15/01/2001

Egregio Dottor Pelanda

  

La seguo sempre con interesse e la trovo illuminante.  Le scrivo a proposito del PIL.  Ritengo che esista ormai sufficiente ricchezza metodologica per cambiare il PIL con un indice più evoluto che tenendo conto anche di altri fattori, evidenzi il livello di benessere di un paese meglio di quanto non faccia il PIL.

  I quattro fattori che devono influenzare l’indice sono a mio avviso:  Il reddito; la sua distribuzione (e.g. la varianza); la sostenibilità ambientale (e.g. la differenza tra milioni di tonnellate di CO prodotta e la capacità di assorbirle); e un quarto che non so indicare, ma che rifletta l’economia reale. Intendo dire che non ha molto senso misurare il solo PIL se questo è frutto di deficit pubblico, o se si esprime in dollari un economia applicando un cambio fittizio (Ricordo che nei primi anni ’80 molti si beavano della dichiarazione che il PIL/pro capite della DDR era superiore a quello italiano, fingendo di ignorare che il valore reale del marco DDR era molto inferiore al valore dichiarato; Le scrissi ad agosto che l’Argentina sarebbe fallita, e questa era una facile previsione, ma che sarebbe andata così era già chiaro al visitatore non sprovveduto nel 1993).

 So bene che gli indicatori che ho scelto sono molto rozzi, ma hanno il pregio di essere ormai facilmente misurabili.

 

Grato di un suo eventuale commento la saluto cordialmente

 Francesco Paoletti