| IN MERITO AI VERDI
 Egregio Dott. Pelanda,
 ho ricevuto il suo articolo sui Verdi 15 giorni fa, ma non disponendo di
      nessun mezzo elettronico le scrivo solo ora di ritorno dalle vacanze e
      davanti al computer del mio ufficio.  Il suo articolo mi ha coinvolto
      molto,  però  ritengo che vi sia una visione dei verdi non del
      tutto corretta.
 Mi permetto di dire ciò perché gli amici del Sole che ride sono delle
      mie vecchie conoscenze. Mi spiego: durante l¹ultima campagna elettorale
      io e  mio padre siamo stati pubblicamente diffamati da questi
      signori.
 Su di noi hanno fatto circolare le storie più allucinanti, hanno
      costruito persino un boycottaggio e per finire si sono inventati un
      nullatenente che, ammaestrato ad arte, è andato ai giornali dicendo che
      il sottoscritto, con fare mafioso, minacciava le persone a casa. Si
      chiederà allora a quale partito appartenevo per meritare tanto odio? E¹
      semplice al loro!
 Il sottoscritto, Davide Celli, figlio di Giorgio (Europarlamentare Verde),
 è stato capolista dei Verdi alle passate elezioni.
 Perché farlo capolista allora, se era tanto antipatico?
 Me lo chiedo anch¹io e se lo chiedono anche tutti i miei amici animalisti
      che, credendo nel rinnovamento, pensavano di poter finalmente esprimere un
      candidato che si opponesse alle lobby dei cacciatori tanto forti nella
      nostra regione*. Purtroppo nessuno ci aveva detto che il rinnovamento e
      tutte le assemblee che ne sono seguite, sono una farsa, una piece teatrale
      da mettere in scena davanti ai telegiornali.
 Se l¹esito delle assemblee è di loro gradimento, cioè se è in linea
      con tutti i Verdi che assediano il partito da un millennio, tutto bene,
      altrimenti, apriti cielo. I gattopardi ti fanno a fettine!
 Le racconto tutto questo solo per farle capire che essendo io
      completamente solo durante la campagna elettorale, e non avendo nessun
      giornale o mezzo informativo dalla mia parte, ho visto come unica
      possibilità quella di capire come arrivare all¹elettorato verde. Ciò
      che ho intuito mi è servito molto e il mio risultato elettorale, sebbene
      non mi abbia portato la vittoria, è abbastanza eloquente. Sono il primo
      candidato a Bologna, (800 preferenze contro le 600 della consigliera verde
      uscente Daniela Guerra), sono il primo in provincia, e perdo solo per 120
      voti rispetto alla Guerra che nella sua cittadina (Imola) totalizza 400
      preferenze contro le mie 50.
 Veniamo dunque alle mie considerazioni, la prima é forse la più
      importante.
 I Verdi Politici, ovvero i militanti, gli eletti e gli incaricati, sono
      una cosa, elettori Verdi un¹altra cosa. Non si assomigliano per nulla e
      viene quindi da domandarsi perché questo sodalizio continui? E¹ presto
      detto, il quorum degli elettori verdi é particolarissimo, la prima cosa
      che sorprende è trovarlo ricco o benestante e residente in quartieri non
      popolari.
 *da noi si spara perfino agli aironi. Infatti la giunta guidata da Errani
      ha inserito i trampolieri combattenti nelle specie cacciabili. Tutto ciò
      al momento è tenuto fermo a Roma, ma passata la festa, gabbato lo santo.
 A Bologna ad esempio a Borgo Panigale, ex quartiere operaio e feudo
      incontrastato dei ds, ci sono pochissimi voti verdi e nessuna preferenza
      espressa. L¹elettore verde considera quindi l¹ambiente come il suo must
      più importante, un bene di lusso da difendere.
 Tendenzialmente é informato, legge molto, soprattutto libri o riviste
      specializzate, ma non si interessa di politica.
 Probabilmente se seguisse il lavoro dei Verdi scoprirebbe che tanto verdi
      non sono, ma nella sua mente il verde attivista ha le sembianze di un¹ambientalista
      da battaglia, che si deve battere per l¹albero che ha davanti a casa. Il
      Verde è  in breve una specie di giardiniere da combattimento.  Si
      crea quindi un quorum Verde che viene occupato da politici il più delle
      volte transughi da altri partiti. Però la camicia Verde và a tutti
      stretta e nascono i complessi di inferiorità tanto è vero che alle
      assemblee senti dire frasi del tipo: ³ Noi non siamo i Verdi dell¹alberino²
       oppure ³Non lasciamo credere ai DS di essere quelli relegati solo
      all¹ambiente, noi abbiamo la capacità politica di occuparci di tutto² ,
      ³Noi non siamo quelli che dicono sempre di no² ed ecco vederli tutti
      correre dietro ai problemi sociali dimenticandosi della loro specificità
      di partenza. In due parole tutti giocano a fare i Democratici di Sinistra.
 Sono da capire: è molto meglio sedersi ad un tavolo di un palazzo
      importante con fuori i giornalisti e le tv piuttosto che legarsi ad un
      albero.
 Il giochetto continua, tanto l¹elettorato verde non li segue. Però alle
      volte qualcosa non funziona, ed ecco che ti salta fuori la guerra del
      Kossovo. I Verdi rimangono al governo mentre il petrolio delle raffinerie
      si rovescia in mare e mentre la NATO contamina tutto con proiettili all¹uranio
      impoverito.
 La giustificazione è: bisogna intervenire per salvare i Kossovari,
      poverini, anche se ciò comporterà qualche prezzo ambientale da pagare.
 L¹uomo viene posto al di sopra dell¹ambiente.
 Anche il più disinteressato degli elettori non può cogliere il paradosso
      e il risultato elettorale delle elezioni Europee porta il sole che ride a
      percentuali vicine allo zero.
 Ma veniamo alle tipologie dei Verdi da Lei descritte.
 
