30/01/2002

Egregio Professor Pelanda,

 

ho letto con estremo interesse il suo articolo pubblicato su “Il Giornale” di sabato 19 gennaio e lo condivido. 

Noi siamo profondamente convinti della necessità di modernizzare il nostro paese; anzi, riteniamo che questo debba essere un imperativo categorico per tutti coloro i quali operano nel politico, nel sociale e nell’economia. Ma senza dialogo e senza consenso sociale non c’è crescita, non c’è futuro e se noi intendiamo essere in Europa un paese capace di reggere e vincere la competizione con le economie forti, dobbiamo recuperare e rivitalizzare proprio quei valori: nell’interesse dei lavoratori, del sistema economico e produttivo, della collettività.

Molto dipende dalla carente volontà politica e imprenditoriale di dare impulso alla formazione, alla ricerca, all’innovazione tecnologica, agli investimenti produttivi. E’ su questi quattro pilastri, in realtà, che si fonda una società forte, in grado di vincere la sfida della competitività. Tutto ciò che viene offerto come alternativa a tale progetto rappresenta una soluzione difensivistica dal fiato corto.

Ecco perché è inaccettabile che il nostro sistema industriale sia rassegnato ad una competizione sui bassi costi con le economie deboli, destinandosi così a sicura sconfitta, invece di puntare ad un confronto con i paesi economicamente più avanzati, basato sull’innalzamento del livello qualitativo e tecnologico del prodotto.

Lo sviluppo, la crescita e la modernizzazione del paese devono essere una sfida per tutti e il Sindacato non solo l’ha accettata ma vuole anche essere partecipe di questo processo offrendo, per la sua parte, una disponibilità alle flessibilità che non ha eguali in nessun altro paese occidentale.

Non siamo, dunque, il “Sindacato dei frenatori”.

 

La saluto cordialmente

                                                                           Luigi Angeletti

                                                                      Segretario generale Uil