08/01/2001

Gentile Prof. Carlo Pelanda,

ho letto il suo articolo del 5 gennaio 2002 sul Foglio: ne sono rimasto confortato molto, poiché l'eclettico e l'ardito dire, chiarisce in rapida sintesi quali sono gli enigmi e le formule - e quale la loro natura - che a largo spettro colgono e sintetizzano il divenire, e quale progresso e con quali mezzi riuscire a fare la prossima mossa della sopravvivenza.
I poeti lei dice, la metapoiesi, ed io continuo i poeti certo, ma meglio la poiesi di domani, con la sua particolare identità, arrivare a scoprire - a tentare - la comunicazione, che è la vera cosa e nuova cui l'uomo può tendere, cercando di identificare quindi finalmente le attività dell'uomo, con cui esso prima - filosofia - a costruito l'analisi della frattura del sé, e quindi il funzionare del pensiero che reagisce con sé, il funzionare dell'uomo rispetto a se stesso, e poi - Arte - l'identificazione dell'Altro, e la stimolazione del pensiero attivato, che si definisce uno, che è l'identità della persona. In somma, avere un'identità della conoscenza, fino all'identità della comunicazione, fino all'acquisizione di una personalità acquisita in comunicazione.
Il suo articolo chiamava alla libertà alla responsabilità e all'ambizioso rischio, era un amo gettato alla ricerca di ascoltatori particolari, che da sempre lavorano sulla sua domanda, essendo parte attuale del futuro, vivendola a tal punto da diventare la risposta - e solo in questo caso, lasciandosi andare alla dominazione della vita - io con la mia vita rischio la domanda che mi sono posto, e che lei ora mi pone, chiamandomi.
Io rispondo quindi, e non con questa inadatta presentazione, ma con la mia giovinezza, col mio ardore, e col mio lavoro sopratutto.
Così decido di spedirle la prossima settimana IL TERZO PENSIERO, che è risposta intima e privata tanto quanto la pubblica presenza del suo articolo.
Spero di non averla tediata, poiché più che in queste confido nelle mie prossime parole, quando il lavoro parlerà per me.
I miei genitori hanno la fortuna di conoscerla, io non ancora, chissà che questo incontro non stimoli le medesime corde.
                             Grato e gratissimo 
                                                         Jacopo Ricciardi