Egregio Professor Pelanda, ho letto con estremo interesse il suo articolo
pubblicato su “Il Giornale” di sabato 19 gennaio e lo condivido.
Noi siamo profondamente convinti della necessità di
modernizzare il nostro paese; anzi, riteniamo che questo debba essere un
imperativo categorico per tutti coloro i quali operano nel politico, nel
sociale e nell’economia. Ma senza dialogo e senza consenso sociale non
c’è crescita, non c’è futuro e se noi intendiamo essere in Europa
un paese capace di reggere e vincere la competizione con le economie
forti, dobbiamo recuperare e rivitalizzare proprio quei valori:
nell’interesse dei lavoratori, del sistema economico e produttivo,
della collettività. Molto dipende dalla carente volontà politica e
imprenditoriale di dare impulso alla formazione, alla ricerca,
all’innovazione tecnologica, agli investimenti produttivi. E’ su
questi quattro pilastri, in realtà, che si fonda una società forte, in
grado di vincere la sfida della competitività. Tutto ciò che viene
offerto come alternativa a tale progetto rappresenta una soluzione
difensivistica dal fiato corto. Ecco perché è inaccettabile che il nostro sistema
industriale sia rassegnato ad una competizione sui bassi costi con le
economie deboli, destinandosi così a sicura sconfitta, invece di
puntare ad un confronto con i paesi economicamente più avanzati, basato
sull’innalzamento del livello qualitativo e tecnologico del prodotto. Lo sviluppo, la crescita e la modernizzazione del
paese devono essere una sfida per tutti e il Sindacato non solo l’ha
accettata ma vuole anche essere partecipe di questo processo offrendo,
per la sua parte, una disponibilità alle flessibilità che non ha
eguali in nessun altro paese occidentale. Non siamo, dunque, il “Sindacato dei frenatori”. La saluto cordialmente
Luigi Angeletti
Segretario generale Uil
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