 I Verdi ³rossi dentro² appartengono appunto ai transfughi. Molti di loro
      non hanno voluto sottostare al duro tirocinio dei DS. Dentro ai Verdi
      scimmiottano quello che hanno visto fare dai fratellini più grandi. C¹è
      anche da dire che chi si appollaia su posizioni rosse ne ha tutta la
      convenienza. Ad esempio: le firme per la presentazione delle liste sono
      raccolte dai DS stessi. Sembrerà una cosa da poco, ma quando non si hanno
      attivisti può diventare spiacevole dover abbandonare una poltrona in
      parlamento per andare all¹angolo di una strada.
 A Bologna di militanti disposti a fare tavolini fuori dai periodi
      elettorali non ne ho mai incontrati. Io ne ho fatti una cinquantina in
      meno di un anno. Quando andavo alle riunioni se mai veniva qualche nuovo
      tesserato se ne andava dopo due sedute e alla fine eravamo sempre in tre.
      Dopo un po¹ ci si addormentava o si finiva a parlare di vacanze davanti a
      una pizza.
 
 Di  Verdi antiprogressisti non ne ho mai incontrati. Molti partono da
      posizioni di chiusura decantate sui giornali, ma finiscono sempre per
      cedere nella penombra di qualche stanzone del potere.
 Prendiamo gli OGM. Si è partiti da posizioni di contrasto assoluto, poi
      si è continuato dicendo che forse per scopi legati alla medicina si
      poteva autorizzare qualche esperimento. Passate le prossime elezioni ci
      diranno che se una scatoletta porta la dicitura in corpo tre e in aramaico
      ³libero da organismi geneticamente modificati² è tutto merito loro.
 Si dice che a Bologna un noto Verde, all¹inizio del mandato, aveva creato
      un movimento chiamato ³Sù la testa!². Dopo qualche mese era già noto
      come ³Su la testa e giù le braghe!².
 In Emilia Romagna, i Verdi hanno votato a favore del famigerato PRIT, un
      piano dei trasporti che affonderà la nostra regione sotto un manto di
      autostrade, hanno avvallato la legge Rivola sulla parità scolastica e
      hanno proposto la privatizzazione degli asili e chi più ne ha, più ne
      metta.
 
