tribunale Penale Internazionale le reali possibilità
di sanzionare ogni tipo di abuso e di prevaricazione del diritto
senza sconti per nessuno e senza eccessive timidezze verso quei
potenti che più di altri sono in grado di condizionare
organismi internazionali in virtù del loro potere economico.
Belle parole…ma nel frattempo si
muore….
Riflessioni sparse per trasformare un "grido" in
parola attenta, documentata e precisa; per fare del "No
alla guerra" una proposta perché giustizia e politica si
sostituiscano alle armi e agli eserciti.
Non ha senso dividerci su queste questioni. E' urgente, doveroso
e necessario restare uniti, intrecciare gli sforzi e opporsi
alla logica delle divisioni con uno sforzo teso all'unità e
alla concretezza del risultato di pace. Associazioni, gruppi,
cooperative, chiese, sindacati, libere aggregazioni, lavoratori,
mondo dello sport, del tempo libero, scuole, operatori
dell'informazione, amministratori politici e donne e uomini di
buona volontà dobbiamo fare tutto il possibile perché
dall'intreccio delle nostre diverse iniziative possa nascere
quel mondo possibile caratterizzato dalla Pace e dalla capacità
di "fermare il male con il bene".
Evviva!!! proletari, borghesi e
aristocratici di tutto il mondo uniamoci coralmente in un
anelito speranzoso di pace, mettiamo dei fiori nei nostri
cannoni e le bombe di Saddam saranno spazzate via dalle nostre
belle e pacifiche intenzioni.
Il pacifismo non è altro che una
misera foglia di fico messa per pudore sulla vigliaccheria di
chi non vuole sporcarsi le mani per aiutare il prossimo!!!
Gianni Toffali
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