 Di Verdi neobuddisti o New Age ce ne sono, ma in percentuali ininfluenti
      dal punto di vista elettorale.
 
 I Nuovi Verdi siamo noi: io mio padre e un gruppetto di 40 Verdi delusi
      dal rinnovamento che ci doveva essere e non c¹è stato.  Tutti noi
      crediamo che i Nuovi Verdi debbano essere collocati oltre la destra e la
      sinistra, in breve un movimento  trasversale che affonda le sue
      radici nel pensiero Verde delle origini.
 Per finire ritengo che il vero Verde che dobbiamo avere come riferimento
      è semplicemente l¹elettore tipo, un uomo distinto e pacato di un
      quartiere benestante che non ha antipatia per la destra e tantomeno per la
      sinistra e che chiede solo che il suo quartiere abbia un po¹ più di
      verde. Non crede troppo a quello che scrivono i giornali ed è per questo
      che non segue la politica, ma se tocca con mano che lo stai tradendo non
      ti concederà mai più la sua fiducia. E¹ convinto che gli alberi davanti
      a casa sua debbano essere tutelati e non svenduti al primo costruttore. E¹
      sicuro che con molto verde l¹aria sarà migliore e il caldo estivo meno
      opprimente. Vuole mangiare cibo sano, ma ritiene però che se qualcuno
      vuole mangiare cibi transgenici è libero di farlo.  Ama il verde e
      spera di poter lasciare il mondo ai  suoi figli un tantino più in
      ordine di come lo ha trovato.
 Non è antiprogressista, ma è convinto che solo il progresso può
      salvarci dal progresso.
 Chiede solo un po¹ di correttezza e sincerità.
 Probabilmente ama i gatti ed è questa la sua qualità più interessante.
      Chissà, non sarà forse lui stesso un gatto?
 
 Restando in attesa di una sua risposta, colgo l'occasione per porgerLe i
      miei più cordiali saluti.
 Davide Celli
 
 
 P.S. Se vuole posso mandarLe tutti i materiali che desidera (sondaggi,
      articoli, commenti, eccŠ) a riprova di quanto ho detto.
 
 Davide Celli
 Via Andrea da Faenza 37/a
 40129 Bologna
 0339/1729800
 051/352311
 davcelli@tin.it
 
 Egregio dott. Pelanda,le  invio un esempio di bollettino di controinformazione verde che
      faccio circolare tra gli iscritti non allineati Bolognesi.
 
 Subito dopo la tribolazione di quei
      giorni, il sole si oscurerà.
 Matteo XXIV, 29
 
 Cari amici, compagni, Verdi e cara Presidente,
 per dirla alla Nanni Moretti vorrei dirvi ³Qualcosa² e credo che sarà
      ³Qualcosa di verde².
 Oggi i Verdi, a guardarli dal di fuori, hanno una struttura che ricorda un¹azienda
      grande come la FIAT. Hanno un Presidente, un esecutivo, un coordinamento
      formato da 100 dirigenti, e come se non bastasse questi organi sono divisi
      in duecentocinquantamila correnti (Rosso verdi, Verdi rossi, Rossi
      nascosti nei Verdi, Verdi nascosti tra i rossi, Verdi di Manconi, Monconi
      Verdi, Verdi-Verdi, Verdi in saldo di fine millennio, Verdi Ventesimi, e
      chi più ne ha più ne metta).
 Le dirigenze Verdi mi ricordano tanto quel Re, personaggio buffo del
      Piccolo Principe di Saint - Exupéry, che continua a considerarsi tale,
      pur non avendo sudditi.
 Anche noi Verdi abbiamo un Piccolo Principe, l¹abbiamo proposto e accolto
      sul nostro asteroide e si chiama Giuliano Amato, purtroppo i suoi
      desideri, al contrario di quello che accade nella fiaba, non coincidono
      con i nostri.
 Pensiamo al dissenso espresso al Gay pride, pensiamo all¹OCSE, pensiamo
      ai finanziamenti concessi al trasporto su gomma e così via.
 Certo i Verdi dissentono, si stracciano i vestiti,  divulgano i loro
      gusti sessuali, si fanno picchiare dalla polizia a Bologna, lanciano
      agenzie contro il trasporto su gomma, ma a nessuno, dico a nessuno, viene
      in mente di abbandonare il governo. Infatti un gesto del genere
      comprometterebbe la cara poltroncina, che seppur consunta e logorata dalle
      numerose legislature fatte, frutta e continuerà a fruttare un certo
      gruzzoletto.
 Guardando indietro scopriamo che la politica del Piccolo Principe non è
      cosa nuova e che di Principi ³senza principi² ne abbiamo incontrati
      parecchi.
 Vi ricordate, quando noi Verdi da un lato appoggiavano un governo in
      guerra e dall¹altro manifestavano fuori dalle basi Nato?
 Vi ricordate quando ci dichiaravamo animalisti e lavoravamo per la deroga
      sulla legge per la macellazione rituale?
 Vi ricordate quando ci professavamo anticaccia candidando un cacciatore al
      Parlamento Europeo?
 Vi ricordate quando uniti per il sociale votavamo la famosa legge Rivola o
      la privatizzazione degli asili, tanto per scendere nel mio ambito
      regionale?
 Per quanto tempo ancora crediamo che la gente possa credere a questi
      continui controsensi? Per quanto tempo pensiamo che possa sopravvivere
      questo serraglio di cani pavloviani?
 La nostra amata costituente avrebbe dovuto portare nuove risorse umane da
      spendere sul territorio, ma si è ridotta ad un supermercato delle tessere
      pronto a trasformarsi in un gigantesco banchetto, in una zattera della
      medusa dove tutti si mangiano fra loro alla prima occasione, come è
      accaduto durante il recente rimpasto.
 Cotto e mangiato il pensiero verde, alle dirigenze, non rimane che
      consumare la carne viva dei pensatori.
 Molti mi chiedono di continuare a combattere, nella convinzione che i
      Verdi debbano essere cambiati dall¹interno e partendo dal presupposto che
      il pensiero Verde può essere rappresentato solo dal ³marchio² del ³sole
      che ride².
 Io credo invece il contrario e cioè, che dobbiamo rigettare l¹idea
      consumistica che identifica un logo con un contenuto.
 I Verdi non sono la Coca Cola, le Nike o la Malboro!
 Per dirla con le parole del Piccolo Principe: ³Š.non si vede bene che
      col cuore. L¹essenziale è invisibile agli occhi!²
 Il pensiero verde è libero!
 Libero di volare come una farfalla di fiore in fiore e di prato in prato.
 Dobbiamo seminare e coltivare il prato se vogliamo accogliere le molte
      farfalle che, disgustate dai numerosi controsensi, avranno voglia di
      posarsi sui nostri fiori.
 Davide Celli
 Capolista ³mancato² dei Verdi a Bologna.
 
 
 Ecco un altro esempio di bollettino di controinformazione.
 
 Bollettino di controinformazione verde n°3
 
 Viva la caccia, sono un verde!
 
 Mi scrive Nerio da BolognaŠ. Come avete potuto, proprio voi, Celli padre
      e Figlio andare mescolarvi con una manifestazione che reca tra le
      associazioni animaliste anche l¹Arcicaccia? (tralascio il poco edificante
      seguito che per modi e lessico non credo sia degno di essere riportato)
 
 
 Nei precedenti bollettini ho calcato la mano sul comportamento dei Verdi,
      denunciavo il fatto che nel partito del Sole che ride ³si predica bene e
      si razzola male.  Purtroppo ho finito per vedere la pagliuzza nell¹occhio
      del vicino e non la trave che era nel mio, ma facciamo un passo indietro e
      partiamo dall¹origine del peccato.
 Il mio vero mestiere è quello di grafico e illustratore. Questa
      professione mi è particolarmente congeniale e contrariamente a quello che
      capita a molti politici che se messi a casa muoiono di fame, al
      sottoscritto ha sempre fruttato molto bene. In qualità di disegnatore
      più o meno un anno fa ho ricevuto l¹incarico di illustrare un libro
      scritto da Roberto Marchesini, bioetico di fama, dedicato al comportamento
      degli animali.  Il mio compenso veniva elargito dal Comune di Bologna
      e il volume sarebbe stato stampato dalla casa editrice EDAGRICOLE.
 Fin qui niente di male. Circa un mese fa mi telefona l¹autore, e mi
      invita alla presentazione del libro, mi chiede anche se è possibile avere
      la partecipazione di mio padre. Io rispondo che per me non c¹é problema
      e che per la partecipazione di mio padre è opportuno contattarlo
      direttamente.
 Il giorno della presentazione mi reco sul posto e scopro che non si tratta
      di una semplice presentazione, ma di un¹iniziativa complessa promossa
      dalla casa editrice Edagricole in collaborazione con la Provincia di
      Bologna dal titolo"Animali intorno a noi" e patrocinata dalla
      Regione Emilia-Romagna. Partecipano anche noti personaggi come Fulco
      Pratesi e Francesco Mezzatesta.
 
 Apparentemente sembra un¹iniziativa tranquilla. Dietro al bancone della
      libreria Calderini scorgo il Consigliere Regionale Daniela Guerra e
      Giorgio Celli intervistati da un¹emittente privata (foto 1). Fuori sul
      piazzale, con fare istrionico si aggira Pamela Maier.
 Mi domando: come mai la più accanita nemica dei Celli, colei che vorrebbe
      vederci morti, accetta di prendere parte a un¹iniziativa che vede
      coinvolta l¹infausta famiglia?
 Come sempre, negli enigmi verdi, una risposta c¹è!
 La manifestazione promossa dalla Provincia e con l¹assenso del nostro
      Assessore Pamela Maier, aveva tra gli aderenti anche un¹associazione che
      si è sempre distinta per la salvaguardia dell¹ambiente e per l¹amore
      degli animali e cioè l¹ARCI CACCIA!
 
 Continua la lettera di Nerio: ³ŠI due Celli finalmente, da me più volte
      votati, si comportano da veri Verdi hanno abbandonando tutti quei loro
      modi da scapigliati indipendenti aderiscono ad una manifestazione che
      riconosce ai cacciatori quel ruolo ambientalista che tutti fino ad oggi
      gli hanno sempre negatoв
 
 E Celli? E Pratesi? E Mezzatesta? Lo sapevano che fra loro c¹erano anche
      i cacciatori dell¹Arcicaccia? O forse Pamela si era dimenticata di
      farglielo sapere. Una svista, forseŠ
 Non importa, i Celli chiedono scusa a Nerio, agli animalisti e agli
      ambientalisti ³non cacciatori².
 Dal vostro capolista ³solo²
 Davide Celli
 
 NB
 http://www.provincia.bologna.it/home/novita/cani.html
 http://www.provincia.bologna.it/home/novita/cani.html
 Ops! Un¹altra svista, in questi due siti si sono dimenticati di
      inserire l¹arci
 caccia tra gli aderenti, ma noi abbiamo trovato il volantino.
 
 foto n° 2
 
 ARRIVA A PUNTINO
 
 dal Resto del Carlino del 16 Lug 2000
 
 Colpi di fucile alla nuca dei cani
 Sono stati uccisi giovedì sera. E ieri pomeriggio si trovavano ancora
      lì, sul ciglio della strada, a pochi metri dall'argine del Reno. Le
      mosche hanno ormai assalito i resti di tre piccoli cani meticci, freddati
      con tre colpi di fucile alla testa, uno ciascuno, da una mano crudele. Con
      il sospetto che si sia trattato di di una gratuita esecuzione maturata per
      esibizionismo nei confroni di un gruppo. A fare la penosa scoperta è
      stata una signora di Galliera, Antonella Righetti, che abitata in via Reno
      Est, a pochi metri dall'argine dove tre giorni fa si è verificato un
      episodio dai contorni davvero macabri, almeno stando alla testimonianza
      che la donna ha fornito ai carabinieri. ³Dopo cena ho guardato fuori
      dalla finestra ‹ racconta la signora Righetti ‹ e sull'argine del
      fiume ho notato la presenza di almeno sei uomini: in tre hanno preso fuori
      dai bauli delle auto dei fucili. All'improvviso uno ha gridato: ³Vai,
      vai². Pochi secondi e ho sentito alcuni spari, seguiti da un paio di
      scaini lancinanti. Questa ‹ prosegue il racconto della donna ‹ è una
      zona di ripopolamento dove vige il divieto di caccia. Io e mio marito,
      incuriositi, siamo usciti di casa, ci siamo recati sull'argine e lì
      abbiamo visto alcune macchie di sangue. Da dietro un cespuglio abbiamo
      sentito il rumore come di un rantolo. Pochi metri più avanti abbiamo
      trovato, morti, tre bastardini².
 Poco dopo, la donna ha fermato una gazzella dei carabinieri e assieme a
      loro si è recata sul posto. Non distante c'erano ancora i sei uomini
      visti dalla finestra, quelli che avevano sparato. I carabinieri li hanno
      identificati. Di loro si sa ben poco. Pare comunque che ai militari
      abbiano dichiarato di essere in possesso di regolari permessi per sparare
      a nutrie e volpi, nell'ambito dei piani di abbattimento predisposti dai
      Comuni e coordinati dalla polizia provinciale.
 Dalle sigle trovate sui corpi dei tre cagnolini si è potuti risalire alla
      loro provenienza, vale a dire alla provincia di Pescara. Dell'episodio è
      stato informato anche l'Enpa, l'Ente nazionale protezione animali.
 Lorenzo Priviato
 
 Domenica 16 luglio 2000
 L'Onorevole Giorgio Celli, in riferimento all'articolo apparso oggi sul
       Resto del Carlino, dal titolo "Colpi di fucile alla nuca dei
      cani", dichiara, da una località francese dove si trova in vacanza:
 
 Sembrerà strano, ma quando mi schiero contro la caccia, non lo faccio
      solo in difesa degli animali, ma degli stessi cacciatori, perché penso
      che qualsiasi arma peggiori la natura umana di chi la possiede.
 Avere un fucile tra le mani aumenta l'aggrssività e il mito del
      superuomo, per cui, alla fine di ogni dibattito con i cacciatori, qualcuno
      di loro ha sempre finito per minacciarmi nella mia persona.
 Una cosa simile non mi succede mai quando discuto con gli avversari
      politici o con gli interlocutori scientifici. Ma forse nessuno di loro
      possiede un fucile. A riprova, i loschi figuri che hanno massacrato i
      cagnolini non credo possano essere definiti dei gentiluomini, erano solo
      dei superuomini, resi tali e incattiviti dal fucile, nonché da una lunga
      pratica di uccisione degli animali, se non dei cani, delle beccacce, ma
      sempre di esseri viventi si trattava.
 Alla Provincia ho segnalato più volte il pericolo di distribuire a destra
      e a manca la licenza di uccidere a colpi di fucile le nutrie o le volpi, e
      di mettere così in circolazione centinaia di persone che, evidentemente,
      ci provano gusto nel farlo. Il pericolo è quello di creare un esercito di
      sparatori che, lasciati liberi di premere il grilletto, non si sa che cosa
      decidano di mettere nel mirino, forse perfino dei cuccioli di cane.
 A parte i killer presi con le mani nel sacco, che quando tornerò farò di
      tutto perché vengano puniti a norma di legge, mi sembra che la faccenda
      del massacro di animali presunti dannosi debba essere tutta rimessa in
      discussione.
 
 Giorgio
      Celli
 
 
 
 
  
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